Non si è mai troppo adulti per sentire una storia. Non è mai troppo tardi per vedere un bel film d’animazione. La maggior parte di noi è stata viziata dai deliziosi prodotti di “mamma” Disney, soprattutto quelli indimenticabili degli anni ’90, ma, ad oggi, il colosso dell’animazione non è l’unico a creare e inventare delle storie capaci di rapire il cuore di ogni bambino. Esiste anche lo Studio Ghibli, certo, legato, ancora oggi, ad un’animazione più tradizionale e poi c’è chi, in totale autonomia, raccoglie cifre da capogiro.Parliamo di Abominable (Il piccolo Yeti, nella versione italiana), l’avventura animata da Universal e DreamWorks che, ad appena pochi giorni dalla sua uscita, ho dominato il Botteghino con i suoi 20,85 milioni di dollari in Nord America e altrettanti 29 milioni nel resto del mondo.
Infatti, il film ha segnato la migliore apertura dell’anno per un film d’animazione originale, consacrando Jill Culton come la prima donna ad aver diretto e scritto autonomamente un film d’animazione per un grande studio.
Il Piccolo Yeti e del perché andrebbe visto
Abominable è la storia di una ragazza di nome Yi (doppiata dall’attrice Chloe Bennet e, nella versione italiana, da Lavinia Paladino) che intraprende un epico viaggio per riunire uno yeti di nome Everest, in fuga da un ricco e anziano uomo d’affari che vorrebbe crescerlo in cattività, con la sua famiglia sui monti dell’Himalaya.
Sarà solo l’inizio di un’incredibile avventura, durante la quale la protagonista scoprirà di più su se stessa per venire a patti con i propri demoni, in un viaggio all’insegna dell’amicizia e del rispetto per la natura.
Come dicevo, non si è mai troppo grandi per godersi un bel film d’animazione e, Il piccolo Yeti, diventa ben più che adatto alla vista e alle orecchie di qualsiasi adulto che scende a patti con se stesso e, almeno per una sera, smette di prendersi troppo sul serio.
Certo, chi è alla ricerca dell’originalità potrebbe parzialmente storcere il naso in quanto la sceneggiatura, curata dalla stessa regista Jill Culton, crea quello che è un classico percorso di formazione, con la giovane protagonista che trova nuovi stimoli e riesce a sconfiggere le proprie paure dopo il casuale incontro con il cucciolo di yeti, solo e sperduto nella grande metropoli e alla ricerca di un modo per far ritorno a casa.
Eppure, sebbene a un occhio distratto questa sia l’unica cosa che possa risaltare, Abominable ha anche ben altro da offrire: affronta un discorso ambientalista nel corso dei sempre più rocamboleschi eventi.
Il rimprovero a chi vede gli animali come a degli oggetti da esposizione, rinchiudendoli in uno zoo per permettere alle proprie tasche di gonfiarsi sempre più, mentre tutto ciò che ci circonda marcisce e smette per sempre di riprodursi, di crescere, di vivere.
Quasi commovente, a tal proposito, la metafora del piccolo Everest che, arrivato nelle terre selvagge dell’Himalaya, attiva i suoi bizzarri poteri che gli permettono di interagire con gli elementi della flora circostante: dalla capacità di ingrandire a dismisura i frutti, fino all’utilizzo di fogliame come mezzo di trasporto volante, il leggendario animale vive in una totale simbiosi con il suo ambiente naturale.
Alcuni rimandi de Il Piccolo Yeti, alla cultura cinese, non bastano a differenziare il prodotto da tanti altri titoli con lo stesso tema e tra tradimenti, amore e amicizia, il racconto scorre placido, senza colpi di scena, fino ad arrivare a quel lieto fine che la pellicola renderà desiderabile (non dimentichiamoci che si tratta, pur sempre, di un film d’animazione dedicato principalmente ai bambini).
Come sempre, in questi casi, l’essere “scontato” non è un limite; a volte, la semplicità è il punto di forza che rende l’esperienza particolarmente godibile per tutta la famiglia e con dovizia di sorta.
Il problema diplomatico
Il motivo dietro i dilemmi politici de il Piccolo Yeti è semplice: all’inizio della pellicola, viene mostrata una mappa della Cina dove si vede una linea tratteggiata a nove trattini atta a delineare il territorio appartenente al “Paese del Dragone”.
Questa linea si estende dalla costa meridionale e circonda quasi tutto il Mar Cinese Meridionale. Parte di quest’area di mare è rivendicata da Brunei, Taiwan.
Dal 2016, però, dopo un ricorso delle Filippine, un tribunale internazionale aveva respinto le rivendicazioni della Cina su quelle regioni quindi legalmente, quella linea non dovrebbe esistere.
Finora Il piccolo Yeti è stato vietato in Vietnam e criticato dal ministero degli Esteri delle Filippine (che aveva chiesto di boicottare il film e cancellare la scena con la mappa).
Di recente, si è aggiunta anche la Malesia che a novembre, proietterà il film privo della sequenza incriminata.
Sul perché la mappa sia stata messa nel film non ci sono per ora state spiegazioni ufficiali. È possibile che Pearl Studio l’abbia messa perché quella è in effetti la mappa che si usa in Cina e che nessuno in DreamWorks ci abbia fatto caso.
Purtroppo, neanche un film chiaramente innocente come questo è in grado di sottrarsi ai problemi tipici delle relazioni internazionali. E questo è un gran peccato.
Il ritorno in sala de Il Piccolo Yeti
Nonostante il baudelamme mediatico, l’opera rappresenta comunque un’occasione gradevole per tutta la famiglia e lasciarsela scappare, sarebbe un peccato. Soprattutto adesso che il lungometraggio è già uscito dalla normale programmazione, approfittare del ritorno nelle sale del Circuito Uci Cinemas sarebbe un peccato.
Domenica 10 novembre, infatti, in 35 multisale di Uci sarà possibile assistere nuovamente alla proiezione del film di Jill Culton. E’ possibile acquistare i biglietti presso le casse e sull’app gratuita. Ma rullo di tamburi, il costo sarà ridotto per chi si presenta insieme al proprio nucleo familiare. I prezzi sono di 3 euro per ciascun ticket. Approfittatene.
Paola.
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