Le aurore boreali da sempre hanno catturato l’attenzione del mondo intero: queste fantastiche luci colorate, questi bagliori mozzafiato che illuminano il cielo, non solo costituiscono alcuni tra i panorami più belli del mondo, ma hanno rappresentato una sfida per i fisici e gli scienziati che si sono chiesti da cosa siano causate. E oggi, finalmente, pare sia stato confermato il ruolo che le onde magnetiche giocano nella loro origine.
Ormai da decenni è stato ipotizzato che le aurore sono causate dallo scontro tra l’atmosfera terrestre e le particelle (elettroni) che vengono mosse durante delle tempeste solari e “accelerate” fino alle latitudini elevate, lungo in campo magnetico. Tale accelerazione sarebbe causata dalle “onde di Alfvén”, onde elettromagnetiche scoperte nel 1942 dallo scienziato Hannes Alfvén, le quali energizzano gli elettroni stessi determinandone lo spostamento. Il ruolo delle onde di Alfvén era dunque riconosciuto da decenni, ma mai “precisato” in via definitiva. Almeno fino ad oggi.
Infatti, il team di scienziati diretto dal fisico Jim Schroeder del Wheaton College ha verificato tale ipotesi attraverso l’uso del Large Prisma Device (LAPD) dell’Università della California: si tratta di una camera cilindrica, a vuoto, lunga 20 metri e larga 1 metro con un forte campo magnetico. Generando le onde di Alfvén all’interno della camera, e dunque generando in laboratorio “una piccola tempesta solare”, è stato possibile notare il fatto che gli elettroni che producono le aurore boreali subiscono una vera e propria “accelerazione risonante” causata da queste onde magnetiche.
Pare, cioè, che il tasso di elettrizzazione sia assolutamente coerente a tale forma di accelerazione, che prende il nome si smorzamento di Landau, poiché l’energia passa dall’onda alla particella attraverso lo smorzamento vero e proprio dell’onda stessa. Dunque il mistero sarebbe stato risolto, e con più consapevolezza è possibile godere di questi meravigliosi fenomeni.
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