Ci sono delle volte, nella storia degli anime giapponesi, in cui un brand viene sviluppato in lungo e in largo, dissezionato e mostrato ai fan in tutta la sua unicità e grandiosa creatività, caricato su tutte le piattaforme nerd disponibili sul mercato e reso unico e indimenticabile nel tempo.
Questo però non è il caso della saga di Fate Stay Night (o Fate/), o almeno tale è l’impressione del pubblico nostrano.
Analizziamo insieme il perché una serie anime con un ottimo potenziale ed un successo clamoroso in patria sia diventata uno dei più grandi flop degli ultimi tempi in Occidente.
Fate Stay Night e “Fate Series”: trama e Origini, Spoiler-Free
Divenuto fenomeno mediatico nel 2011 con la prima serie animata Fate/Zero, il franchise nasce anni prima sotto forma di visual novel dalle menti delle case di produzione TYPE-MOON e Aniplex (vedi Sony) e ad oggi annovera tra le sue file un gran numero di giochi, OAV, serie animate e spin-off vari ed eventuali! A tutt’oggi sono in corso creazioni di nuove serie, in un mercato di fan apparentemente mai saturo di novità sul titolo.
Nonostante tutte le saghe abbiano protagonisti e momenti storici differenti, risultano legate da un comune denominatore: La Guerra del Santo Graal.
Sette maghi – o sedicenti tali – si combattono ferocemente e mortalmente tra loro, accompagnati dagli spiriti leggendari di eroi evocati da ogni tempo e spazio (rispettivamente richiamati da passato, presente e… futuro, con i titoli di Saber, Archer, Caster, Assassin, Berserker, Lancer e, Rider), chi tra questi risulterà vincitore della battaglia potrà ottenere la leggendaria reliquia che si dice essere in grado di realizzare qualunque desiderio.
Immaginate in mezzo a tutto ciò la rivisitazione di personaggi dell’epica classica completamente rivisitati – Re Artù donna…e che caratterino! Come anche un improbabile Mostro di Frankenstein Gothic Lolita -, in un mondo in cui la magia ha potenzialità infinite e gli eroi hanno poteri sovrannaturali. Insomma, un bel fritto mistico.
Ordine di visione dell’anime
L’universo di Fate risulta davvero vasto e ostico ad un primo approccio, considerando i molti canali differenti in cui è stato sviluppato, per capirlo al meglio forse dovreste aver raggiunto un Io Onirico Otaku tale da portarvi alla saggezza di un eremita ma anche ad un isolamento sociale al pari degli hikikomori, cosa che ovviamente ci auguriamo non avvenga per nessuno dei nostri lettori.
Questa però è una recensione sulla serie animata, quindi ci concentreremo sul dare un senso più o meno logico alla visione delle serie.
Esistono tre Route narrative principali, per cui cercheremo di darvi il LA per un approccio il meno sofferto possibile, seguendo quest’ordine di visione:
- Fate/Stay Night. Nello specifico, sarebbe opportuno vederlo, ma la versione del 2006 pecca sotto molti aspetti tra cui quello grafico, per cui per seguire questo filone potreste anche partire dalla sua successiva versione Fate/Stay Night: Unlimited Blade Works. Nello specifico, il fascino di questa saga gira attorno ad un fortissimo what if legato al protagonista indiscusso della serie, Shirō Emiya, mago dilettante coinvolto suo malgrado nella competizione mortale. Come nasce un eroe leggendario? Non sono ancora convinto di aver capito, ma pare sia spiegato qui! Due stagioni. Per i più pigri la trama viene riassunta nell’OAV Fate/Stay Night: Heaven’s Feel.
- Fate/Zero. La trama si sviluppa attorno ad un piccolo gruppo di protagonisti/assassini, attraverso i quali si capiranno meglio – ma mai abbastanza – le trame e gli intrighi delle famiglie di maghi più importanti per la conquista del Graal, come anche le funzionalità dello stesso, comprensive dei sacrifici necessari per ottenerlo.
- Fate/Apocrypha. Sette protagonisti vi sono piaciuti? Ve ne diamo 14, che con gli spiriti eroici fanno 28. Due schieramenti distaccati, dettati dal tradimento di alcuni maghi dell’Ordine portano ad una sfida tra gruppi: Black VS Red. Riuscire a star dietro a tutti i personaggi diventa davvero faticoso, ma il lavoro grafico su questa serie funziona da cuscinetto per le sinapsi esplose nel tentativo di capire, tra un tradimento e l’altro, in che gruppo si trovi il personaggio di turno e quanti realmente ne restino in vita da metà serie in poi.
- Fate/Extra Last Encore. Sì, lo so, avevamo parlato di tre filoni narrativi e ora vi ritrovate il punto 4. Frustrante? Mai quanto cercare di capirci qualcosa sulla saga di Fate/. Potremmo vedere Fate/Extra come una sorta di ultima guerra per il Graal. Dico potremmo, perché andrebbe bene solo a livello temporale, e parlando di Fate il fattore tempo è un’incognita costante. C’è chi, in effetti, considera questa serie uno Spinoff o poco altro, ma effettivamente sembra dare quel qualcosa in più, una volta visionate le serie precedenti. Restano pochi uomini sulla terra, il mondo che conosciamo è verso il declino ma la società è ancora salda. Cosa ci ha portati verso la fine e cosa ne sarà degli ultimi di noi? Dio ha forse abbandonato gli uomini? In piena sincerità sono domande cui non si è trovata risposta soddisfacente fino all’ultimo episodio incluso, ma è possibile che qualcuno tra i lettori avrà più fortuna o sagacia. Serie a tratti futuristica, è una gioia per gli occhi per colori e animazione.
Basta confusione con la saga di Fate Stay Night
Come già detto in precedenza, per gli amanti del genere anime shounen Fate può essere un passatempo piacevole ma impegnativo. Per arrivare a capirne effettivamente la trama è necessario giocare ai visual novel, piuttosto vetusti tra le altre cose, caratterizzati da molti riferimenti e situazioni sessuali presenti in questo prodotto che invece non trovano riscontro nelle serie animata, una storia che non lascia spazio ad una caratteristica per certi versi poco affine al mercato nostrano. Eppure sembra sempre che manchi qualcosa, una volta finita di vedere una qualsiasi serie animata di Fate.
Riferimenti a fatti avvenuti solo nei visual novel, comportamenti dei personaggi a volte incomprensibili, sicuramente c’è molta confusione per chi ha giovato solo del prodotto animato.
Senza contare che ci sia un tentativo di seguire approfonditamente la storia di ogni singolo protagonista e del suo eroe, ma in un numero troppo corto di episodi per riuscirci realmente.
Questo per le serie classiche, figuratevi per quella con 28 personaggi, più special guests. La trama finisce per arrancare appresso ad una serie infinita di flashback che possono mandare in confusione lo spettatore. O almeno con il sottoscritto ci sono riusciti.
Dalla padella alla brace
Se il prodotto originale possa già di per sé risultare impegnativo, il mercato italiano è una vera e propria Odissea.
Le serie sono state tradotte solo in parte e non in ordine cronologico, quindi preparatevi al classico sub-ita se volete guardare Fate/Zero.
Altro grande problema dietro alla traduzione è stato il passaggio del testimone a differenti case di doppiaggio nostrane: talvolta i termini sono stati tradotti in inglese, talvolta in italiano, non mantenendo mai un collegamento logico con quanto prodotto precedentemente.
Chi ha visto le serie in lingua originale ha anche affermato che alcuni discorsi importanti siano stati deviati dal loro significato reale, il ché non aiuta a seguire una serie complessa.
Fate/NCS: Non Ci Siamo!
Il prodotto di Fate, per com’è strutturato ad oggi, risulta decisamente incompleto per il pubblico italiano.
Un anime può essere avvincente, misterioso e magari a tratti anche nebuloso, ma buona regola dei finali vuole che al termine di una storia si sciolga la matassa della trama, e qui davvero non ci siamo.
Moltissime domande su protagonisti e aiutanti cadono nel limbo di una serie di eventi che portano ad una conclusione che, sì, colpisce ma alla fine dei giochi lascia molti, forse troppi, misteri irrisolti.
Uno sguardo al futuro di Fate/Stay Night
Fate è una di quelle saghe che, per la sua struttura, potrebbe continuare in eterno e a poco meno di 15 anni dal primo visual novel le idee sembrano lungi dall’essere esaurite.
La certezza di sapere che stiamo parlando di un prodotto virtualmente eterno ci porta ovviamente alla fatidica domanda: varrà la pena l’accanimento terapeutico verso un prodotto che si ostina a lasciare enormi vuoti nella trama ad ogni sua conclusione?
Se la risposta dovesse essere oggettiva e logica, per il mercato italiano, probabilmente dovrebbe essere assolutamente negativa, fatto sta che, dopo diverse saghe e molte ore di streaming, il desiderio di capirci un po’ di più vi spingerà ancora una volta verso l’ennesima produzione della saga.
Ai posteri l’ardua sentenza.
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