Quando avvertiamo un terremoto, spesso ce ne rendiamo conto ancor prima della scossa vera e propria prestando ascolto al rumore che a questo si accompagna: anche con la scossa più lieve inizia sentendo che tutto trema, per poi avvertire il tremolio vero e proprio.
Stando a quando riportato dalla sonda NASA InSight finora, anche su Marte le cose funzionerebbero così, ma con qualche differenza…
Vediamo quale.
I martemoti ascoltati da Insight
Come sappiamo, il sensibilissimo sismometro del veicolo spaziale, chiamato Seismic Experiment for Interior Structure (SEIS), può captare vibrazioni tenui come una brezza.
Ciò nonostante non ha rilevato nulla di particolare fino allo scorso aprile, e questo primo sisma si è rivelato essere un tipo strano.
Sorprendentemente possedeva un segnale sismico ad alta frequenza rispetto a quelli che il team scientifico ha sentito da allora.
Di fatti, degli oltre 100 eventi rilevati fino ad oggi, solo 21 circa sono fortemente considerati sismi. Potrebbero esserlo anche i restanti, ma il team non ha potuto escludere con maggiore certezza che potessero essere generati da altre cause.
La NASA ha messo alcuni audio relativi a questi martemoti a disposizione di quanti vogliano sentire quanto è reale il lavoro della sua sonda sul pianeta rosso; va detto che, a motivo della struttura intrinseca del pianeta, tali suoni non sarebbero normalmente udibili, ma risulterebbero al di sotto della sensibilità uditiva umana, tuttavia le registrazioni effettuate dalla sonda sono state leggermente accelerate ed elaborate per poterne permettere l’ascolto; qui di seguito riportiamo i link a due sismi particolarmente forti:
- martemoto del 22 maggio 2019 (il 173 ° giorno marziano, o sol, della missione) di circa magnitudo 3,7;
- sisma del 25 luglio 2019 (Sol 235) di circa magnitudo 3.3.
Come è facile sentire, ogni sisma è un rombo sottile. Il martemoto di Sol 235 diventa particolarmente forte verso la fine dell’evento.
Le analisi di eventi simili suggeriscono che la composizione della crosta marziana è come un mix di crosta terrestre e lunare.
Le crepe nella crosta terrestre si chiudono nel tempo mentre l’acqua le riempie di nuovi minerali, e ciò consente alle onde sonore di continuare ininterrottamente mentre attraversano vecchie fratture.
Sulle croste più aride, come quella della Luna, le fratture rimangono dopo gli impatti, disperdendo le onde sonore per decine di minuti anziché consentire loro di viaggiare in linea retta
Marte, con la sua superficie craterizzata, è leggermente più simile alla Luna, con onde sismiche che suonano per circa un minuto, mentre i terremoti sulla Terra possono andare e venire in pochi secondi.
Questo è sicuramente un modo originale di esplorare, ma è certo che, al di là di quanto possa sembrare strano stare a sentire i moti sismici di altri pianeti, anche questa metodologia ci consente, forse nel modo più diretto, di ottenere informazioni più dettagliate del pianeta in esame, in questo caso Marte, dicendoci ad esempio che in realtà esso non è morto del tutto, ma dandoci anche più chiari idee su come potrebbe essere la sua conformazione più interna, rispetto a quanto conosciuto ed ipotizzato sinora. Ben fatto, Insight!
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