Introduzione al manga d’autore.
Tra Sampei e Miyazaki, “La Mia Vita in Barca” (Radure Sconfinate) presenta in maniera autobiografica la vita di Tsuda Kenta (che altri non è che l’autore stesso).
Stanco della quotidianità della vita lavorativa, nel contesto familiare cerca di evadere grazie alle sue due passioni: i manga e la pesca.
Non soddisfatto della sua esistenza che si affaccia ormai alle battute conclusive, decide in maniera sempre più assidua di allontanarsi dalla sua vita da commerciante.
La mia Vita in Barca, Radure Sconfinate
Acquista una barca e sempre più spesso si ritrova sul fiume Tama dove cerca l’ispirazione per completare quello che sarebbe stato poi il volume che abbiamo tra le mani.
La vita in barca continua inesorabile con vere e proprie escursioni che durano anche giorni. L’autore è protagonista di esperienze che lo cambiano e lo temprano su una nuova prospettiva della propria vita.
In tutto questo vi è il contorno familiare che risponde a tale esigenza in maniera del tutto contraria ma senza mai condizionare le scelte di Tsuda.
Ogni giorno sulla barca è un giorno evaso dalla realtà, sia per il protagonista che per colui che legge (in questo caso il sottoscritto).
Il legame che potresti riconoscere…
Ho letto questo manga in un momento della mia vita in cui niente andava per il verso che mi ero profilato.
Immergermi in quel mondo (come un un bambino con la testa sott’acqua) mi dava l’opportunità di formare un legame empatico con Tsuda. Questo per trovare in lui, in noi, cose in comune e cercare se non la soluzione, almeno il compromesso per dare un senso alla propria esistenza.
Ogni giorno in barca (che era in simultanea il mio giorno tra le pagine di questo racconto) era un viaggio interiore coadiuvato dalle immagini in scala di grigi.
Viaggio tra sogni lucidi e deliri devastanti, incontri ravvicinati e conoscenze tra la gente che viveva sulle sponde del fiume Tama. Per poi tornare a casa e ricadere nella realtà blanda e piatta.
E allora il giorno seguente si ritorna a viaggiare su quella barca che è in fin dei conti una scialuppa di salvataggio. E infatti, andando incontro alle immagini, la notiamo spoglia, munita dello stretto necessario.
Perché alla fine da un’imbarcazione ci si lascia trasportare tra le onde, in un totale senso di abbandono, a simboleggiare quel sintomo di una vita che è sempre stata vissuta passivamente, galleggiando senza meta.
Ma così come la barca, anche lo sfondo è spoglio, povero, senza alcun elemento di caratterizzante e vivo interesse.
Questo per concentrarsi esclusivamente sul senso della propria vita, con un velo di malinconia e perché no, anche con affettuosa ingenuità. Lo dimostrano i dialoghi semplici ed il modo di disegnare dell’autore, i cui tratti sono davvero essenziali.
Ho letto questo manga sulla soglia dei trent’anni ed è per questo che lo consiglio ad un pubblico adulto. Un pubblico che vive di riflessioni reali e ragionamenti su un passato che ritorna sempre. Crudele ma allo stesso tempo chiarificatore ed illuminante.
La Mia Vita in Barca
di Tadao Tsuge
Coconino Press, 2016
323 pagine, b&n. €.20,00
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