Chi sta dietro il mondo delle stelle e si interessa all’universo, saprà che ci sono dei dati “inconfutabili”. Uno di questi, almeno fino ad oggi, era l’età dell’Universo. Si stima che la sua età sia intorno ai 14 miliardi di anni, più precisamente 13,7. Tuttavia, un nuovo studio smentirebbe questa tesi e ne introdurrebbe una nuova: l’Universo ha il doppio dell’età che conosciamo. Vediamo i dettagli dello studio portato avanti dall’università di Oxford.
L’universo è più vecchio di quanto crediamo: ha quasi 30 miliardi di anni secondo un recente studio
Un nuovo studio condotto da scienziati canadesi suggerisce che l’età dell’universo è di 26,7 miliardi di anni, il che mette in discussione la stima generalmente accettata di 13,7 miliardi di anni, basata sul modello Lambda-CDM. Il modello Lambda-CDM (Lambda-Cold Dark Matter), meglio noto come “modello cosmologico standard”, è un modello ampiamente accettato che descrive l’evoluzione dell’universo dalle sue prime fasi fino ai giorni nostri. Per anni, astronomi e fisici hanno calcolato l’età del nostro universo sulla base dei dati di spostamento verso il rosso per la luce proveniente da galassie lontane.
Nel 2021, sulla base di questo modello, l’età dell’universo è stata stimata a 13,797 miliardi di anni. Un nuovo studio sfida il modello cosmologico dominante e getta nuova luce sul cosiddetto “problema delle prime galassie”. Gli scienziati sono rimasti perplessi dall’esistenza di stelle che sembrano essere più vecchie dell’età stimata del nostro universo. Come Matusalemme, una stella subgigante, la cui età, secondo alcune stime, è di 16 miliardi di anni. Così come la formazione delle galassie nell’universo primordiale, scoperta dal telescopio James Webb. Queste sono galassie che si sono formate appena 300 milioni di anni dopo il Big Bang, e il livello di evoluzione e la massa di tali galassie sono solitamente associate a miliardi di anni di evoluzione. Inoltre, sono galassie sorprendentemente piccole, il che aggiunge un altro elemento al mistero.
Rajendra Gupta, professore di fisica all’Università di Ottawa, ha combinato il modello Lambda-CDM e la teoria della luce stanca di Zwicky, reinventando il redshift come un fenomeno ibrido. Gupta ha integrato la teoria di Zwicky con le “costanti di accoppiamento” in evoluzione proposte da Paul Dirac. Le costanti di accoppiamento sono costanti fisiche fondamentali dell’interazione tra le particelle. Secondo Dirac, queste costanti potrebbero cambiare nel tempo. Se si tiene conto dei cambiamenti nelle costanti, il tempo di formazione delle prime galassie osservato dal telescopio Webb può essere aumentato da diverse centinaia di milioni di anni a diversi miliardi di anni. Ciò fornisce una spiegazione per le anomalie di massa e lo sviluppo di queste antiche galassie.
Gupta suggerisce che l’interpretazione della costante cosmologica (l’energia oscura, che è responsabile dell’espansione accelerata dell’universo) deve essere rivista. Invece, ha proposto un’interpretazione dell’evoluzione delle costanti di accoppiamento. Questa modifica del modello cosmologico aiuta a risolvere il mistero delle piccole dimensioni e del tempo di formazione delle galassie osservate nell’Universo primordiale. E, di conseguenza, presuppone che l’età dell’Universo sia di 26,7 miliardi di anni e non di 13,7, come si crede ora.
Fonte | Oxford Academic -JWST early Universe observations and ΛCDM cosmology
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