Lovecraft lo aveva detto: l’Antartide è sicuramente un posto pericoloso. E gli abissi sono ancora peggio. Universi in gran parte ancora sconosciuti, pieni di creature misteriose. Grazie alla nostra tecnologia, questi misteri stanno pian piano venendo alla luce…
L’ultimo ritrovamento riguarda strane forme di vita ritrovate sotto una calotta di ghiaccio in Antartide, e per sotto intendo dire molto, molto sotto. Oltre 900 metri sotto la fredda superficie, giacciono organismi che sopravvivono alle temperature gelide e all’oscurità più impenetrabile.
La scoperta, completamente inaspettata, potrebbe cambiare interamente la nostra concezione di vita. Questo è quello che pensano il biologo marino Huw Griffiths e il suo team, incaricati dalla British Antartic Survey per la spedizione e autori di uno studio che ha riportato i ritrovamenti.
Grazie a telecamere ad alta tecnologia, Griffiths ha potuto osservare le profondità delle acque antartiche, e si è imbattuto in uno strano masso, una “roccia di vita“, dove nel buio aspettavano organismi simili a spugne.
“Ci aspettavamo di rinvenire un nucleo di sedimenti sotto la calotta di ghiaccio, quindi è stata una vera sorpresa quando abbiamo urtato il masso e abbiamo visto sul video che c’erano forme di vita che ci vivono sopra“, ha dichiarato James Smith, biologo e co-autore dello studio pubblicato su Frontiers on Marine Science.
Vita negli abissi gelidi: come è possibile?
La scoperta inaspettata è di fondamentale importanza per il mondo scientifico, perché potrebbe aprire ad una nuova concezione di vita. Come sopravvivono organismi animali su una roccia immersa nel buio in acque quasi congelate? Gli scienziati hanno varie teorie (tutte terrificanti), ma la più plausibile sarebbe che le spugne, trattandosi di organismi sessili, cioè immobili e aggrappati ad una superficie, necessitano di un nutrimento che possa essere costante e sempre disponibile. Ciò arriverebbe dalla cosiddetta “neve marina”, ovvero carcasse di animali di superficie che morendo scendono verso i fondali e decomponendosi diventano cibo per spugne simili ad alieni che attendono voraci sulle rocce abissali. In particolare, i resti delle balene costituirebbero la maggior fonte di nutrimento per questi organismi. Spettacolare.
Le buone notizie di fronte a questa terrificante scoperta sono due: per prima cosa, nessun biologo marino è riuscito a portare il superficie queste spugne per analizzarle (non vogliamo che si risvegli assolutamente niente, dagli abissi), e seconda cosa, non sono stati ancora individuati organismi mobili, quindi la cosa più pericolosa che si aggira a quella profondità dovrebbero essere le malefiche spugne aliene necrofaghe. A meno che non vengano trovate forme di vita che si nutrono di loro. E conoscendo (poco) gli abissi, le probabilità potrebbero essere molto alte.
In attesa di farci spaventare fino a perdere la ragione da nuove scoperte scientifiche dalle fredde regioni dell’Antartide, vi lasciamo ad un video (qui sopra) delle simpatiche e amichevoli creaturine che si aggirano negli abissi!
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