Penna a sfera: come è fatta e come funziona

Tutti, più volte a settimana, prendiamo in mano una penna a sfera. Questo oggetto, al centro di campagne di marketing che fanno parlare gli addetti ai lavori e che si fondono con altri mondi, moda in primis, può sembrare una presenza scontata nelle nostre vite. Non è affatto così: ai tempi della sua invenzione, la penna a sfera ha rappresentato una vera e propria rivoluzione.

Da quando è entrata nelle nostre vite, la gamma di opzioni disponibili in commercio si è ampliata notevolmente. I principali marchi di penne a sfera – possiamo menzionare alcune tra le aziende più famose come Bic, Pilot e Paper Mate – producono una vasta gamma di modelli che si differenziano tra loro per forma, design, grandezza della punta e colore dell’inchiostro (in tal senso segnaliamo la famosa penna Bic a 4 colori visibile sul sito Fullgadgets.com, specializzato nella personalizzazione), offrendo in questo modo soluzioni adatte a diversi utilizzi ed esigenze di scrittura.

Come funziona questo oggetto che, molto spesso, diamo per scontato? Scopriamolo nelle prossime righe!

Quando è stata inventata la penna a sfera?

Prima di parlare di come funziona la penna a sfera, è il caso di ricordare come e quando è stata inventata. L’anno è il 1936, momento in cui il giornalista ungherese László Bíró iniziò a dedicare tempo allo studio di un’alternativa all’utilizzo dell’inchiostro per la stampa dei giornali nella stilografica.

Ai tempi, dopo aver iniziato a usarlo, si accorse in breve tempo che non era adatto, in quanto tendeva ad asciugarsi troppo in fretta.

Il suo obiettivo era quello di arrivare a introdurre nel suo lavoro quotidiano uno strumento con due caratteristiche importanti. La prima era la possibilità di procedere, in tempi rapidi, al prelievo dell’inchiostro dalla cartuccia. La seconda, invece, quella di scrivere senza la necessità di passare la penna nel calamaio.

Dopo diversi studi di fattibilità, scoprì che, applicando una sfera di piccole dimensioni sulla penna, era possibile prelevare agevolmente l’inchiostro.

Nel 1938, Bíró brevettò l’invenzione e nacque la penna a sfera, uno strumento di scrittura che ha resistito allo tsunami della tecnologia.

Il funzionamento della penna a sfera

A questo punto, non resta che entrare nel vivo del funzionamento della penna a sfera. Con un corpo che, quasi sempre, è realizzato in plastica, questa penna presenta al suo interno la cosiddetta cartuccia, ossia un tubicino in plastica dove è presente l’inchiostro.

Interessante è anche parlare di lui. L’inchiostro che si trova all’interno della penna a sfera può essere a base sia di pigmenti, sia di coloranti. Questi ultimi, a loro volta, sono stati disciolti in un liquido, il solvente, che può essere di consistenza sia acquosa, sia oleosa.

Tra i solventi utilizzati più frequentemente è possibile chiamare in causa l’alcol benzilico.

Doveroso è ricordare che l’inchiostro della penna a sfera può essere caratterizzato anche dalla presenza di additivi. Il loro utilizzo ha due scopi. Da un lato, permette di aumentare la fluidità dell’inchiostro. Dall’altro, invece, consente di apprezzare, quando si scrive, un colore più nitido e brillante.

Cosa sapere sulla sfera

Vediamo ora le caratteristiche della sfera, il cuore del prodotto. Realizzata in metallo – fra le alternative più apprezzate e diffuse, troviamo l’ottone e l’acciaio – ha un diametro estremamente contenuto.

Il range, infatti, è compreso tra 0,4 e 1,6 mm.

La sfera ha un ruolo importantissimo. Nel momento in cui si inizia a scrivere, comincia infatti a ruotare e a prelevare l’inchiostro da un serbatoio specifico, situato sulla punta.

Quest’ultimo, a sua volta, ricava l’inchiostro dalla cartuccia. Man mano che si scrive e questa si svuota dall’inchiostro, si riempie di aria. Il dettaglio in questione può sembrare banale, ma in realtà non lo è affatto.

Grazie al meccanismo in questione, infatti, è possibile ottimizzare il processo di scorrimento dell’inchiostro.

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