La tanto attesa uscita di Cyberpunk 2077 è stata macchiata dalla tempesta di critiche piovute su CD Projekt Red a causa delle prestazioni del titolo, decisamente non ottimali, su console di vecchia generazione. E se da un lato è giusto evidenziare la differenza tra l’esperienza di gioco su PC e console next gen rispeto a quella su PS4 e X-Box One, il clamore suscitato dai difetti di queste versioni ha raggiunto un volume talmente assordante da oscurare quelli che sono i pregi di un videogame destinato a entrare nella storia. Pregi che, è importante sottolineare, sono presenti anche su old gen. La speranza è che con la promessa di rimborsi di CDPR agli utenti indoddisfatti il vespaio di quieti, ma attualmente non sembrano esserci segnali in tal senso e il meccanismo dell’odio online si è scatenato senza freni, dando voce oltre che a quei giocatori legittimamente delusi, anche a migliaia di haters di professione che si stanno dando alla pazza gioia sui social, arrivando ad augurare la morte agli sviluppatori.
Il risultato? Al gioco vengono mosse critiche assolutamente ingiustificate, esagerate sotto ogni punto di vista, facendo passare il messaggio che il capolavoro della software house polacca, con otto anni di sviluppo alle spalle, sia un’accozzaglia scadente e ingiocabile. Affermazione che non potrebbe essere più lontana dalla realtà.
Prima di proseguire, una premessa: chi scrive è a venticinque ore di gioco su PS4 flat. Ho toccato con mano i problemi grafici e di stabilità di Cyberpunk 2077 e, malgrado qualche bug qua e là, spesso molto più esilaranti che frustranti, ho sperimentato solamente quattro crash del gioco, di cui tre precedenti alla patch correttiva rilasciata nel week-end. Se siete utenti indecisi sull’acquisto o meno, credetemi: buttatevi e immergetevi. Checché se ne dica online, la versione old gen non è solo giocabile, mantiene la maggior parte delle caratteristiche che fanno del titolo di CDPR una pietra miliare del videogioco. Vediamo quali sono.
L’ambientazione
Night City è una città viva, caleidoscopica, magnetica nella sua estetica sgargiante e decadente, nei suoi angoli bui, celati fra immensi grattacieli tirati a lucido, nei vari stili di moda che si miscelano e si commistionano sui corpi alterati dei suoi abitanti, nei quali il confine tra uomo e macchina si assottiglia sempre di più. Certo, rispetto alla versione per PC e console next gen, la folla che popola le strade della città è leggermente ridotta nel numero, ma gli NPC sono comunque un’infinità, ben più di quelli osservabili in altri open world della passata generazione. La quantità di elementi su schermo è impressionante, mai vista prima in un videogioco, ed è questo che rende il titolo così pesante da caricare per le nostre vecchie PS4 e X-Box One. Tuttavia, gli occasionali cali di frame rate e rallentamenti nella visualizzazione delle texture non sono sufficienti a impedire ai giocatori di godere pienamente di un comparto grafico straordinario. Sì, non regge il confronto con titoli come The Last Of Us: Parte II, ma siamo davanti a un livello di dettaglio paragonabile a quello, ad esempio, di Ghost of Tsushima, che nonostante gli evidenti problemi di gestione di fluidi e particelle ha ottenuto premi su premi, non ultimo il Player’s Voice Award al GOTY, il riconoscimento del pubblico come miglior gioco dell’anno, proprio contro il kolossal di Naughty Dog.
Non solo, la tanto criticata assenza di interazione con i passanti che si incontrano in giro per la città è in realtà, oltre che una necessità tecnica presente su tutte le versioni del gioco, anche un’evidente scelta stilistica: la gente di Night City è schiva, reagisce a un nostro approccio con diffidenza, come farebbe un qualsiasi estraneo che incontriate per strada nella realtà. A fianco di questo, tuttavia, ad ogni angolo sono presenti NPC che interagiscono fra loro, di cui possiamo ascoltare i dialoghi e, spesso e volentieri, arriverà anche l’opzione per interagire. Insomma, Night City è un’ambientazione nuova e diversa, dove non siamo noi il centro di tutto, dove per immergersi davvero bisogna fermarsi a guardare, a sentire. Insomma, bisogna viverla per goderne a pieno.
La trama
Le storie in Cyberpunk 2077 sono un fulgido esempio di come il videogioco sia ormai una forma d’arte e storytelling senza niente da invidiare a media più tradizionali come letteratura e cinema. Ogni quest, da quelle della vicenda principale alle missioni secondarie, è scritta con maestria e dovizia di particolari. I game writers di CDP non hanno timore di affrontare tematiche universali e delicate come la religione, la salute mentale, l’identità di genere, il significato di coscienza in rapporto alla morte e tante altre, tutte attraverso lo straordinario filtro distopico dell’ambientazione. Con il massimo rispetto sia del materiale originale (il GdR cartaceo Cyberpunk 2020) che della letteratura cyberpunk da William Gibson in giù, il gioco ci trascina in una spirale vertiginosa in cui etica e morale sfumano rapidamente davanti a scelte complesse e personaggi caratterizzati magistralmente, a cui non potrete fare a meno di affezionarvi (o che finirete per odiare visceralmente).
A volte, si ha l’impressione che nel cervello degli sviluppatori sia stato installato un costrutto di coscienza di Philip Dick, pronto a guidarne la mano nel dipingere lo straordinario affresco cyberpunk che è Night City. Il tutto condito da un doppiaggio italiano eccezionale, da Luca Ward in giù, che rende ogni dialogo una meraviglia per la mente e le orecchie.
Il gameplay
Non credo di esagerare nell’affermare che CDPR abbia tentato qualcosa di mai visto prima, spinta da un’ambizione che ha messo davanti al team un obiettivo quasi impossibile: coniugare meccaniche da RPG puro con un open world da gioco tripla A. Al netto dei difetti grafici e dei bug, dovuti all’enormità del compito e dello sforzo mnemonico a cui sono sottoposte le CPU delle nostre console e i nostri computer, sarebbe intellettualmente disonesto affermare che Cyberpunk 2077 sia un fallimento. Tutt’altro.
Dopo poche ore e qualche livello, appare evidente come l’impressionante mole di opzioni, talenti ed equipaggiamenti disponibili ponga il titolo in cima all’Olimpo dei giochi di ruolo degli ultimi vent’anni. Ci troviamo di fronte a una complessità degna dei migliori RPG dell’età dell’oro della Bioware, o di quelli più recenti dei Larian Studios, una varietà che permette ai giocatori di approcciare le singole missioni in decine di modi diversi, con conseguenze estremamente soddisfacenti. Possiamo provare l’ebrezza di caricare a testa bassa armati di katana, o quella più sublime di stordire i nemici provocando un corto circuito del loro cyberware mentre li guardiamo comodamente nascosti attraverso l’obiettivo delle telecamere di sorveglianza appena hackerate. Le combinazioni sono migliaia, ci vorranno mesi perché i migliori giocatori al mondo riescano a provarle tutte, e lo spazio per la creatività di ognuno di noi nel cercare sinergie tra oggetti, abilità e skill personale è pressoché infinito.
In conclusione, Cyberpunk 2077 ha dei problemi? Sicuramente, e da un certo punto di vista sarebbe strano il contrario, vista l’ambiziosità del progetto e le sue straordinarie dimensioni. Tuttavia, si tratta di problemi risolvibili con qualche patch, su cui il team di CDPR sta già lavorando. Il gioco avrà vita lunga e, a prescindere dalle varie correzioni in arrivo, è un titolo che necessita di molte, molte ore per essere goduto fino in fondo. In ogni angolo di Night City si nasconde un dettaglio, una storia, un momento di riflessione. Si tratta di un mondo virtuale creato con un’attenzione quasi maniacale ad ogni singolo elemento e bollarlo come fallimento dopo una breve occhiata e una corsa frettolosa attraverso le quest della trama principale è un’esagerazione colossale.
E voi, vi siete già immersi nel caos variopinto dei neon di Night City? Raccontateci le vostre impressioni nei commenti.
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