Immaginate una social network capace di abbracciare tutta la vostra realtà. Un luogo in cui poter accumulare tutti i vostri pensieri, le vostre passioni, le vostre esperienze. Di rendere tutta la vostra individualità pubblica. A darvi una mano in questa teoria abbiamo Dave Eggers con il suo The Circle. Qui proveremo ad analizzare i tanti spunti che questo romanzo offre, anche grazie all’omonimo film con Tom Hanks ed Emma Watson.
La Distopia innovativa di The Circle
Stiamo parlando di un romanzo distopico che prende a piene mani da i suoi predecessori storici (1984 e Fahrenheit 451) per dare una nuova linfa al genere. Lo scrittore, Dave Eggers, abbandona infatti lo stile retorico e macchinoso delle opere precedenti ed innova la sua scrittura, messa a servizio della storia.
La trama è incentrata sulle vicende riguardanti “Il Cerchio“, The Circle per l’appunto, un’azienda che vede la sua punta di diamante nella comunicazione web. Questo è già uno dei tanti punti che rendono originale questa distopia; non stiamo parlando di grandi organizzazioni segrete, di realtà governative e dittatoriali, ma di una multinazionale come tante altre. La vicenda si nutre della realtà contemporanea, delle sue tendenze e delle sue paure.

La politica fondante del Cerchio sta nel rendere i propri dipendenti completamente asserviti all’azienda. La loro vita si svolge in un campus innovativo, perfetto e accogliente. Il Cerchio offre alloggi, servizio sanitario, svaghi di ogni tipo e feste sfrenate. Il patto è però quello di condividere tutta la loro realtà sul social aziendale.
Questo contratto di trasparenza assoluta e la sua retorica sono fondamentali e grazie a questo si snodano molte riflessioni.
Un segreto è una bugia?
L’individualità è davvero così preziosa e inviolabile? Sin dalla nascita della società vi sono varie entità che cercano di minare il segreto del singolo; tra queste vi sono l’etica, la legge, la religione e la psicologia.
L’etica, in particolare con l’imperativo categorico Kantiano, vuole minare il segreto dell’intenzione. Secondo Immanuel Kant infatti, azione e intenzione coincidono e il solo pensare qualcosa di illecito equivale ad una azione illecita. La legge, come citato nella Costituzione, è fondata su principi che valgono anche se nessuno ci sta osservando. La religione, come trattato da Michel Foucault ne La volontà di sapere, ha violato tra i tanti segreti anche quello della sessualità. La psicologia, sin dalle sue origini, ha intenzione di violare il segreto della psiche umana con tecniche dialogiche o farmacologiche.
Ma tutte questi tentativi sono stati vani, perchè nessuna delle quattro discipline è riuscita a creare un territorio aperto al pubblico in cui il privato possa annichilirsi, possa sacrificarsi per unificare tutta la comunità. Ma il mezzo più efficace è proprio in quel patto che facciamo tra noi stessi e il resto della società attraverso i social network come concepiti in The Circle.
The Circle: La filosofia applicata alla fantascienza
La protagonista viene resa trasparente attraverso una telecamera che trasmette tutte le immagini che riprende su internet e chiunque può osservare e commentare ogni azione di chi viene ripreso. La sua privacy è annullata. Ma qual è lo scopo di tutto ciò? Gli intenti ufficiali del The Circle sono quello di rendere completamente accessibile a chiunque una qualsiasi informazione riguardante chiunque, di poter rintracciare chiunque, di poter osservare chiunque. E questo sembra il modo migliore per ridurre i crimini e le nefandezze del mondo, osservando tutta la realtà come in una camera di specchi.
Richiamando Minority Report, basato su un racconto di Philip K. Dick, si vuole cancellare il male dalla società sacrificando un qualcosa di tanto prezioso come l’individualità. Il principio fondamentale è quello del “panopticon” (dal greco “tutti osservano”), ossia quante azioni non compiremmo se sapessimo di essere osservati e giudicati da tutti? Ma essendo certi di questo risultato, quanti di noi sacrificherebbero la propria privacy per un bene superiore?

Un esperienza “privata” al pubblico
In una intervista del CEO Beiley a Mae, la nostra protagonista, chiede perchè non avesse voluto condividere una sua uscita in kayak sul Cerchio. E soprattutto le chiede se secondo lei fosse giusto privare della sua esperienza qualcuno di meno fortunato come suo figlio, costretto a letto da una rara malattia.
Quindi, tenendo privata una nostra esperienza stiamo privando qualcun’altro di quel momento e delle emozioni che esso scaturisce?
E’ innegabile che l’esperienza sia uno dei metodi formativi più importanti e tutti, quotidianamente, mettiamo a disposizione degli altri le nostre esperienze e gli insegnamenti da esse derivati attraverso le nostre azioni e le nostre parole. Ma in questa vicenda si analizza inevitabilmente il modo in cui trasmettiamo le nostre esperienze. La critica è dunque quella dell’immediatezza dei social, della velocità con cui tutto si racconta, senza pensare alle conseguenze immediate e non.
I dati come merce
Interpretando dunque la nostra era, l’informazione è diventata merce di scambio, un prodotto, un possedimento. E la loro analisi è alla base di tante innovazioni e miglioramenti. Sono molte le società di analisi dei dati, e spesso si sente dire che “un dato è un soldo”. Se inserito in questo contesto distopico questo ci può sembrare assolutamente meschino e deplorevole, ma la realtà è spesso più complessa di un “aut aut”. E molto probabilmente potremmo parlarne in seguito.
Perchè dovreste leggere il libro…
Questa narrazione non potrà dunque non rapirvi tra le sue pagine e farvi riflettere senza smettere di intrattenervi. La sensazione primaria sarà l’ansia e una paura profondamente contemoporanea, la stessa che potreste provare guardando un episodio di Black Mirror. E nonostante in molti punti si può ritrovare una narrazione iperbolica, idealistica e a tratti retorica, il romanzo resta comunque originale, intelligente, stimolante. Potrete trovare noiosi alcuni spiegoni tecnologici, ma è davvero un ottimo compromesso tra letteratura “alta” e letteratura d’intrattenimento.
O guardare il film di The circle?
Una buona alternativa per pigri è certamente il film omonimo. La pellicola è notevole e gradevole, offre degli spunti bellissimi anche sul livello visivo. La regia e la scrittura sono dei grandi punti di forza, e molto spesso le immagini ci lasciano osservatori freddi e distanti dell’inevitabile. Una visione piacevole e per niente rassicurante.