La NASA ha appena annunciato le novità derivanti dalle osservazioni della sonda Juno, lanciata il 5 agosto 2011 ed arrivata a destinazione, ovvero in orbita attorno a Giove, il 5 luglio 2016. Gli obiettivi di Juno sono la misurazione della massa e delle dimensioni del nucleo del pianeta, nonché del campo gravitazionale e del campo magnetico e dell’atmosfera del gigante.
Adesso sembra che Juno abbia osservato ancora una volta i cosiddetti ‘superbolt‘, ovvero fulmini estremamente potenti che si erano già visti nell’atmosfera di Giove. Gli ultimi indizi raccolti potrebbero anche servire a rispondere ad una delle più ricorrenti domande degli astronomi: perché c’è una distribuzione così irregolare di ammoniaca nell’atmosfera del gigante gassoso?
I superfulmini di Giove ripresi da Juno
In un annuncio che arriva tramite Science News, Heidi Becker, responsabile presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA ha detto: “I passaggi ravvicinati di Juno sulla parte superiore delle nuvole ci hanno permesso di vedere qualcosa di sorprendente – lampi e fulmini più piccoli – originati ad altitudini molto più elevate di quanto precedentemente ritenuto possibile”. Becker è stata autrice principale di un recente studio, basato sulle scoperte di Juno, pubblicato su Nature.
Affinché questi ‘superbolt’, che sono fino a 1000 volte più potenti dei fulmini sulla Terra, si verifichino a quelle altitudini più elevate, è fisicamente necessario che l’acqua si mantenga allo stato liquido. Ed è qui che entra in gioco l’ammoniaca, presente in grandi quantità nell’atmosfera di Giove: legandosi all’acqua questa può raggiungere altitudini maggiori prima del congelamento, nonostante la temperatura di -88 °C a quell’altitudine.
“A queste altitudini, l’ammoniaca agisce come un antigelo, abbassando il punto di fusione del ghiaccio e consentendo la formazione di una nuvola con ammoniaca-acqua liquida“, ha detto Becker “In questo nuovo stato, le goccioline di ammoniaca liquida che cadono possono entrare in collisione con i cristalli di ghiaccio e acqua che si sollevano ed elettrizzano le nuvole“, ha aggiunto.
L’ammoniaca a sua volta viene catturata dalla grandine, che si sviluppa alle stesse alte quote dei ‘superbolt’ e successivamente ricade nell’atmosfera inferiore. In questo stato l’ammoniaca sembrerebbe invisibile ai sensori di Juno. E questo spiegherebbe la sospetta distribuzione non uniforme rivelata dalla sonda.
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