Ve li ricordate gli anni Novanta, L’uomo ragno, la regina del Celebrità? Se la risposta è “sì”, e la pronunciate anche con un po’ di amarcord, il libro di Max Pezzali “Max 90. La mia storia. I miti e le emozioni di un decennio fighissimo” fa al caso vostro.
E’ uscito a fine marzo questo scrigno di nostalgia ed illustrazioni pop: “Max Pezzali ha selezionato oggetti (alcuni ormai spariti), espressioni, icone presenti nelle canzoni del suo repertorio e li ha disposti in fila, proprio come le tracce di un album, per raccontare gli anni 90, una generazione e il suo immaginario“.

Di cosa parliamo, quando parliamo di 90s e 883
Il libro è introdotto da una prefazione di Lodo Guenzi de Lo Stato sociale, ed ha un “Post scriptum” di Mauro Repetto, co-fondatore degli 883.
Mi mancano i telefoni a gettoni. Mi mancano i chiodi, le magliette dei Nirvana, i bracciali con le borchie e le musicassette (…) Mi manca ascoltare gli 883 di nascosto con il wolkman tornando a casa alle cinque dall’ennesima serata in cui ho messo la camicia ma nessuno mi ha filato, chè non so ballare, non so essere figo, non so nemmeno sembrare simile a chi non va a casa da solo.
Prefazione
Inizia così questa retrospettiva sui 90s, tra musica leggera e sfighe amorose, che il nostro Max riesuma raccontando aneddoti e dietro-scena delle sue canzoni. Immagini estremamente pop accompagnano i capitoli, ed ogni tanto ci viene consigliato un bel “Riascolta”. Sì, perché è possibile leggere questo libro ascoltando i pezzi degli 883 in parallelo (come d’altronde sto facendo io mentre scrivo!).

In questo libro troviamo un concentrato di riferimenti, allusioni e sapori delle canzoni degli 883: ci sono ovviamente i due di picche, il bar, il sogno americano, gli arbre magique. Non solo, ma anche una riflessione sugli anni Novanta carica sì dello sguardo nostalgico di un innamorato che ripercorre la propria storia, ma anche della capacità di osservazione che lo scorrere del tempo concede.
Diventare grandi
“Diventare grande per me è stato un percorso strano. Forse perché, essendo cresciuto negli anni 80 ed essendo diventato adulto nei 90, come tutti i membri della generazione X non ero preparato a crescere. C’era un sentimento comune, la consapevolezza che la giovinezza sarebbe durata per sempre, che saremmo rimasti adolescenti a vita (…) Siamo cresciuti con un’idea di unicità, con l’illusione di essere destinati a non crescere mai, perché abbiamo vissuto in un ambiente pieno di musica e giovinezza”.
Diventare grandi, p. 137

La retrospettiva si conclude con il capitolo “Gli anni zero”. Sulle note della narrazione fatta di parole e musica, siamo giunti alla fine. Un ultimo sguardo al mondo “post torri gemelle”, ma con la carica di una canzone come “Il mio secondo tempo”.
Finchè un bel giorno io non ho capito che era l’ora di scegliere
Cose e persone che mi succhiavano via
Anche soltanto un grammo d’energia
Buttare tutto, buttare quello che fa male
O perlomeno buttare quello che non vale
Non vale niente o non vale almeno un’emozione
Se non vale mi devo sbrigare
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