Disponibile dal mese scorso in lingua inglese ed edito da Del Rey, il secondo capitolo della trilogia di Alphabet Squadron conferma Alexander Freed come uno dei migliori scrittori di storie di Star Wars di sempre. Bastano poche pagine di un suo romanzo per trovarsi di fronte a una galassia lontana, lontana molto diversa da quella a cui siamo abituati: qui le guerre stellari non sono fatte di mitici scontri con spade laser, non vengono combattute da eroi senza macchia che lottano per la libertà. La Forza non è che un mito, un’illusione a cui aggrapparsi nella speranza che un potere superiore possa venirci in soccorso, ma che non aiuterà nessun soldato a strisciare fuori dal fango, nessun pilota a sopravvivere alla bara d’acciaio di un caccia sventrato dai colpi nemici.
Freed ci mette davanti all’orrore della guerra con crudo e cinico realismo.
“Ci sono eroi in entrambi gli schieramenti”, recitavano i titoli di testa de La Vendetta dei Sith, il film più dark della saga cinematografica. Beh, nella trilogia di Alphabet Squadron, gli eroi non esistono. I suoi personaggi sono combattenti stanchi, disillusi, afflitti da traumi e frequenti pensieri suicidi. E in Shadow Fall, che prosegue la storia della sconclusionata squadriglia presentata nel primo capitolo, i fantasmi di una vita di nefandezze tornano a tormentarli uno dopo l’altro, i segreti più reconditi del loro passato vengono a galla. Sullo sfondo, uno scontro tanto mortale quanto inutile, portato avanti a guerra finita da unità allo sbando per il controllo di un sistema morente in orbita attorno a un buco nero, combattuto con mezzi sgangherati e senza risorse sufficienti. Freed ci mostra una Nuova Repubblica vendicativa e un Impero agonizzante, disposto a tutto pur di portare con sé quanti più nemici possibile. E lo fa con uno stile profondamente introspettivo, trasportandoci nella carlinga dei caccia repubblicani e imperiali, ma soprattutto nella testa e nel cuore dei piloti, al punto che diventa impossibile non empatizzare con ognuno di loro.
Ed è proprio nella caratterizzazione dei suoi protagonisti la grande forza di questi libri. Durante la narrazione, si ha davvero l’impressione di trascorrere il tempo in trincea con loro, tra chiacchiere nel bar clandestino di un incrociatore arrugginito, immersi fino ai gomiti dell’olio di motori che hanno costante bisogno di manutenzione, alla disperata ricerca di un legame umano che si ha troppa paura di approfondire, perché l’altra persona potrebbe morire di lì a poche ore, lasciandoci dentro l’ennesimo squarcio sullo spaventoso vuoto siderale che consuma il cuore di ogni soldato. Un posto dove l’amore è fatto di fugaci attimi condivisi nella penombra di un angusto alloggio condiviso, in cui devi disumanizzare ad ogni costo il nemico per evitare di impazzire, in cui la tua famiglia cessa di essere quella che ti ha cresciuto e diventa quella che vedi quando guardi fuori dal parabrezza del tuo caccia, pregando che sia ancora lì a guardarti le spalle quando inizierà il carnaio.
Se vi è piaciuto Rogue One, amerete lo Star Wars adulto e cinico di Freed. Perfino la fisica qui assume caratteristiche molto più vicine alla realtà, tanto che si ha l’impressione di leggere vera fantascienza, piuttosto che lo space fantasy di Lucas. Già autore di numerose opere Legends del ciclo di The Old Republic, Freed ha fatto il proprio ingresso nel nuovo canone starwarsiano con Battlefront: Compagnia Twilight. Game Writer per la Bioware, ha lavorato sulla saga videoludica di Dragon Age e sull’MMORPG Star Wars: The Old Republic.
Il capitolo conclusivo della trilogia di Alphabet Squadron è già in stesura e dovrebbe vedere la luce tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022.
Leggi anche:
Star Wars: la Forza potrebbe essere sconvolta con Project Luminous
Ti è piaciuto questo articolo? Dicci cosa ne pensi nei commenti qui sotto o esplora altri contenuti dal nostro menù!
Hai una storia da raccontare o un'opinione da condividere? Mandaci il tuo articolo scrivendoci a [email protected].
Vuoi unirti al nostro team e collaborare con noi? Scopri come candidarti alla pagina dedicata: collabora.