Dopo il bestseller Mondadori La filosofia spiegata con le serie tv, il pop filosofo Tommaso Ariemma torna con un nuovo libro, Filosofia degli anni 80.
In questo pamphlet, che potete letteralmente divorare, si trova una bellissima riflessione su quelli che sembrano gli anni meno filosofici dello scorso secolo, ma che dopo essere analizzati lasciano molto su cui riflettere.
Il punto di partenza è l’esperienza dell’autore, nato negli anni Ottanta, che si ritrova in classe dei ragazzi “retromani”, affascinati da quegli anni grazie ad alcuni prodotti dei nostri anni che tanto rimandano alla nostalgia. Da qui si dipanano riflessioni sul ruolo della merce, della leggerezza diffusa che contrasta il panico di quegli anni. Ma in particolare la figura chiave di quegli anni è il nerd. Un “tipo sociale” che coltiva le sue passioni atipiche e che vede una vera e propria rivalsa in quegli anni.
Per poterne parlare al meglio abbiamo chiesto qualche curiosità allo stesso autore, che con estrema disponibilità, ha voluto rispondere alle nostre curiosità e a darci consigli di lettura.
Il suo libro, Filosofia degli Anni 80, è un racconto tra l’onirico e il reale di una serie di lezioni che ha tenuto ai suoi studenti dopo il boom Stranger Things. Ma cosa ha spinto la sua scelta di trattare in un modo così vicino a tutti la filosofia? Quanto è stato difficile l’approccio con un ambiente accademico più rigido?
Lavorare sulla scrittura, su più livelli, è uno dei compiti della filosofia di ogni tempo. Per cui non ci si può limitare, o accontentare, del saggio accademico. Questo, ovviamente, gli accademici puri (o quelli che credono di esserlo) non lo tollerano benissimo, perché è un invito a fare di più, a sporcarsi le mani, a fare filosofia sul serio.
La copertina del libro e il suo formato sono una vera “gioia per gli occhi” ma portano decisamente tanto significato. Come mai questa scelta?
Un testo filosofico non deve mai lasciare nulla al caso, nemmeno la copertina. Un testo sugli anni ’80 non poteva avere una copertina qualsiasi: e così compare l’oggetto simbolo degli anni ’80, la cassetta. Sulla copertina (cioè sulla cassetta) c’è anche scritto il tempo di lettura del libro: 60 minuti. La prima cassetta filosofica. Abbiamo osato con la stessa leggerezza di molti oggetti degli anni ’80. Una leggerezza perturbante.
La figura principe di questo libro sono i nerd. Dei tipi umani decisamente curiosi, con interessi atipici ma che hanno resistito alla selezione naturale (come ad esempio Steve Jobs e Bill Gates). Lei si definirebbe un nerd? Ci parli della sua esperienza e di come questo ha influito nel suo lavoro.
Potrei definirmi un nerd filosofico: è stata la mia ossessione da quando avevo 17 anni. Non riesco a smettere di compulsare libri di filosofia e di sapere qualsiasi cosa a riguardo. Come i veri nerd amo fare gruppo con quelli che hanno la mia stessa passione, quasi si tratti di un’avventura in stile anni ’80. Così, da fin da ragazzo, ho fatto parte di collettivi, riviste, correnti filosofiche (come la pop filosofia). Non saprei immaginare la mia vita senza tutto questo.
Nel suo libro definisce gli anni ottanta come anni di panico generalizzato, e porta l’esempio di come alcuni nerd abbiano reagito a questo clima, dando vita ad alcune opere come Terminator. Film che hanno posto l’accento sui paradossi temporali. Cosa consiglia per approfondire e approcciare il tema del tempo?
Consiglio la visione della serie tv che ha fatto di questi paradossi temporali il suo tema: Dark. Anche per allenare la mente a riconoscere fallacie e paradossi che non sono tali. La serie è inoltre dedicata in parte agli anni ’80, per cui “tutto si tiene”.
Proiettandoci al futuro, ma trovando radici negli anni 80, cosa pensa dell’intelligenza artificiale? Come ha influito sull’ambiente filosofico? I due settori potrebbero trovare un punto di incontro?
Oggi si parla moltissimo di intelligenza artificiale e la filosofia (ma anche la letteratura: penso all’ultimo romanzo di McEwan) non si è certo tirata indietro. L’esistenza di un’intelligenza artificiale porta con sé dilemmi etici, giuridici, ontologici. E, come in uno specchio, il suo approfondimento ci fa conoscere ancora di più l’esistenza umana: che cosa significa sentire, conoscere, morire. Un grande tema, che in poche righe non può essere certo esaurito.
Come riassumerebbe, Tommaso Ariemma, la filosofia che scaturisce da quelli che sembrerebbero gli anni meno filosofici?
Una filosofia che non ha paura di affrontare il futuro, per quanto minaccioso possa apparire. Oggi abbiamo bisogno di questo coraggio, come pure dell’allenamento necessario per affrontare la sfida. Negli anni ’80, non a caso, una figura diventa via via chiave: quella dell’atleta.
Per lasciarvi altri spunti di riflessione vi consiglio di guardare anche l’intervento dell’autore all’interno dell’edizione 2019 di Popsophia a Pesaro, dal tema “È già ieri”. Buona lettura, e non vi preoccupate, dove stiamo andando non c’è bisogno di strade.
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