Gli appunti di Marie Curie sono radioattivi ancora oggi!

Marie Curie e i suoi appunti "luminosi"

La vita di Marie Curie è indissolubilmente legata al fenomeno tanto affascinante quanto potenzialmente pericoloso della radioattività. La scienziata ha vissuto immersa in un mare invisibile di particelle ionizzanti. La sua dedizione alla ricerca é stata così profonda, da portarla a convivere quotidianamente con elementi che oggi maneggiamo con estrema cautela. 

Un archivio speciale ne protegge l’ereditá scientifica 

Solitamente, quando pensiamo agli archivi storici e alle biblioteche, ci immaginiamo sofisticati sistemi di conservazione, per proteggere documenti e manufatti dall’usura del tempo e dagli agenti esterni. Guanti speciali, ambienti a temperatura e umidità controllate, sono la norma per preservare la fragilità della storia. Tuttavia per la collezione dedicata a Pierre e Marie Curie, custodita presso la Bibliothèque Nationale di Francia, la situazione è paradossale. Qui, le precauzioni sono rivolte non tanto alla salvaguardia dei documenti dai visitatori, quanto alla protezione dei visitatori dai documenti stessi.

“Pierre e Marie Curie, ritratto dipinto P1000065” di 
Abode of Chaos 

Dopo oltre cento anni dalle rivoluzionarie scoperte di Marie Curie, gran parte del suo materiale personale e professionale – i suoi preziosi appunti di laboratorio, i suoi mobili, persino i suoi libri di cucina – continua a emettere radiazioni. Chiunque desideri consultare le scatole piombate, che custodiscono i suoi manoscritti, deve sottoporsi a una procedura particolare: indossare indumenti protettivi e firmare una dichiarazione che solleva l’istituzione da ogni responsabilità.  Questo perché l’isotopo più comune del radio, il radio-226, ha un tempo di dimezzamento di ben 1601 anni. Ciò significa che ci vogliono millenni perché la sua radioattività si riduca a livelli trascurabili.

Un laboratorio incantato da luci blu-verde

Nelle sue memorie autobiografiche, riportate dallo storico Philipp Blom nel suo libro “The Vertigo Years: Europe, 1900-1914”, Marie Curie descriveva con una sorta di innocente meraviglia le misteriose luci che illuminavano il suo laboratorio di notte. Bottiglie e capsule contenenti gli esperimenti emanavano un bagliore fioco, una luce blu-verde che lei stessa definiva uno spettacolo incantevole, sempre nuovo. Una bellezza eterea che celava una forza inesplorata ed una nuova comprensione della materia.

Quando l’aria si elettrizzò: la nascita della fisica delle particelle

Quella luce affascinante non era solo un fenomeno visivo. I Curie scoprirono che i materiali radioattivi avevano la capacità di “elettrizzare” l’aria circostante. Pierre Curie ideò una camera con un elettrometro sensibilissimo in grado di misurare deboli correnti elettriche. Avvicinando questo strumento ai loro tubi luminosi, constatarono che l’aria all’interno si ionizzava, separandosi in particelle cariche positivamente e negativamente, generando una corrente elettrica. 

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Atomo  con neutroni protoni ed elettroni di Yassin.isera-rovereto  
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Fu così che nacque il termine “radioattività”, un concetto che non solo introduceva una nuova forma di energia, ma che scardinava anche l’idea, allora imperante, che gli atomi fossero le particelle più piccole e indivisibili della materia. La loro scoperta aprì le porte a un nuovo campo scientifico: la fisica delle particelle.

Un sacrificio valso due Nobel

Nel fervore della scoperta e nella passione per la ricerca, i coniugi Curie non potevano immaginare appieno le conseguenze a lungo termine della loro esposizione continua alle radiazioni. Le ricerche erano condotte in un laboratorio umido e poco attrezzato presso la Scuola di Fisica e Chimica Industriale di Parigi, in condizioni tutt’altro che ideali. 

Maneggiavano polonio e radio con una familiarità oggi impensabile, portando fiale in tasca e conservandole nei cassetti della scrivania. In un certo senso, stavano inconsapevolmente offrendo i loro stessi corpi al progresso scientifico, pagando un prezzo altissimo per la loro straordinaria dedizione. Tuttavia il riconoscimento per tali ricerche pionieristiche non tardó ad arrivare: Marie Curie è l’unica persona ad aver vinto il Premio Nobel in due diversi campi scientifici: Fisica (nel 1903 insieme al marito Pierre e a Henri Becquerel per le loro ricerche sulla radioattività) e Chimica (nel 1911 per la sua scoperta del polonio e del radio e per l’isolamento del radio metallico).

Irene e Marie Curie 1925

Anche la figlia di Marie e Pierre Curie, Irène Joliot-Curie, divenne una scienziata di spicco e vinse il Premio Nobel per la Chimica nel 1935 insieme a suo marito Frédéric Joliot per la scoperta della radioattività artificiale, continuando l’eredità di famiglia nella ricerca sulle radiazioni.

La radioattività diventa una panacea

Dopo le rivoluzionarie scoperte dei Curie, si diffuse un’ingenua convinzione che qualcosa di così potente ed energetico come le radiazioni dovesse necessariamente avere effetti benefici. Nel 1903, lo stesso Pierre Curie, dopo aver osservato le ustioni causate da un campione di radio legato al braccio per dieci ore, ipotizzò di aver trovato una cura per il cancro. 

Questa convinzione, unita a una scarsa comprensione dei reali pericoli, portò a un’ondata di prodotti commerciali contenenti sostanze radioattive. Dentifrici, lassativi, sali da bagno “miracolosi” promettevano di curare l’insonnia. Persino vasi di ceramica rivestiti di uranio e radon venivano prescritti per disturbi come la flatulenza. É seguita quindi un’epoca di ingenuità scientifica con conseguenze potenzialmente devastanti. Solo nel 1938, con l’emanazione del Food, Drug, and Cosmetic Act negli Stati Uniti, si mise un freno alla commercializzazione di prodotti contenenti sostanze radioattive. 

Un’eredità duratura: la radioattività oggi, tra utilità e rischi consapevoli

Oggi, la radioattività è un fenomeno molto più compreso e le sue applicazioni sono molteplici e cruciali: dalla medicina nucleare, alla produzione di energia, dai rilevatori di fumo, alla sterilizzazione, dai test sui materiali, alla datazione di reperti organici, finanche alla misurazione dell’età della Terra. Abbiamo imparato a sfruttare la potenza degli atomi in modi che Marie Curie e i suoi contemporanei potevano solo immaginare.

Un monito che dura nel tempo

Al di là delle celebrazioni e dei riconoscimenti, l’eredità di Marie Curie non è solo nei progressi scientifici e nelle applicazioni pratiche della radioattività. Quest’ultima è anche un monito tangibile, presente nei suoi appunti di laboratorio, che continuano a emettere radiazioni. Una prospettiva che ci ricorda l’importanza di approcciarsi alla scienza con curiosità, certo, ma anche con una profonda consapevolezza delle sue implicazioni. La storia di Marie Curie è un racconto affascinante di scoperta, dedizione e delle conseguenze durature di un’esplorazione scientifica senza precedenti.

Fonte: https://www.csmonitor.com/Technology/Horizons/2011/1107/Marie-Curie-Why-her-papers-are-still-radioactive

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