Labadessa: Da Comico a Stuprato in 3 secondi

Mattia Labadessa, per chi non lo conoscesse, è un noto fumettista satirico.

Il CASO LABADESSA

Diventato famoso per le sue vignette sui social che oggi trovate in volumi come Mezza fetta di limone e Le cose così.

Se ancora non capite chi sia è quello che disegna l’uomo uccello con la faccia rossa su sfondo giallo.

Il suo “caso” è scoppiato a causa della battuta che recita:

“Dovrebbero inventare un app per smartphone che se vedi una ragazza carina in metropolitana e te ne innamori ti dice chi è, quanti anni ha, poi l’addormenta e ti fa fare sesso con lei.

Si chiamerebbe: App per smartphone che ti fa fare sesso con le ragazze in metropolitana free.

Free perché poi c’è pure una versione premium che ti fa sentire la musica gratis.

Si chiamerebbe: App per smartphone che ti fa fare sesso con le ragazze in metropolitana premium music.”

Al di là che sono sicurissimo che se esistesse un app così, almeno 2/3 degli uomini indignati sotto il suo post l’avrebbe scaricata …

… i problemi di Labadessa sono stati principalmente due.

 

LA BATTUTA CHE NON FA RIDERE

Il primo problema è che la battuta non fa ridere.

Far ridere noi italiani implica che si può dire qualunque cosa che la si prenderà sempre a scherzo.

 

Spesso farci ridere è anche il segreto per continuare a comportarsi male …

… prendete in esempio i politici e la satira a loro diretta …

… basta guardare qualunque programma in televisione (che si crede) comico per capirlo!

 

Ma la battuta, è proprio brutta.

Per un artista satirico come Labadessa, la battuta sbagliata può essere devastante.

La sua, che resta una battuta -e non un affermazione misogina e sessista come tutti credono– è tanto orrida da distogliere l’attenzione dell’italiano medio dalla battuta stessa.

Quindi, se non c’è satira divertente, cosa resta?

Spesso i problemi ci appaiono più grossi di quello che sono

Lo sfondo sessuale della battuta = MISOGINO, SESSISTA E POTENZIALE STUPRATORE SERIALE DI DONZELLE INDIFESE.

Adesso, senza offendere nessuno, molti -e purtroppo moltE, perché le donne non sono escluse- tra gli indignati INDIGNATI per la battuta, ci sono gli stessi che spesso affermano che:

“se una ragazza viene violentata, ma aveva la minigonna, se l’è cercata”

Care ragazze che leggete l’articolo, ricordatevi questo:

Se doveste mai subire violenze emotive o fisiche –e si spera di no- quando andrete a fare la denuncia a chi di dovere, ricordate di sbarrare NO alle sessione

  1. AVEVA LA MINIGONNA?
  2. ERA ABBONDANTEMENTE SCOLLATA?

Altrimenti gli agenti, avendo le mani legati a livello di legge, non potranno arrestare i colpevoli.

Sperando di non dover sottolineare che anche QUESTA è un affermazione di SATIRA che servirebbe a SENSIBILIZZARE i DEFICIENTI -perché chi afferma che uno stupro è meritato, non è altro se non un deficiente, idiota e celebralmente illeso nel senso cattivo del termine- impariamo a distinguere tra satira ed intenzione.

Ma passiamo al secondo problema.

 

IL TEMPISMO COMICO

Quando si fa una battuta, sperando che faccia ridere, il tempismo è perfetto.

Labadessa lo sa perfettamente.

Ma dopo anni di satira, anche a lui può capitare di sbagliare.

 

Ah! Tempismo sbagliato! Sei un mostro!

Il tempismo era completamente sbagliato.

Siamo in quel periodo dell’anno in cui gli stupri sono all’ordine del giorno.

Se seguiste i telegiornali sapreste che se non ci sono sventure tanto gravi come i terremoti, gli stessi che permettono ai giornalisti di ringraziare per l’audience quando ne parlano, c’è un ciclo preciso di notizie.

 

Non sempre in quest’ordine ma:

Stupri – Babygang – Politici che rubano – Stranieri – Violenza varia – Incidenti Stradali e sensibilizzazione all’alcol – Tasse – Stupri e si ricomincia.

Condite tutto con l’annuncio di qualche smartphone, cagnolini pucciosi abbandonati ed il VIP di turno ed eccovi servito il tipico telegiornale italiano.

Culi e Tette sono aggiunte in più sempre apprezzate.

 

Non è carino ridere degli stupri nel periodo dell’anno quando ci si deve indignare!

Di San Valentino non si parla male il 30 Ottobre!

Ed i post contro il Natale non si vedono il 14 Agosto!

Un po’ di contegno!

 

PERCHE’ LA SATIRA NON VIENE CAPITA

Ma Facciamo un altro esempio, prendiamo la battuta, modifichiamola e riportiamola un po’ di tempo indietro.

Facciamo caso che la battuta sia uscita nel periodo del processo a Bill Cosby, dopo la sua assoluzione e scriviamola così:

“Adesso inventeranno un app per smartphone che se vedi una ragazza carina in metropolitana e te ne innamori ti dice chi è e quanti anni ha.

Si chiamerebbe: App per smartphone che ti fa fare sesso con le ragazze in metropolitana free.

FREE perché poi ci sarebbe la versione Premium in cui te l’addormenta.

E si chiamerebbe App per smartphone che ti fa fare sesso con le ragazze in metropolitana Premium Cosby Edition”

 

Uno dei tanti meme che “ride” sull’accaduto …

Il tempismo sarebbe stato perfetto, la battuta è costruita meglio, sempre troppo lunga, ma non così tanto, e soprattutto alzerebbe il polverone verso un VIP.

Ricordatevi, novelli comici alla lettura, che nascondere una vostra idea dietro la satira contro un VIP è una carta vincente.

Io scrivo questo non da persona indignata, ma da uomo comune.

Uomo comune che si è sentito dare del Misogino, del Frocetto effemminato, del Nazista Fascista, del Comunista amico dei neGri, dell’eterno Peter Pan, del Vecchiaccio, dell’Ateo presuntuoso, del credente bigotto e, purtroppo, anche del Vegano (la cosa che mi ha offeso di più) in base al mio interlocutore.

E questo perché dipende dall’ambiente in cui si dice quel qualcosa che ti addita.

I Social sono il terreno perfetto per le indignazioni, e questa volta a Labadessa è andata male.

Per me, la battuta, resta una battuta che non ha fatto ridere.

Ce ne sono tante sul web, non sarà la prima e non sarà l’ultima.

Per cambiare, non sarebbe bello smetterla di additare un “mostro” e sensibilizzare la prossima generazione sull’argomento?

 

Male che vada, avete qualche giorno ancora per additarlo, poi l’attenzione pubblica passerà ad altro.

No, perché noi viviamo ancora in Italia.

 

Quel magico paese in cui la lunghezza della gonna è il confine tra donnaccia e vittima.

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