Il 21 marzo scorso, Papa Francesco ha scritto una riga di codice ed è diventato il primo Papa a programmare. No, non è uno delle tante imprecazioni colorite di chi lavora nell’ambito della tecnologia, è successo davvero.
L’evento, organizzato dalla fondazione Scholas Occurrentes, segna l’inizio di una campagna per introdurre la computer science nelle comunità più svantaggiate e per poter ridurre questo divario, innanzitutto economico.
Papa Bergoglio, oltre a contribuire attivamente nelle iniziative della fondazione no profit, ha tenuto questo convegno in Vaticano, Programming for Peace, per promuovere gli Obiettivi Sostenibili dell’Onu. Tra questi ricordiamo la lotta alla povertà e alla fame nel mondo, la qualità dell’educazione e della sanità, l’uguaglianza di genere e la sostenibilità.

La linea di codice scritta dal pontefice è stata ‘setScreen (“por la paz”)’; il testo completo nell’app è quindi “tutti dovrebbero imparare a sfruttare la tecnologia, per poter usare il proprio potenziale creativo e per la pace”.
Questo evento, a prescindere dalle ideologie e dalle proprie convinzioni religiose, è certamente rilevante e ci fa riflettere sul ruolo sempre più cruciale della tecnologia e della sua diffusione.
Programmare: associazioni per la diffusione del coding
La conoscenza del coding è vista infatti come un qualcosa di fondamentale per l’emancipazione dei paesi più svantaggiati e delle minoranze. Questo è l’obiettivo di molte associazioni no profit come Code.org. Essi credono che, oltre alle materie come la matematica o la chimica, nelle scuole di tutto il mondo ogni studente dovrebbe essere in grado di imparare a programmare e conoscere al meglio il funzionamento di tutta la tecnologia che ci circonda. Come afferma Hadi Partovi, fondatore e ceo dell’associazione, programmare “è fondamentale come leggere e scrivere”.

Lavoro simile lo svolgono associazioni come Girls Who Code o Girls in Tech che vogliono promuovere queste conoscenze nelle ragazze di tutto il mondo – che possono dare il loro contributo anche in ambiti come l’ingegneria e la scienza senza lasciarsi frenare da stereotipi e pregiudizi.
“Progettare un algoritmo, imparare i linguaggi informatici o scrivere il codice di un’app permettono di combinare logica, filosofia e creatività”
-Hadi Partovi, fondatore di Code.org
La tecnologia è sempre di più fondamentale nel nostro mondo attuale e non dovremmo averne paura. Permettere a tutti di poterla utilizzare e padroneggiare dovrebbe essere un concetto fondamentale. E programmare (il coding) è soltanto la base di una disciplina tanto vasta quanto l’informatica e la sua forma mentis. Perciò gli obiettivi tanto nobili dell’ONU e di associazioni virtuose non devono restare confinati negli eventi pubblici lontani dalla quotidianità. Ognuno di noi può davvero contribuire a migliorare il mondo che ci circonda. In che modo? Partendo dalle piccole azioni, dalle piccole scelte quotidiane e sviluppando il nostro potenziale per migliorare il futuro di tutti.