La gamer-satira: Salveenee e Marò Slug

Avrà ragione Umberto Eco a far vedere quanto la Rete abbia fatto male al cervello delle persone, ma l’Internet sa essere anche un posto bellissimo. Cioè dove puoi far lavorare bene il tuo cervello e creare della satira inusuale che sicuramente farà breccia; se poi la unisci ad una tecnologia moderna che richiede l’interazione diretta da parte dell’utente, cioè la forma del videogame, hai fatto una cosa interessante davvero.

Trilussa diceva che “satira” è l’anagramma di “risata”, e certamente qualche sorriso – ma anche e soprattutto qualche riflessione – la strapperanno i due “prodotti” di cui andiamo adesso a parlare: Marò Slug e Call of Salveenee.

Marò Slug è una piccola chicca che appassionerà soprattutto i più smaliziati amanti del retrogaming: infatti si “rivisita” la vicenda dei Marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone con la veste di Metal Slug. Il caso dei due Marò di per sé è serissimo e crea problemi nelle relazioni internazionali fra l’Italia e l’India: mentre prestavano servizio nella difesa di una nave petroliera battente bandiera italiana, i due hanno sparato ad una imbarcazione di pescatori temendo si trattasse di un attacco pirata. Secondo la ricostruzione indiana, era evidente che si trattasse di un peschereccio e l’incidente è avvenuto in acque territoriali indiane: se così fosse, sarebbe sotto giurisdizione indiana e sarebbe omicidio; secondo la versione italiana, la nave dei pescatori non si sarebbe chiaramente identificata e anzi avrebbe avuto evidenti intenzioni ostili, perciò la difesa sarebbe stata legittima e sarebbe avvenuta per di più in acque internazionali: in questo caso, la nave batteva bandiera italiana ed è da considerarsi territorio italiano a tutti gli effetti, perciò spetta all’Italia occuparsene. Recentemente il caso è finito presso il Tribunale Internazionale del Diritto del Mare di Amburgo.

La cosa è seria, serissima, ma durante gli ultimi anni i Marò sono stati loro malgrado protagonisti di campagne politiche feroci e populiste, fino a diventare simbolo di un determinato modo di semplificare le cose politiche: pagine Facebook a tema satirico e meme a volte dissacranti al grido di “E i Marò?”.

In questo fenomeno si inserisce anche Marò Slug. Nella pagina del web-game i due autori dicono chiaramente che “il gioco è un gioco e per tanto va preso come tale […] comunque non vogliamo offendere nessuno, e non vogliamo assolutamente prendere in giro i protagonisti di una vicenda così delicata.” Ecco, i protagonisti no, ma magari tutti quelli che ci speculano sopra forse sì – pensiamo noi.

Nel dubbio, comunque, fateci una giocata, soprattutto se avete amato Metal Slug: aiutate Big Round e The Tower a tornare a casa, nel vostro piccolo riuscirete a fare qualcosa per cui politici e opinionisti si scannano ma che nessuno finora è riuscito a risolvere.

Ma non finisce qui, perché adesso la cosa si fa davvero interessante. Matteo Salvini è diventato un fenomeno, soprattutto nel web, dove pagine e profili fake non mancano: che sia un attacco di gattini, un generatore automatico di post o la strabiliante vittoria alla Falafel Cup, internet ama e odia Salvini, il che nei meccanismi perversi del web significa aumentarne a dismisura la popolarità. Se poi ci aggiungiamo che lui non fa nulla per negare le “accuse” di populismo, il fenomeno esplode violentemente.

Ed ecco allora la parodia videoludica anche per lui: Call of Salveenee – Alla ricerca dei Marò.

Nel videogioco guideremo Salvini nelle sue campagne mediatiche, e lo faremo attraverso gli “strumenti” tipici del populismo salviniano: evocazione di ruspe, volantini che inneggiano al verbo della Lega, moltiplicare i Like su Facebook, sconfiggere nemici immigrati. Insomma, c’è tutto.

Unica nota di demerito: le “ruspe” in realtà sono sollevatori, ma ci possiamo passare sopra… nel senso che sorvoliamo sull’errore, non che passiamo con la ruspa sopra qualcuno.

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Mario Iaquinta

Nato da sua madre “dritto pe’ dritto” circa un quarto di secolo fa, passa i suoi anni a maledire il comunissimo nome che ha ricevuto in dote. Tuttavia, ringrazia il cielo di non avere Rossi come cognome, altrimenti la sua firma apparirebbe in ogni pubblicità dell’8×1000. Dopo questa epifania impara a leggere e scrivere e con queste attività riempie i suoi giorni, legge cose serie ma scrive fesserie: le sue storie e i suoi articoli sono la migliore dimostrazione di ciò. In tutto questo trova anche il tempo di parlare al microfono di una web-radio per potersi spacciare per persona intelligente senza però far vedere la sua faccia. Il soprannome “Gomez” è il regalo di un amico, nomignolo nato il giorno in cui decise di farsi crescere dei ridicoli baffetti. Ridicoli, certo, ma anche tremendamente sexy, if you know what I mean…
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