Nel 1962, la Tanzania, all’epoca conosciuta come Tanganyika, fu colpita da un evento straordinario che non provocò vittime, ma lasciò profonde cicatrici emotive: un’epidemia di risate incontrollabili che coinvolse circa mille persone, costringendo le autorità a chiudere scuole e comunità. Ma se state pensando che si è trattato solo di un eccesso di buon umore… Beh, vi sbagliate di grosso.
Un fenomeno che non fa ridere per davvero
Questo fenomeno, apparentemente bizzarro e inspiegabile, non era il risultato di un eccesso di allegria, bensì un caso emblematico di malattia psicogena di massa, una condizione in cui un gruppo di individui manifesta sintomi fisici o comportamentali senza un’evidente causa organica.
L’origine di questa singolare epidemia può essere ricondotta a una studentessa di una scuola femminile, improvvisamente colta da una crisi di risa incontrollabili, probabilmente scatenata dall’ansia. Come un’onda inarrestabile, le compagne iniziarono a ridere senza freni, in un effetto domino che si estese rapidamente ad altre scuole e comunità, portando alla chiusura temporanea di ben quattordici istituti.
I sintomi comprendevano attacchi di riso e pianto della durata variabile, da poche ore fino a sedici giorni, spesso accompagnati da comportamenti inquieti, come corse senza meta o improvvisi scatti di violenza.

Le cause dell’epidemia di risate
Nonostante l’intensità degli episodi, gli esperti non riuscirono a individuare cause fisiche o organiche. Il ricercatore Christian Hempelmann attribuì l’evento a una malattia nota anche come sociogena, un fenomeno che si verifica quando un gruppo di persone, esposte a situazioni di forte stress, manifesta sintomi senza una causa biologica evidente.
Nel caso delle studentesse tanzaniane, la tensione emotiva potrebbe essere stata amplificata dalle rigide aspettative imposte dalle scuole gestite dai britannici e dall’incertezza politica seguita all’indipendenza del Paese, ottenuta solo un mese prima.
La storia insegna che lo stress collettivo trova spesso modi sorprendenti e inaspettati per manifestarsi. Situazioni simili si sono ripetute in diverse parti del mondo, spesso in ambienti dove le persone si sentono intrappolate o impotenti, come nel caso di una scuola in Lancashire, Inghilterra, dove alcuni studenti hanno iniziato a soffrire di nausea e vertigini senza cause apparenti, o nei numerosi episodi documentati in zone come il Kosovo, l’Afghanistan e il Sudafrica, dove il trauma collettivo è particolarmente forte.

Gli esperti sottolineano che le persone più vulnerabili a questo tipo di fenomeni sono spesso giovani, donne e individui con ruoli subordinati, come i dipendenti in contesti lavorativi problematici.
Ne è un esempio il caso di un ufficio del DMV a Lafayette, Indiana, dove i lavoratori svilupparono sintomi di difficoltà respiratoria, nonostante l’edificio fosse stato ispezionato per contaminazioni e non fossero state trovate cause concrete.
È interessante notare come la risata, solitamente associata a benefici psicofisici, possa talvolta assumere connotazioni negative. Nel caso dell’epidemia tanzaniana, le risate non portarono sollievo alle persone colpite, ma furono una manifestazione di sofferenza, un modo per il corpo di comunicare un disagio profondo in assenza di altre vie di sfogo.
Fonte: https://www.atlasobscura.com/articles/1962-laughter-epidemic-tanganyika