Fu in una sera d’estate del 1969, più precisamente 20 luglio alle 20:17:40 UTC, che, per la prima volta nella storia, un essere umano riuscì a posare il piede su un suolo realmente vergine: la superficie lunare.
Da allora solo altre cinque missioni NASA portarono uomini a camminare sul suolo lunare, ossia le successive Apollo 12, 14, 15, 16 e 17 (questa, che risultò davvero l’ultima per motivi di bilancio, allunò il giorno 11 dicembre 1972 alle 02:23:35 UTC) dopo di che l’interesse per il nostro satellite naturale sembrò scemare vertiginosamente, quasi fino al disinteresse, fino a che la giapponese ISAS (ora JAXA) non diede un nuovo, seppur piccolo, impulso all’esplorazione lunare mediante la sonda Hiten; questo fece si che anche altre agenzie di altri paesi potessero dar prova di poter esplorare il nostro satellite tramite le loro tecnologie, e ad oggi la Cina e l’India, con le rispettive missioni Chang’e 1 del 24 ottobre 2007 e Chandrayaan-1 del 22 ottobre 2008 sembrano essere le più attive sul campo.
La Luna, la NASA e le altre…
Ma cosa c’entra tutto questo con il titolo? È subito detto: dato che di fatto sono ben 50 anni che gli USA non mandano missioni sulla luna, e vedendo crescere il numero di concorrenti (sembrerebbe che la Cina stia lavorando per uno sbarco umano sulla luna, anche se non confermato dalle autorità vigenti, ma comunque da questi stessi nemmeno smentito) sembra decisamente più di una mera coincidenza che l’amministrazione Trump abbia approvato l’incremento di budget per l’agenzia spaziale americana di ben 1,6 miliardi di dollari (attualmente 1,4 miliardi di euro) oltre i 21 già richiesti dalla stessa per il 2020; in effetti lo scopo è riuscire ad approntare per il tempo stimato (vale a dire il 2025) il programma Artemis, il cui scopo, oltre che a ribadire la supremazia americana in ambito aerospaziale, è riportare l’uomo, e magari anche la donna, sulla luna ed inoltre allestirvi una stazione permanente.
Anche se il progetto, quasi fantascientifico ma non irrealizzabile, ha motivato molto gli addetti ai lavori, le tecnologie da sviluppare nei diversi campi sono tante e tali da far rendere conto, persino ai responsabili della NASA che affrontare questi lavori da soli porterebbe quantomeno ad un enorme sforamento nei tempi e nei costi di realizzazione, per questo dunque, alle 12:26 del 30 luglio 2019, l’amministratore NASA Jim Bridenstin ha postato un tweet in cui annuncia che l’agenzia spaziale americana apre alle collaborazioni con alcune aziende private (il numero corretto e totale è 13), che variano da piccole imprese a grandi organizzazioni aerospaziali, per un totale di 19 partnership, allo scopo di maturare tecnologie spaziali nel settore e aiutare a mantenere la leadership americana nello spazio. Tra le collaborazioni spiccano le multinazionali capitanata da Jeff Bezos (Amazon) ed Elon Musk (SpaceX).
La Luna, ma non solo…
C’è da dire che però gran parte del frutto di questa collaborazione non sarà diretto verso il ritorno sulla Luna, dato che il programma Artemis è già in corso d’opera e beneficerà dei risultati ottenuti da questa partnership solo in parte; in verità la parte importante di questa cooperazione consisterà nel cercare e trovare tecnologie d’avanguardia e funzionali, atte anche a viaggi più lunghi, tipo missioni con equipaggio su Marte, come scritto sul sito NASA relativo a questa notizia.
Il futuro dei voli spaziali promette dunque sviluppi alquanto interessanti, non ci resta che aspettare e seguire il resto degli avvenimenti, per vedere se davvero riusciremo a tornare sulla Luna per crearvi una base stabile, e a mettere piede su Marte.
FONTI
Per la notizia: Fox News
Per approfondimenti: Annuncio partnership NASA
Pagina ufficiale NASA sul programma Artemis
Storia dell’esplorazione lunare su Wikipedia
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