Un vulcano maestoso e misterioso si erge imponente sulla costa occidentale dell’Isola del Nord della Nuova Zelanda (già patria di altre meraviglie), avvolto da un’aura di sacralità che affonda le radici nella cultura Māori. Con i suoi 2.518 metri di altezza, il Monte Taranaki, si distingue non solo per la sua perfetta simmetria, che lo ha reso la controfigura del Monte Fuji in produzioni cinematografiche come “L’ultimo Samurai“, ma anche per l’insolita foresta circolare che lo avvolge.
Una foresta da brividi circonda il vulcano che “ha diritti umani”: ecco cosa nasconde questo luogo magico
La foresta che si estende per circa 19 km di diametro, è un vero e proprio enigma naturale, perfettamente delineato nelle immagini satellitari. La foresta, popolata principalmente da alberi rimu e kāmahi, nasconde al suo interno un luogo inquietante e affascinante: la “Goblin Forest“.
Qui, vicino alla vetta, i tronchi degli alberi si contorcono in forme bizzarre e grottesche, cresciuti sopra antichi resti fossilizzati di foreste distrutte da eruzioni vulcaniche. Il paesaggio assume un aspetto fiabesco e sinistro al tempo stesso, con un manto di muschi e licheni che pende dai rami, creando un’atmosfera surreale che richiama alla mente le illustrazioni dei fratelli Grimm.
Ma il Monte Taranaki non è solo una meraviglia naturale: nel 2017, la Nuova Zelanda gli ha riconosciuto gli stessi diritti legali di una persona, un gesto di profondo rispetto verso la comunità Māori, che considera la montagna un antenato sacro e parte integrante della propria famiglia. Questo riconoscimento, che trova un precedente nel caso del fiume Whanganui, riflette l’approccio unico e rispettoso della Nuova Zelanda verso il legame spirituale che lega le popolazioni indigene al loro territorio.

In pratica, qualsiasi danno inflitto al monte equivale legalmente a un’offesa contro la comunità Māori stessa, un concetto che sfida la visione antropocentrica occidentale e ci invita a riflettere sul nostro rapporto con la natura.
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Tuttavia, non bisogna lasciarsi ingannare dalla maestosità serena del Monte Taranaki: sotto la sua perfetta simmetria si cela un vulcano attivo, la cui ultima eruzione risale a circa 200 anni fa. Gli esperti avvertono che il rischio di un nuovo evento eruttivo nei prossimi 50 anni oscilla tra il 30% e il 50%, rappresentando una potenziale minaccia per oltre 100.000 persone che vivono nelle vicinanze. Inoltre, anche in assenza di eruzioni esplosive, il vulcano genera sporadici flussi di fango vulcanico, noti come lahar, che possono causare danni considerevoli.
In questo contesto, il riconoscimento dei diritti legali del Monte Taranaki assume un significato ancora più profondo: è un monito a rispettare e proteggere non solo la montagna in sé, ma anche le comunità che da essa dipendono, un invito a ripensare il nostro rapporto con l’ambiente e a trovare un equilibrio tra lo sviluppo umano e la salvaguardia del patrimonio naturale e culturale.
Come scriveva il poeta neozelandese James K. Baxter, “la montagna è un altare dove l’uomo incontra il divino“, e il Monte Taranaki, con la sua aura di mistero e sacralità, ne è l’emblema perfetto.