Questo è il Mito di Prometeo, il Titano che amava gli umani.
Per chi non lo sapesse, ecco il significato di Titano:
La mitologia è una disciplina affascinante e dai mille volti. Del resto, si tratta di una materia che assume diverse accezioni in chiave antropomorfa.
Non è forse l’uomo a desiderare un significato per tutto ciò che lo circonda? Ecco, è proprio seguendo questa peculiare aspirazione umana che si sviluppa la storia di Prometeo, un Titano filantropo e protettore del genere umano…
ll mito di Prometeo: storia e personaggi
Prometeo era un Titano, figlio del dio Crono, il cui significato del nome è “colui che riflette prima” derivante dal greco Promethèus.
Veniva chiamato anche il preveggente e l’astuto, aveva 5 coppie di fratelli gemelli. Tra questi c’era Epimeteo, il cui significato è l’esatto opposto del nostro protagonista e vuol dire “colui che riflette dopo” o l’impulsivo.
Il mito racconta che Prometeo ricevette, dalla dea Atena e dagli altri dei, un numero limitato di buone qualità da attribuire agli esseri viventi. Suo fratello adempì a questo compito con leggerezza, assegnando i talenti in modo privo di pianificazione e alla fine, non ne rimasero a sufficienza da consegnare al genere umano.
Così Prometeo ebbe la brillante idea di rimediare il bottino, rubando uno scrigno dalla Dea della Saggezza. Il contenuto del forziere era l’intelligenza e la memoria, caratteristiche che a seguito del ladrocinio, Prometeo consegnò agli uomini.
Zeus, furioso dell’atto del Titano, pensava che i doni fossero troppo pericolosi per questa razza e decise di distruggerli. Tuttavia, in quell’epoca, agli uomini era permesso di presenziare alla corte degli Dei come ospiti graditi per momenti di allegria e convivialità. Proprio durante una di queste riunioni, fu portato un enorme Toro da dividere tra Zeus e gli uomini presenti.
Il signore degli dei affidò l’incarico della spartizione a Prometeo che approfittò dell’occasione per ingannarlo. Il Titano, amava troppo gli umani e decise di assegnare le parti più buone del bue ai suoi prediletti. Così, divise la carne in due gruppi. Nascose le parti migliori sotto uno sgradevole ammasso di pelle dell’animale, mentre ricoprì le ossa con un luccicante strato di grasso. Fatte le porzioni, invitò Zeus a scegliere la sua parte.
Zeus accettò l’invito e prese la parte che luccicava di grasso.
La collera di Zeus e la conclusione della leggenda
Scoprendo le ossa abilmente nascoste, si infuriò e decise di scagliarsi contro tutti gli uomini della Terra. Fu da quel momento che gli esseri umani cominciarono a scartare le parti non commestibili degli animali, consumandone invece la carne, a cambio della loro mortalità. Lo sfrontato raggiro doveva essere punito e Zeus, senza colpire Prometeo direttamente, tolse il fuoco agli uomini e li costrinse a una vita buia e senza calore.
Prometeo allora, pur di aiutare i suoi amati protetti, si fece aiutare da Atena a entrare nell’Olimpo per accendere una torcia dal fuoco del carro di Elio, Dio del Sole, restituendo loro la luce e il calore.
Il piano di Zeus, però, non si era ancora concluso e allora fece creare una bellissima donna da Efesto: il suo nome era Pandora. Il padre degli dei la inviò a Epimeteo affinché punisse gli uomini. Ma avvertito dal fratello, il Titano rifiutò la fanciulla.
Fallito anche questo tentativo di vendetta, il padre degli dei fece incatenare Prometeo sulla vetta di un monte, dove un’aquila ogni giorno vi si recava a sventrargli il ventre e cibarsi del fegato. Essendo immortale, la sera le ferite guarivano, dando inizio a un’eternità di atroci sofferenze.
Epimeteo, addolorato per il destino del fratello, si rassegnò a sposare Pandora, ma essa sventatamente e per pura curiosità aprì un vaso che lui teneva gelosamente custodito, nel quale Prometeo aveva chiuso tutti i mali che potessero tormentare l’uomo: la fatica, la malattia, la vecchiaia, la pazzia, la passione e la morte. Essi uscirono e immediatamente si sparsero tra gli uomini; solo la speranza, rimasta nel vaso tardivamente richiuso, da quel giorno sostenne gli uomini anche nei momenti di maggior scoraggiamento.
Solo dopo tre mila anni il Titano incatenato fu libero, quando Ercole, figlio di Zeus, giunse sul monte uccidendo l’aquila e liberando Prometeo.
Il Significato del mito di Prometeo
Solitamente i miti sono privi di un significato o una morale, siamo noi che spesso glieli attribuiamo.
I significati possono per cui essere molteplici e soggettivi: Prometeo potrebbe essere la personificazione del desiderio di conoscenza insita nell’uomo, ribellandosi alle regole divine (nella storia ruba il fuoco dall’Olimpo).
Un’altra morale potrebbe essere quella che l’uomo non può vivere senza le arti meccaniche e senza i suoi simili.
Personalmente vedo nella storia come un brandello di magia che si riflette nel nostro mondo e che giustifica la bontà e ingenuità degli animali (riferendomi alle azioni buone che Epimeteo ha distribuito loro invece che agli uomini), ma anche quelle persone che cercano ogni giorno di fare la differenza con le buone azioni, come a giustificare l’atto di Prometeo per rimediare all’errore del fratello.
James Hillman dice:
Gli antichi non avevano una psicologia in senso stretto, ma avevano i miti, racconti congetturali sugli esseri umani nella loro relazione con forze e immagini più che umane
E tu cosa ne pensi? Quale morale ci ritrovi nell’avvincente mito di Prometeo?
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