Sono in molti a ritenere che il fumetto da edicola italiano sia ormai in crisi, e non solo per gli aumenti di prezzo, che, negli ultimi anni, si sono fatti sempre più consistenti. Ultimamente, le edicole non vantano una grande varietà di titoli: escludendo i prodotti di realtà stabilite come la Bonelli (che pur avendo portato delle novità interessanti anche nelle edicole, negli ultimi anni sta dedicando molta attenzione alle librerie) e l’Astorina, rimane davvero poco di produzione italiana.
Samuel Stern, l’eccezione
Proprio per questo, quando la Bugs Comics ha annunciato l’arrivo in edicola di una nuova serie, ha attirato l’attenzione di molti. Inoltre, per questa serie, si è scelto il genere horror, frangente che ha portato molti a pensare all’ennesima copia di Dylan Dog (negli anni ce ne sono state di tutti i tipi: possiamo pensare ad esemplari orribili ed assolutamente dimenticabili come Dick Drago o Daryl Dark ma anche a realtà piuttosto interessanti, come Gordon Link), ma che ha anche attirato l’attenzione di chi non ha gradito le novità portate da Recchioni sulla testata dell’Indagatore dell’Incubo. O di chi, come me, è semplicemente interessato a poter godere di un’offerta più variegata.
Samuel Stern si presenta subito come un personaggio buonissimo, un eroe puro lontano dagli antieroi tanto di moda ultimamente: nel primo numero lo vediamo già raccogliere e buttare immondizia lasciata a terra da altri, per dire. Nu babà. Ma com’è tradizione, è un eroe dal passato tormentato, di cui, per ora, sappiamo veramente poco.
Fumasoli, co-sceneggiatore di questo numero, ha accennato in alcune interviste all’importanza del nome del personaggio per le sue radici ebraiche e azzardando una rapida analisi, potremmo già evidenziare che il nome potrebbe riferirsi al profeta Samuele e il cognome, al terrorista sionista Stern e alla sua banda (per saperne di più a riguardo, potrei anche consigliarvi di recuperare la graphic novel di Luca Enoch sull’argomento).
Essendo un demonologo, in molti lo hanno subito paragonato ad Outcast o Hellblazer ma aspetterei l’uscita di altri numeri prima di fare simili paragoni, per non rischiare di avere una visione affrettata e superficiale. Del resto, paragonare un personaggio nato ieri a realtà editoriali dalla vita molto più lunga mi sembra un po’ ingiusto.
Ad affiancare il nostro eroe c’è padre Duncan, un prete che a primo impatto potrebbe sembrare una spalla piuttosto standard (come quella di molti protagonisti del fumetto italiano da edicola), ma che vediamo, invece, dotato di una forte personalità e di idee molto diverse da quelle di Samuel. E, come se non bastasse, tira sganassoni che manco Don Matteo.
La possessione demoniaca della storia simboleggia molto chiaramente gli effetti di traumi psicologici, qui avvenuti all’interno di un contesto familiare ben delineato, anche se non privo di una buona dose di cliché. Nonostante alcuni passaggi sembrino un po’ affrettati, l’albo riesce a presentare i personaggi con naturalezza e allo stesso tempo, a fornire una trama ben delineata con alcuni colpi di scena piuttosto macabri.
L’impostazione della tavola risulta molto simile a quella assunta da molti Bonelli(di) negli ultimi anni: la maggior parte delle pagine mantengono la gabbia a 3 strisce, ma qua e là troviamo soluzioni che strizzano l’occhio al comic book statunitense, come la presenza di più strisce o di splash.
A livello narrativo, invece, Samuel Stern si presenta come una testata simile a quelle più tradizionali della Bonelli, lontana dalle sperimentazioni fatte negli ultimi anni. È un male? Non per forza, anche perché una pubblicazione di questo tipo in edicola mancava da un po’. Tradizionale, del resto, non vuol dire privo di immaginazione, ma piuttosto impostato seguendo alcuni canoni narrativi.
Non mi resta che fare i complimenti alla Bugs Comics per il coraggio di investire in un contesto editoriale, quello del fumetto da edicola, che sembra ormai in via di estinzione.
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