Drifting Dragons è una serie di manga giapponesi scritti e illustrati da Taku Kuwabara. Il fumetto è stato pubblicato sulla rivista di manga seinen “Kodansha’s Good!”
L’opera di Kuwabara, pubblicato digitalmente da Kodansha USA con il marchio Kodansha Comics, ha un adattamento animato prodotto dalla Polygon Pictures ed è andato in onda in Giappone su Fuji TV’s +Ultra.
In Italia è arrivata solo il 30 di aprile grazie a Netflix. Ecco cosa ha da offrire!
Drifting Dragons: la trama
Gli abbonati Netflix potrebbero riconoscere il “tratto” della Polygon se hanno già visto serie come Knights of Sidonia (un’epica tentacolare che fonde combattimenti mecha nello spazio profondo con strani kaiju alieni), Transformers: Prime, Star Wars: The Clone Wars e Star Wars: Resistance.
Lo studio d’animazione sa il fatto suo e lo ha dimostrato in più occasioni.
Ma non siamo qui per parlare solo dell’aspetto meramente estetico (dovremmo forse dire grafico), ma di tutta Drifting Dragons.
L’anime segue la storia narrata da Taku Kuwabara, un’opera steampunk che ci catapulta in un mondo feudale in cui enormi dirigibili mantengono le linee commerciali tra gli insediamenti umani.
I personaggi principali sono i membri dell’equipaggio del Quin Zaza, una nave draking indipendente che in realtà rappresenta una copertura per le loro attività illegali.
La Quin Zaza è l’equivalente delle nostre Baleniere e caccia i draghi che solcano i cieli. Lo scopo è analogo alla mattanza di cetacei nei nostri mari: questi individui vogliono macellare le creature serpentine e venderne le parti!
Inutile dirvi che la storia rappresenta una forte critica del nostro mondo reale; da anni, la caccia eccessiva ha portato all’estinzione di molte specie di animali e questo continua ancora ai giorni nostri.
I draghi cacciati dall’equipaggio del Quin Zaza sono creature stupende e maestose, ognuna apparentemente unica, a volte tanto pericolose da far impallidire la potenza bellica delle migliori mongolfiere da guerra.
Ma anche se l’opera ci mostra queste creature come entità potenti e dalla forza smisurata, non sono esenti dal rischio dell’uomo.
Qualche problema
La cosa interessante è che nonostante si veda in quasi ogni episodio “l’utilizzo” che l’uomo fa con la carne di drago (che siano esse bistecche o salumi), per tutto il tempo gli sceneggiatori dello show non hanno mai creato il pretesto per menzionare il suo sapore. Come non è davvero delineato tutto il mondo che fa da teatro alle vicende.
Che questi misteri servino a rendere lo spettacolo più allettante? Sicuramente qualcuno si starà già divertendo sulle speculazioni.
Tra i personaggi della serie si distingue un cacciatore molto abile (un Draker, come viene definito nella serie) di nome Mika che anche il mentore del proprio equipaggio e soprattutto di Takita, una delle nuove reclute.
Il loro rapporto di maestro-allieva fa da colonna portante per tutto lo sviluppo narrativo della prima stagione.
Mika, oltre ad essere un cacciatore è anche un abile cuoco, non a caso insegna spesso al cuoco di bordo (Yoshi) come cucinare al meglio la carne di drago.
Drifting Dragons: in conclusione
L’intera stagione ha un ritmo meraviglioso. Non tutti gli episodi seguono gli stessi standard ma si sposano bene tra loro ed offrono una lettura d’insieme più ampia di ciò che può apparire da una visione poco approfondita.
Ogni episodio si concentra principalmente su di uno o due membri dell’equipaggio del Quin Zaza e questo ci permette di approfondire meglio ogni personaggio.
Certo, la serie non è priva di difetti ma si spera che con l’arrivo della seconda stagione, si riesca a migliorare un prodotto tutto sommato godibile.
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