Una bella tazza di sangue? La medicina cannibale che gli europei adoravano

Immaginate di entrare nella bottega di un farmacista del XVI secolo, tra alambicchi fumanti e barattoli polverosi. Vi aspettereste pozioni magiche e improbabili elisir, ma difficilmente immaginereste di trovare teschi umani ridotti in polvere, grasso di cadavere o sangue fresco, vera e propria medicina cannibale. Eppure, per secoli, questi macabri ingredienti furono parte integrante della farmacopea d’Europa. Assurdo, ma vero!

Medicina cannibale: la macabra storia dell’uso dei corpi umani come rimedio

La domanda sorge spontanea: come si arrivò a considerare il corpo umano una fonte di rimedi medici? La logica dietro la pratica in questione affondava le radici nella teoria del “simile cura il simile”: se si soffriva di mal di testa, la cura era ingerire un cranio polverizzato; per problemi ematici, niente di meglio che bere il sangue di qualcun altro.

Una cosa che, per quanto assurda, si crede valida ancora in alcune parti della Cina rurale.

Questa logica oggi fa sorridere, ma all’epoca trovava una sua giustificazione nella convinzione che i resti umani conservassero una scintilla dello spirito vitale della persona da cui provenivano.

Il sangue, in particolare, era considerato il veicolo dell’essenza della vita stessa, e più era fresco più si riteneva potente. Alcuni arrivavano persino a prediligere il sangue di giovani vergini, ritenuto più puro e quindi più efficace.

un teschio su uno sfondo nero

Non sorprende, dunque, che persino il re Carlo II d’Inghilterra sorseggiasse un infuso speciale a base di teschi umani (guardate qui quanti ne hanno trovati) immersi nell’alcol, noto come “The King’s Drops”.

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C’è però dell’ipocrisia in tutto questo. Mentre gli europei si curavano con i corpi dei morti, non esitavano a condannare come barbaro e disumano il cannibalismo rituale praticato da alcune popolazioni indigene delle Americhe.

Cosa questa che non sfuggì al filosofo Michel de Montaigne, che nel suo saggio “Sui Cannibali” osservava come il cannibalismo degli indigeni fosse, in certi casi, persino più rispettoso dell’uso europeo dei cadaveri come medicina.

Per fortuna, con il progresso della scienza quest discutibile pratica iniziò a declinare nel XVIII secolo, ma tracce di essa sopravvissero sorprendentemente a lungo. Oggi, trapianti di organi, trasfusioni di sangue e innesti di pelle rappresentano la versione moderna e scientificamente valida di questa antica usanza

Alla fine, la domanda non è mai stata se fosse giusto o meno usare il corpo umano come medicina, ma fino a che punto si fosse disposti a spingersi per farlo. Una riflessione che ci spinge a interrogarci sui limiti etici della scienza medica e sul delicato equilibrio tra il progresso scientifico e il rispetto per la dignità umana.

Gianluca Cobucci

La sua vita è cambiata quando ha letto una frase di William Edwards Deming: "Senza dati sei solo un'altra persona con un'opinione". Da quel momento ha iniziato a leggere e approfondire perché ha fame di conoscenza. Sa a memoria "Il Silmarillion" e cerca di diventare uno Jedi.
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