Tutti, almeno una volta nelle nostre vite, ci siamo sentiti dire frasi come: “La notte porta consiglio”, oppure: “Prova a dormirci su, vedrai che ti passa”. Sembrano modi di dire banali, forse un po’ sciocchi, eppure potrebbero avere un fondo di verità: una bella dormita ci farà sentire sicuramente meglio, ma il vero beneficio lo apporta il sognare.
Sognare: un processo ancora misterioso, di cui non si conosce con esattezza la vera funzione, ma che ha senza dubbio un effetto positivo sulla nostra psiche. Proviamo a rispondere all’ancestrale domanda: Perché sogniamo?
LA POSIZIONE DELLA SCIENZA
Anzitutto, cerchiamo di dare una risposta di carattere scientifico: sebbene gli scienziati siano ancora incerti sulle reali funzioni dei sogni e sul perché avvenga questo tipo di processo, una cosa è certa: sognare contribuisce a “pulire” il cervello, liberando il sistema linfatico da certe proteine tossiche e aiutando i nostri pensieri a riorganizzarsi, catalogando ed analizzando gli eventi senza dover contemporaneamente subire gli stimoli del mondo esterno.
Un gruppo di ricercatori ha addirittura provato ad analizzare le conseguenze della privazione dei sogni in un gruppo di soggetti. Quando la cavia cominciava ad entrare in fase REM (la fase dove sogniamo, in poche parole), veniva immediatamente svegliata.
In molti casi, un sonno senza esperienza onirica portava a livelli molto alti di stress, ansia e tensione, e in alcuni casi si sono registrati anche difficoltà a concentrarsi, una bassa coordinazione nei movimenti, e addirittura fasi depressive.
Questo sarebbe esplicativo del perché sono sempre di più gli studiosi che raccomandano di avere una certa regolarità nel dormire e nel non sottovalutare la potenza del nostro subconscio. Il dibattito, ufficialmente, è ancora aperto, ma la teoria secondo la quale sognare avrebbe reali benefici per il nostro corpo e la nostra mente sembrerebbe quella più accreditata.
SIGMUND FREUD E CARL JUNG: IL SOGNO COME DEMIURGO DELL’ESISTENZA
Sigmund Freud, il padre della psicanalisi, attribuiva un’enorme importanza all’esperienza onirica, come è attestato in numerosi dei suoi saggi.
Per lui, l’espressione del subconscio era fondamentale per penetrare nelle profondità dell’animo umano e carpirne i segreti.
Ma la sua teoria, per quanto affascinante, si basava soprattutto sulla convinzione che i sogni non fossero altro che l’espressione dei nostri desideri più nascosti e inconfessabili, come se fosse una valvola di sfogo per il subconscio stesso.
Carl Jung riprese in mano questa teoria e la elaborò in tutt’altra direzione, affermando che sì, i sogni sono la voce del nostro subconscio, ma che sarebbero anche parte di un processo che tenta di collegare la vita cosciente con la vita incosciente, quella del sonno.
Senza i sogni, affermava Jung, l’essere umano è incompleto, in quanto sognare serve ad equilibrare l’attività della veglia con quella dormiente. Nell’interpretazione di Jung, il subconscio avrebbe quasi una funzione di demiurgo, che regola la nostra esistenza agendo sui nostri pensieri, sui nostri desideri, e “parlandoci” attraverso l’esperienza onirica.
Entrambe le teorie sono molto interessanti, e l’importanza del sognare è sempre stata fondamentale per l’analisi psicologica.
I sogni hanno una tale influenza sulle nostre vite che è impossibile e sbagliato sminuirne la funzione; basti pensare che alcuni dei più grandi creativi della Storia hanno basato le loro idee a partire dai sogni, come Paul McCartney, Mary Shelley, o addirittura Albert Einstein, la cui teoria della relatività fu ispirata nel sonno.
ENTRARE IN CONTATTO CON IL SUBCONSCIO: PRO E CONTRO DEL SOGNARE
Abbiamo esplorato le posizioni della scienza, e quella dei due padri fondatori della psicanalisi, e sembrerebbero tutti concordare che il subconscio gioca un ruolo fondamentale nelle nostre vite.
Anche a livello spirituale possiamo trovare moltissime credenze che attribuiscono ai sogni un’importanza cruciale, basti pensare alle religioni animiste, e a quelle che vengono definite “pagane”, che danno ai sogni funzioni divinatorie e profetiche.
Un caso particolare riguarda quello della tribù Achuar, che popola le foreste pluviali tra Ecuador e Perù: attraverso un sistema ritualistico ben definito, i membri del gruppo cercano di indurre sogni e visioni durante la fase dormiente, per poi discuterne tutti insieme una volta svegli, e la maggioranza delle decisioni riguardanti la vita della tribù è proprio frutto dei sogni della collettività.
Ascoltare la voce del nostro subconscio sicuramente ci aiuta a rilasciare lo stress accumulato a causa di certi eventi o traumi, e interpretare i nostri sogni con l’aiuto di un professionista ci sarebbe sicuramente di enorme beneficio.
Ma ci sono casi in cui sognare troppo porta ad ammalarsi: esiste una sindrome, denominata Maladaptive Daydreaming Disorder, ancora poco studiata, che porta chi ne soffre a vivere costantemente in uno stato di “sogno ad occhi aperti”, dove il confine tra realtà e fantasia è molto labile.
Si pensa che questo tipo di disturbo sia causato dal desiderio di dissociazione da traumi del passato, o dal rifiuto di vivere nel mondo reale, sta di fatto che chi ne soffre è vittima del proprio subconscio e delle proprie visioni.
Stiamo dunque ad ascoltare il nostro subconscio, ma non cadiamone prede: i sogni devono essere un aiuto a vivere meglio nel mondo che ci circonda, e non un luogo di rifugio dove poter rimanere per sempre!
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