Chiamasi Gabriele Villani l’autore di “Venti giorni senza Dio”, graphic novel per infaticabili sognatori.
Parliamo qui della terza “fatica” dell’autore, illustratore e musicista tarantino, uscita nel novembre 2020 per Becco Giallo. L’opera è divisa in cinque capitoli, i primi quattro interamente occupati dal fumetto, che poi lasciano spazio all’aggiunta del testo nell’ ultimo (Le risposte).
Riferimenti culturali
Vi ricordate il mito letterario del Novecento uscito dalla penna di Hugo Pratt? Ecco, credo che il protagonista di questa graphic sia una figura a metà tra Corto Maltese e Giacomo Leopardi, una sorta di eroe tragico, tra disincanto e resilienza. Dall’eroe di Pratt eredita il vizio del fumo e l’ironia, dal secondo il dialogare con gli astri e il tono di voce dell’opera. “Venti giorni senza Dio” lascia però aperta la porta alla prospettiva: non manca mai la volontà di alleggerire anche le situazioni più tombali ed i piccoli “drammi” dell’esistenza. C’è una sorta di gentilezza che accompagna questo viaggio grafico, e che si fa sentire nonostante la disillusione.
Personaggi e scelte grafiche
Ci sono vari personaggi nel libro, a volte interlocutori del protagonista principale, a volte protagonisti a loro volta: la luna, il gatto, il Cavaliere, ed un personaggio femminile.
La prima, è solita scambiare battute con il Cavaliere; il gatto è una specie di animale totem, reale custode delle verità e delle risposte col suo scanzonato miagolare. Ma il più complesso personaggio è l’io. Il tema del doppio e del sé interiore si avverte in alcune pregiatissime vignette, dove la lotta interiore è preponderante: nemico, mostro, ma anche bambino dimenticato dal sé adulto, non teme di elargire critiche e precisazioni.
Le immagini sono semplici, nitide, pulite; generalmente in bianco e nero, le uniche a colori sono quelle dedicate al Cavaliere, in cui il mantello rosso spicca sullo sfondo scuro.
Personaggio preferito, sicuramente il gatto. Confido infatti che anche i miei gatti siano arrivato alle medesime conclusioni del felino di “Venti giorni senza Dio”, e che mi giudichino costantemente.
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