L’assenza di gravità potrebbe uccidere alcuni tumori?

Scoperta causuale ma interessante da parte di ricercatori australiani

La notizia è di qualche giorno fa e la scoperta a cui si riferisce sembrerebbe essere avvenuta in maniera casuale – un po’ come per la penicillina – ma esattamente come quest’ultima, se gli esperimenti previsti avranno esito positivo, allora potremo parlare di una scoperta epocale, capace di cambiare la storia della medicina e di dare speranza a chi vede la sua vita fortemente condizionata dalla malattia a cui questa intuizione è legata.
Di cosa stiamo parlando? L’assenza di gravità aiuterebbe a uccidere i tumori.

Come dicevamo nell’introduzione, qualche giorno fa, per essere più precisi si tratta del giorno 28 dello scorso Agosto, alcuni ricercatori australiani dell’Università di Tecnologia di Sydney, Joshua Chou e Anthony Kirollos, che stavano conducendo esperimenti in stato di microgravità (in particolare, il loro interesse era focalizzato sull’effetto che quelle condizioni di gravità potessero avere su determinati tipi di cellule tumorali) si resero conto che a distanza di 24 ore, nel summenzionato stato, determinati tipi di queste cellule morissero senza alcun uso di sostanze chimiche; sembrerebbe che le seguenti tipologie di tumore abbiano mostrato una più elevata sensibilità: si tratta delle cellule cancerogene appartenenti ai tumori alle ovaie, al seno, al naso e ai polmoni; di queste infatti circa l’80-90%, ergo la maggioranza della popolazione, moriva senza alcuna interazione farmacologica.

Sul motivo di questo inaspettato effetto della microgravità si sono avviate delle sperimentazioni e già qualche ipotesi è stata formulata, di fatti lo stesso Chou in un’intervista radiofonica per la ABC, la più importante emittente australiana, ha spiegato che

Nello spazio, le cellule del corpo cominciano a subire la condizione detta uploading meccanico. L’assenza di gravità ha effetto su come le cellule si muovono e agiscono e compromette la loro capacità di sopravvivenza.

Il passo successivo è semplice: per verificare che la teoria sia corretta e soprattutto che la formazione tumorale risulti effettivamente danneggiata dopo un viaggio nello spazio, i ricercatori faranno proprio questo: la lanceranno in orbita.

Consegneranno un congegno simile a una scatoletta agli astronauti australiani che partiranno per la prima missione spaziale del Paese, alla volta della Stazione Spaziale Internazionale. Le cellule quindi rimarranno per un po’ in un ambiente privo di gravità e si potrà capire se finiranno per morire tutte e come mai non riescano a resistere in queste condizioni.

Come i ricercatori affermano, questo non rappresenta certo un metodo per curare in via definitiva i tumori, dato che non tutti possono permettersi una certa permanenza nello spazio, ma apre le porte a possibili scenari di ricerca e cooperazione con la medicina attuale allo scopo di ottenere sempre migliori risultati nella lotta a queste malattie.

Il futuro si prospetta interessante da questo punto di vista, aspettiamo di vedere che succederà!

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FONTI
per la notizia:
LaRepubblica.it
IlMessaggero.it

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Giovanni

Sono alto nella media; sono robusto nella media; sono bello nella media; sono intelligente spropositatamente. Detto questo devo rendere noto solo che adoro la fantascienza in tutte le sue forme; gioco frequentemente on line al vecchio (immortale) Jedi Knight: Jedi Academy e mi diletto leggendo manga che considero 'di un certo livello'. Ho studiato fisica, perché mi hanno sempre incuriosito i meccanismi che regolano la realtà intorno a noi, ma l'oggetto vero della mia passione sta milioni di chilometri sopra di noi, e si mostra appena solo di notte, il cosmo, coi suoi oggetti affascinanti e fenomeni terribilmente meravigliosi. Il resto è vita comune, poco accattivante.
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