Marte è il quarto pianeta del sistema solare in ordine di distanza dal Sole; esso è visibile a occhio nudo, apparendo solitamente come un astro di un marcato colore giallo, arancione o rossastro ed è l’ultimo dei pianeti di tipo terrestre dopo Mercurio, Venere e la Terra.
Chiamato “pianeta rosso” per via del suo colore caratteristico causato dalla grande quantità di ossido di ferro che lo ricopre, Marte prende il nome dall’omonima divinità della mitologia romana.
Sin dalla sua prima osservazione strumentale ad opera di Galilei, Marte attirò l’attenzione degli studiosi, inizialmente per via della presunta presenza di “canali” sulla sua superficie, fatto che diede tanto su cui lavorare in particolare per gli autori di fantascienza, ma anche per via della sua possibile evoluzione geologica, che potrebbe dirci molto sul sistema solare e quindi sul possibile futuro che attenderebbe anche la Terra.
Da questo punto di vista infatti il pianeta è già sotto esame grazie a strumenti inviati in loco come la postazione/lander InSight (vedi questo articolo e anche questo) della NASA; Ma altre notizie alquanto curiose sembrano pervenire da altri ambiti, come ad esempio la ricerca della formazione/cattura delle due lune che orbitano attorno al pianeta rosso: Fobos e Deimos; in particolare, una nuova ricerca offre una spiegazione per l’insolita orbita di quest’ultima luna che sembra rafforzare l’ipotesi che il Pianeta Rosso presenti periodicamente un anello orbitale in modo simile a Saturno, ma vediamo di approfondire un po’.
Marte e il suo anello
Il tutto inizia con considerazioni relative al piano orbitale delle due lune; entrambe hanno infatti orbite eccezionalmente circolari quasi del tutto “poggiate” ed allineate sul piano equatoriale di Marte.
In realtà, però, ciò non è del tutto esatto per quanto riguarda Deimos, la più esterna delle due lune, che si trova leggermente al di fuori di questo piano.
A quanto pare, questa leggera differenza di “soli” due gradi è più importante di quanto pensassimo, secondo una nuova ricerca presentata questa settimana al 236° incontro dell’American Astronomical Society, che si è tenuto in modo virtuale quest’anno.
Basandosi su nuove osservazioni, è stato possibile svelare il segreto nascosto dietro l’inclinazione del piano orbitale di Deimos, segreto che in realtà ha anche a che fare con Phobos, l’altra luna marziana: come suggerisce il nuovo studio, Phobos è coinvolto in un ciclo di morte e rinascita che provoca temporaneamente e periodicamente la generazione di anelli attorno al Pianeta Rosso.
Questa teoria è stata effettivamente postulata nel 2017 da David Minton e Andrew Hesselbrock, ricercatori presso la Purdue University. I due hanno sviluppato a suo tempo un modello che mostra come un grosso impatto, avvenuto circa 4.3 miliardi di anni fa, possa aver determinato la formazione di un anello di detriti attorno a Marte. Secondo gli scienziati questo anello ha la tendenza a sparpagliarsi e addensarsi periodicamente in lune.
Secondo i ricercatori, la luna più interna di Marte, Phobos, sta lentamente perdendo quota. Secondo lo studio, col passare del tempo, la sua orbita scenderà troppo in basso e la gravità di Marte la distruggerà per farne un anello attorno al pianeta. E qui viene il bello!
La teoria “ciclica”
La nuova teoria sostiene infatti che in diversi miliardi di anni, una moltitudine di lune marziane sia stata distrutta e ‘trasformata’ in anelli, ed ogni volta, l’anello generatosi darebbe origine ad una nuova luna più piccola, per ripetere nuovamente il ciclo.
Questa teoria ciclica delle lune marziane spiegherebbe l’inclinazione dell’orbita di Deimos. Come?
Usando simulazioni al computer, Ćuk, ricercatrice presso l’Istituto SETI e autrice principale del nuovo studio, e i suoi colleghi, mostrarono che la nascita di una grande luna simile a Phobos – una 20 volte più grande dell’attuale Phobos – avrebbe avuto un notevole effetto sull’inclinazione orbitale di Deimos.
Come hanno mostrato i modelli, la luna appena nata, spinta verso l’esterno dall’anello marziano, alla fine avrebbe ottenuto una risonanza orbitale 3: 1 con Deimos (in cui il periodo orbitale della luna nuova è esattamente tre volte più corto del periodo orbitale di Deimos). Ciò a sua volta ha provocato l’inclinazione di due gradi attualmente osservata.
Secondo i ricercatori, dopo la formazione della neoluna sono seguiti altri due cicli di formazione di anelli e di lune, di cui l’ultima è Phobos, formatasi 200 milioni di anni fa. Inoltre, l’ipotesi della risonanza orbitale confermerebbe la teoria ciclica delle lune marziane e quindi della presenza di un antico anello marziano.
Tali teorie potrebbero essere verificate solo tra qualche anno, quando l’agenzia spaziale giapponese JAXA invierà su Phobos un veicolo spaziale per raccogliere campioni sulla sua superficie nell’ambito di un’imminente missione chiamata appunto Martian Moons Exploration.
Non ci rimane che attendere per vedere se questa teoria verrà in qualche modo verificata o supportata dai dati che la missione giapponese fornirà.
FONTI:
MediaINAF;
Wikipedia.
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