Recensione de “La Bambola di Pezza”, un libro di Raul Londra

Un libro che insegna a perdonare se stessi e a chiedere aiuto

Fare la recensione di un libro non è mai facile. Ci si sente come sobbarcati di una responsabilità che coinvolge gli interessi sia del lettore ma anche, e soprattutto, quelli dello scrittore, dovendo quindi trovare, alla fine, una sorta di compromesso che invogli uno e sproni l’altro.
Ma, senza tergiversare oltre, oggi parliamo in particolare del libro “La bambola di pezza“, scritto da Raul Londra e edito da Delos Digital. Uno sguardo, anche veloce, alla trama fa capire molto della storia, eppure, quando ci si ritrova davanti alle prime pagine, diviene subito chiaro quanto molto di più ci sia tra quelle righe che scorrono in modo fluido sotto gli occhi.

la bambola di pezza

La trama

Yuki Nakano, la protagonista della storia, è la tipica ragazza giapponese. Minuta e silenziosa, cortese e educata, lavora in un’azienda, distante dal suo piccolo appartamento in periferia e ciò la costringe a lunghe e interminabili ore di treno. Il mondo scorre oltre il vetro, la vita non smette di macinare incessantemente minuti, ore e anni, ma lei non riesce a cambiare. La monotonia della vita quotidiana, il lento ripetersi di gesti ed emozioni, induce il suo cuore a rallentare, a prendersi del tempo, fino a perdere la connessione con quei sentimenti che fanno sentire vivo l’essere umano. Questa è l’altra faccia della medaglia di un Paese che sembra perfetto ma che, in realtà, di perfetto ha solo il suo talento nel nascondere il dolore che porta dentro. E Yuki non è altro che il corrispettivo umano della nazione che abita. Vittima dei suoi ricordi, incapace di far trasparire le sue vere emozioni, si trascina nella vita come un’automa, sfiorando di tanto in tanto quella bambola di pezza a forma di volpe che non riesce a lasciar andare, unica compagna di vita e custode delle poche domande che ancora osa fare a se stessa. Perché non riesce a lasciarsi alle spalle il passato? Perché non riesce a perdonarsi? Ma soprattutto… Perché non riesce a chiedere aiuto?

la bambola di pezza

Il Tema della Depressione

La bambola di pezza è molto più che una semplice storia. È una denuncia, un richiamo a quanto una malattia psichica come la depressione possa essere pericolosa. Poiché è latente, silenziosa, insidiosa, proprio come le sabbie mobili. Non si sa di star affondando fintanto che non si prova a muovere le braccia per chiamare aiuto ma, spesso, a quel punto, è ormai troppo tardi. E aiutare chi affonda è davvero molto difficile. Bisogna avere il coraggio di avvicinarsi a quelle tremende sabbie mobili, sporcarsi col loro fango e tendere la mano su quel vuoto che pare essere capace di risucchiare anche la propria ombra. Solo chi ama, solo un amore profondo e disinteressato, potrebbe riuscire in un simile miracolo. Forse è questo che Yuki chiede a Ren Miura, suo ex compagno di scuola. Lo chiede, ma non a voce. Lo fa con gli sguardi, col suo modo di rifiutare la vita e col dolore che traspare da ogni suo gesto e, se poi riuscirà a uscire da quelle maledette sabbie mobili, sta te, lettore, scoprirlo leggendo questo libro.

La Bambola di Pezza in sintesi

Nonostante il tema che tratta, Raul Londra usa una scrittura semplice, lineare, che scorre piacevolmente e senza mai annoiare. La narrazione viaggia dalla prima alla terza persona quando, improvvisamente, ci si sente come catapultati fuori dal corpo di Yuki per osservarla, bambina, da una finestra appannata, sinonimo dei ricordi del passato che tanto l’hanno segnata. Proprio questo “movimento” rende ancor più vivi i sentimenti della ragazza, il suo senso di inadeguatezza e, soprattutto, l’effetto che lo sguardo severo della madre ha avuto sulla sua anima. È un libro dai toni dolci, delicati, in cui molti potrebbero rivedersi e provare empatia e solidarietà nei confronti della protagonista. Sicuramente si tratta di una storia da non leggere quando si è stanchi, essendo comunque una lettura impegnativa per i temi trattati. L’unico consiglio, infatti, che mi sentirei di fare all’autore è di “allentare la corda” di tanto in tanto, in modo da dare la possibilità al lettore di riprendere fiato e prepararsi al prossimo carico emotivo dei personaggi protagonisti. Creare dei capitoli cuscinetto o anche solo qualche discorso diretto in più, renderebbe il tutto ancor più gradevole di quanto non lo sia già.

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Conclusioni

In ogni caso, consiglio vivamente la lettura de La bambola di pezza. La consiglio a chi abbia voglia di riflettere e a chi crede di avere tutte le risposte; a chi voglia capire che cosa sia la depressione e che cosa significhi esserne vittima o a chi desidera aiutare qualcuno. Ma, soprattutto, consiglio questo libro a chi desidera imparare come chiedere aiuto, in modo che capisca che non è un crimine, che non c’è nulla di male nello esporsi e mostrare le proprie debolezze. Al proprio fianco, probabilmente, qualcuno tende la mano già da molto tempo per aiutare a uscire da quelle sabbie mobili, solo che, fin quando non si alzerà il viso, non lo si potrà vedere mai. Per cui abbiate coraggio. Alzate lo sguardo e stringete con forza quella mano, portatrice di salvezza e vita. Fatelo per voi stessi e per nessun altro e, alla fine del viaggio, saprete fare una cosa che prima vi era del tutto impossibile. Avrete imparato a perdonarvi.

Paola

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