Body Shaming, Body-positivity e cosplay: perché è importante promuovere l’inclusività nell’ambiente

“Le altre sailor te le sei mangiate?”
“Sembri Goku dopo una dieta dimagrante, mangia di più!”
“Bella eh, ma Lara Croft ha molte più tette!”
“Oh, guarda, la versione n***a di Wonder Woman!”
Forse vi sarà capitato di imbattervi, in rete o a una fiera del fumetto, in commenti simili rivolti a qualche cosplayer. Dopo esserci occupati dello slutshaming la scorsa settimana, oggi è il turno di affrontare un altro argomento piuttosto delicato che riguarda la community nerd e quella cosplay più nello specifico: il body shaming. Non ci limiteremo, però, a denunciarne l’esistenza e le dinamiche: vedremo come la promozione online e in fiera di valori positivi può contrastare questa orrenda forma di bullismo e perché è importante combatterla.

Body shaming: parliamo del fenomeno

Si definisce body shaming l’atto di insultare o denigrare qualcuno per qualche sua caratteristica fisica. Le vittime principali sono di solito le persone sovrappeso ma spesso vengono bullizzati anche individui ritenuti “troppo magri“.

Lo stesso concetto di “sovrappeso” sembra variare molto da caso a caso, al punto che si ritrovano insultate a suon di “grassa”, “balena” e chi più ne ha più ne metta ragazze che sono semplicemente formose.

Il peso, tuttavia, non è l’unico criterio: il bodyshaming può colpire caratteristiche come la misura del seno, la cellulite sulle gambe, l’altezza. Lo subiscono i maschi con lineamenti gentili e le ragazze dall’aspetto più androgino, perfino le persone con disabilità.

Ho deciso di includere all’inizio anche il colore della pelle, sebbene questo sia un argomento che meriterebbe un’analisi a sé e di cui abbiamo già trattato in passato.

Come accaduto per lo slutshaming, anche qui è fondamentale sottolineare come questo tipo di comportamento non si limiti certo al mondo del cosplay: fa parte di un problema diffuso, presente in ogni ambito della nostra società, e che ha a che fare con gli standard di bellezza imposti dalla cultura di massa di cui siamo costantemente bombardati. Chiunque si discosti dai modelli maschile e femminile ritenuti ideali, ha automaticamente qualcosa che non va.

Victory Cosplay body shaming
Victory Cosplay nei panni di Finn da Star Wars: Il Risveglio della Forza.
Foto di: SF Design.

Le reazioni

Le conseguenze psicologiche di tutto questo possono essere devastanti: depressione, disturbi alimentari, tendenze suicide o all’isolamento (come nel caso degli hikikomori). Nel cosplay, hobby in cui quasi per definizione ci si mette in mostra, il nostro corpo diviene con grande facilità oggetto di giudizio da parte degli altri. Qualcuno potrebbe essere tentato di dire: “Beh, bisognerebbe sapere a cosa si va incontro”.
Ma io mi chiedo: perché? E’ giusto limitare la libertà di espressione di una persona solo perché il suo fisico non è simile a quello di personaggi creati proprio seguendo quegli standard estetici di cui sopra?

La risposta della community, sempre più forte negli ultimi anni, è no. Al grido di “cosplay is for everyone“, sono sempre di più i cosplayer e gli appassionati che promuovono il valore della “body-positivity“, esaltando la diversità e il diritto di qualsiasi cosplayer di interpretare personaggi con un fisico diverso dal proprio. Gruppi di pagine come la Cospositive Alliance su Instagram ne hanno fatto la propria missione e sono stati lanciati numerosi hashtag specifici, anche per supportare le vittime di bullismo e cyberbullismo nell’ambiente.

Sì perché purtroppo, se da un lato la sensibilità riguardo l’argomento continua a crescere, dall’altro il bodyshaming è ben lungi dal venire debellato.

C’è ancora chi vorrebbe far passare l’idea che per fare cosplay sia necessaria una certa somiglianza fisica col personaggio, concetto estremamente discriminatorio che spesso, per quanto non sempre volontariamente, apre la strada a insulti e commenti che possono ferire più in profondità di quanto si potrebbe immaginare.

E’ importante ricordarsi come la critica del corpo sia a tutti gli effetti un’aggressione verbale che invade una sfera molto intima. Per quanto educato il commento possa sembrare, se ci si trova davanti una persona fragile certe parole potrebbero avere conseguenze molto gravi.

Attenzione, con questo non voglio dire che chi si mette in forma per un determinato cosplay o sceglie i propri personaggi sulla base della somiglianza fisica commetta un errore o discrimini qualcuno. Si tratta di una scelta personale comprensibile e rispettabilissima, che però non può e non deve venire percepita come una regola, uno standard necessario per indossare un costume e andare in fiera a divertirsi. O per competere nei contest.

Per fortuna, da questo punto di vista la stragrande maggioranza delle gare (e la totalità di quelle internazionali più importanti) è molto chiara nel regolamento: l’accuratezza viene valutata sulla base del solo costume (inclusi ovviamente make-up, parrucca, ecc), lasciando fuori dai criteri di giudizio il fisico del cosplayer. Nella pratica, tuttavia, non sempre questo punto viene applicato a dovere.

Matsu Sotome
Matsu Sotome interpreta Mei da Overwatch.
Foto di: EVA

Qualche contro-misura al body shaming

Dunque, cosa si può fare per migliorare la situazione? La parola chiave è sempre e solo una: sensibilizzare. Gli effetti positivi che la diffusione di un messaggio di body-positivity può portare vanno in due direzioni principali.
La prima è quella di educare le persone ad evitare commenti offensivi o che potrebbero ferire gli altri. Purtroppo, in Italia più che in altri luoghi, esiste questa concezione diffusa che la presa in giro verso sconosciuti sia da ritenersi “bonaria” o “goliardica“.
“Eh, ma si scherza!”
“E fattela una risata!”
Purtroppo, questo tipo di visione del mondo sta alla base di una grossa fetta del bodyshaming perpetrato online. E’ molto importante sradicarlo pezzo dopo pezzo, a cominciare da noi stessi. Parecchi di noi, almeno una volta nella vita, avranno detto qualcosa di non troppo diverso dai commenti con cui si apre questo articolo. Essere consapevoli del problema e lavorare su sé stessi per migliorare nel rapporto con gli altri è un primo passo.

Il secondo è quello di aiutare le vittime facendole sentire accettate e meno sole. Spesso chi subisce questo genere di insulto viene lasciat* a se stess*, invece è importante difendere queste persone, raccontare loro le proprie esperienze o quelle di persone a noi vicine, per creare un senso di comunione ed evitare situazioni di isolamento causate dal body shaming.

Come nel caso dello slutshaming, non dimenticate mai che dietro lo schermo e dentro al costume c’è sempre una persona. Quella che per voi può essere semplice ironia, per altri può diventare motivo di malessere o peggio. Rinunciare a fare una battuta o a dire la vostra su una foto che vedete online non è un prezzo così alto per fare del bene, non credete?
E se vedete qualcuno comportarsi in maniera offensiva, online come nella realtà, non abbiate timore di intervenire a difesa della persona che viene umiliata. Dopotutto, siamo nerd, cresciuti con storie di eroi che si battono per proteggere gli altri. Questo è un ottimo modo di applicare quegli insegnamenti nella vita di tutti i giorni.

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