Che cos’è la misofonia: quando certi suoni ti fanno impazzire, potresti avere questo problema

C’è chi non sopporta il rumore della masticazione, chi impazzisce al ticchettio di una penna o al frullatore acceso. No, non è solo fastidio: potrebbe essere misofonia, una condizione che scatena reazioni emotive forti e sproporzionate a certi suoni comuni. E spesso chi ne soffre nemmeno sa che si tratta di qualcosa di più serio del semplice “dare sui nervi”.

Misofonia: quando certi suoni ti fanno uscire di testa non è solo una questione di nervi


La misofonia è una condizione in cui alcune persone reagiscono in modo estremo a suoni specifici. Non si parla solo di un semplice fastidio, ma di un’intensa reazione emotiva che può arrivare fino alla rabbia incontrollabile. E il bello (o il brutto) è che chi ne soffre spesso sa benissimo che questa reazione è esagerata, ma non riesce a evitarla.

Tutto parte da un’interpretazione emotiva dello stimolo sonoro. Il cervello, prima ancora di decidere cosa fare davanti a un suono, deve capire “che tipo di minaccia rappresenta”. È un po’ come quando qualcuno ci tocca la spalla da dietro: il cervello valuta se è un gesto amichevole o una minaccia, e in base a questo decide la reazione.

La stessa cosa succede con la misofonia, solo che l’allarme parte per suoni che la maggior parte delle persone nemmeno nota.

E qui si apre un mondo: dalla masticazione al frullatore, dal ticchettio di una penna al rumore di qualcuno che chiude una porta… ogni piccolo suono può diventare una miccia pronta ad accendere una reazione sproporzionata. Quel senso di fastidio, che chiunque può provare sentendo il gesso che stride sulla lavagna, in un misofonico si trasforma in un’urgenza fisica e mentale di fuggire o attaccare.

unghie sulla lavagna, la misofonia nella sua massima espressione

Che sia un qualcosa di ancestrale come il fastidio del suono sulla lavagna?

Col tempo, la lista dei suoni insopportabili tende ad allungarsi. Non si limita più alla nonna senza denti che mastica a bocca aperta, ma include magari il rumore dell’aspirapolvere del vicino, il traffico fuori dalla finestra o perfino il ticchettio dell’orologio nella stanza.

Tutto questo rende la vita sociale complicata, sia in casa che fuori. E no, dire semplicemente “tieniti tutto dentro” non funziona.

Ma si può fare qualcosa? In certi casi, sì.

La chiave sta nel capire come funziona il cervello di chi soffre di misofonia. Si parte osservando tutto: come cammina, come muove gli occhi, come reagisce a stimoli esterni. L’obiettivo è vedere se ci sono problemi nel modo in cui il cervello integra gli stimoli sensoriali.

Per esempio, un misofonico potrebbe sentire un suono più forte da un orecchio rispetto all’altro, avere difficoltà a seguire un oggetto in movimento con lo sguardo o a mantenere l’equilibrio.

Tutti questi segnali aiutano a capire se ci sono disfunzioni nel sistema nervoso centrale, cioè nel modo in cui il cervello gestisce le informazioni sensoriali. Ed è proprio lì che si può intervenire, cercando di migliorare le risposte neurologiche per ridurre l’ansia, la rabbia e quella sensazione di “non poterne più” che accompagna ogni suono scatenante.

Ogni caso è diverso, ma un approccio personalizzato può migliorare (e anche tanto) la qualità della vita di chi convive con questa condizione. Non si tratta di spegnere il volume del mondo, ma di aiutare il cervello a non farne un allarme continuo.

Gianluca Cobucci

La sua vita è cambiata quando ha letto una frase di William Edwards Deming: "Senza dati sei solo un'altra persona con un'opinione". Da quel momento ha iniziato a leggere e approfondire perché ha fame di conoscenza. Sa a memoria "Il Silmarillion" e cerca di diventare uno Jedi.

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