Quando sentiamo parlare di spazio, galassie e nebulose, normalmente la mente corre a stelle brillanti, buchi neri, nebulose e altri oggetti del cosmo profondo che destano in noi meraviglia a motivo della loro maestosità e della manifesta potenza che li ha generati; eppure fenomeni di dimensioni colossali, come può esserlo un buco nero o una nebulosa, non sono i soli che avvengono nel cosmo, anzi all’interno di certe regioni di spazio sotto opportune condizioni, è possibile che si verifichino certi tipi di reazioni chimiche, magari più modeste rispetto alle tipologie di interazioni che entrano in gioco nella formazione di oggetti celesti, ma comunque capaci di dare origine a qualcosa che dal punto di vista della logica comune potrebbe risultare inaspettato: ci riferiamo alle “basi” della vita, ossia le basi azotate che formano gli acidi nucleici, che a loro volta definiscono la vita!
Da tempo si conosce che molti “ingredienti” necessari alla generazione della vita qui sulla terra, provengono dallo spazio, e non di rado sentiamo che i ricercatori sfruttino sonde e satelliti disponibili per carpire se questi elementi siano presenti o meno sulla cometa di passaggio o su un protopianeta o planetesimo osservato di recente, principalmente perché sanno che esiste sempre la possibilità di rinvenire, nell’analisi dei campioni di materiali di questi corpi celesti, materiale organico atto a comporre più complesse strutture usate dalle forme di vita.
Finora però, come detto, la scienza si è solo limitata a cercare tracce di composti organici, reperendoli ove presenti; a questo punto subentra la novità: in un esperimento di simulazione alcuni ricercatori sono riusciti ad ottenere la formazione di alcune molecole organiche importanti, partendo da condizioni ambientali relativamente comuni nello spazio; se siete curiosi e volete approfondire addentratevi con me nella notizia.
Ricercatori giapponesi a caccia di vita nel cosmo
Pochi giorni fa, venerdì 27 Settembre, per amor di precisione, alcuni ricercatori dell’istituto di scienza delle basse temperature dell’Università di Hokkaido, in Giappone, ha pubblicato su Nature Communications l’esito di un esperimento di simulazione che ha portato alla formazione di alcune nucleobasi e di altri elementi basilari per la costituzione degli acidi nucleici, e di altre macromolecole importanti, partendo dalle condizioni ambientali caratteristiche delle nubi interstellari.
I dettagli relativi all’esperimento sono molto tecnici, e per questo rimando alla lettura della notizia dal sito di MediaINAF che la ha riportata; qui ci limiteremo a dire che alla fine dell’esperimento i ricercatori hanno analizzato il prodotto della reazione indotta sotto le condizioni predeterminate, ovvero la formazione di un ghiaccio simile a quello interstellare contenente i prodotti di reazione, dal quale sono state rilasciate le seguenti molecole: citosina, timina, adenina, xantina e ipoxantina (queste ultime due sono intermedi di reazione della sintesi di adenina e guanina) oltre che uracile e vari aminoacidi.
Questo esperimento ci permette di fare ulteriore luce sul legame tra la vita ed il cosmo, e ci aiuta a fare un altro passo avanti sulla comprensione dei meccanismi che hanno portato alla presenza di forme di vita intelligente, tra cui l’essere umano, partendo dai residui di gas e polveri derivanti da qualche spettacolare evento cosmico.
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