Migranti, al suono di questa parola il nostro pensiero non può non andare a quella punta dello stivale bagnata dal Mediterraneo.
Ai nostri migranti, al mare nostrum che tanto spazio trova, negli ultimi giorni, nelle terrificanti immagini, testimonianza di quanto sta accadendo a due passi da noi.
Come spesso accade però, la cronaca di casa nostra rischia di farci perdere di vista avvenimenti altrettanto tragici che, in questi stessi mesi, accadono al di là dell’Oceano.
Oggi, a nessuno davvero è più concesso ritrarsi esclusivamente nel proprio orticello, indifferente a ciò che accade qualche ora di aereo più in là.
Fatti che tanto assomigliano alle foto shock che ogni giorno sfilano in una luttuosa passerella di corpicini di piccole e innocenti vittime delle dinamiche della politica adulta.
Così, se difronte ai visi attoniti e stanchi dei migranti che bussano alle porte d’Europa, non basta più cambiare canale ad alleggerire le coscienze di tutti, gli stessi volti però non devono far dimenticare altri volti, altre storie, altre vite che, nel tentativo di oltrepassare un confine, hanno dato il via ad avvenimenti che travalicano ben altri confini, quelli tra morale e politica, tra legale e illegale, tra lecito e illecito, sconfinando fin nei più profondi interrogativi riguardanti gli umani diritti.
Migranti clandestini verso gli USA
USA, confine col Messico. Le promesse della campagna elettorale di Donald Trump, riguardo alla questione messicana, sono state puntualmente mantenute e si è andati anche oltre.
La preannunciata politica relativa all’I.C.E. (Immigration and Customs Enforcement), rientrava nel quadro di una risoluzione del problema dell’ingresso di narcotrafficanti in territorio americano.
Essa prevede azioni di tolleranza zero verso i migranti che clandestinamente attraversano il confine.
Peccato però che il pugno di ferro messo in atto negli ultimi tempi preveda un trattamento indistinto fra essi e coloro che ad esempio cercano di fuggire a fame o guerre, ma ciò sarà probabilmente sfuggito al Presidente imprenditore…
Ad aggravare ancor più la situazione però è stata la scelta di seguire il “rimedio” che, già nel marzo del 2017, l’allora segretario alla Sicurezza interna, John F. Kelly, proponeva.
La pratica era ritenuta un possibile modo per scoraggiare l’immigrazione clandestina al confine Sud: separare i figli degli illegali, avrebbe potuto fungere
“come deterrente a ulteriori movimenti”.
La politica dell’I.C.E. e le famiglie
Bambini, anche piccolissimi – alcuni ancora col pannolino per intenderci – separati dai genitori – letteralmente strappati dalle braccia delle madri!
E ciò per il tempo necessario al verdetto sulla possibilità o meno di restare negli Stati Uniti – tempi che possono andare da giorni a settimane!
Le immagini di bambini IN GABBIA, in attesa del verdetto, hanno chiaramente fatto il giro del mondo.Da ogni angolo del pianeta si è sollevato il grido di protesta ad una politica che collide con il più elementare principio dei diritti umani previsti dall’ONU:
L’INTERESSE DEL BAMBINO DEVE
SEMPRE
PREVALERE
E se la scelta dell’Amministrazione Trump avrà senza dubbio disturbato persino la quiete di Kant, contravvenendo a quella sua massima che consigliava di
usare le persone sempre come fine e mai come mezzo
contro il pugno duro della politica americana non ha mancato di esprimersi anche l’Alto commissario per i diritti umani, Zeid Ràad Al Hussein che ha posto l’accento sull’inammissibilità di tali trattamenti.
Vere e proprie pratiche di ABUSO sui bambini, strumentalizzati al fine di scoraggiare i genitori intenzionati a varcare il confine di fuoco.
Voci di opposizione
A partire dagli stessi palazzi della politica statunitense si è fin da subito levata la protesta di democratici, parte dei rappresentanti repubblicani. Persino la First Lady, Melania Trump, si è opposta alle scelte del consorte. La sua portavoce, Stephanie Grisham, ne ha infatti dichiarato alla Cnn, la speranza affinché gli Usa siano
“un Paese che segue tutte le leggi, ma anche un Paese che governi col cuore”
Dopo di lei altre donne, altre ex first ladyes, Laura Bush, e poi Michelle Obama e Hillary Clinton, hanno levato la loro voce contro l’I.C.E.
E a queste ha prontamente fatto eco quella proveniente da marce, iniziative, manifestazioni – a cui hanno preso parte anche nomi famosi – e proteste da parte dei cittadini.
L’ordine di stop alle divisioni delle famiglie
Difronte a tutte queste pressioni, il Presidente sembra aver compiuto un primo, timido – davvero strano da parte sua! – passo indietro.
Ha infatti firmato un ordine esecutivo che dà lo stop alla divisione delle famiglie. Ciò dopo circa due mesi di oscene, disumane e prolungate separazioni.
L’ordine avrebbe dovuto trovare una soluzione più umana per il comportamento da attuare nei confronti dei minori che i cittadini – per lo più provenienti da Messico, El Salvador, Guatemala e Honduras – portano con sé.
Ma il condizionale è d’obbligo. Secondo Trump la soluzione per ricongiungere le famiglie – evitando così ad altre centinaia di bambini, l’incubo già vissuto da oltre 2000 minori – rimane quella di incarcerare i figli insieme ai genitori! Ciò è quanto il decreto stabilisce.
Ad oggi, la situazione è la seguente: i minori non possono essere incarcerati – secondo il cosiddetto accordo Flores, una sentenza emanata da un tribunale della California nel 1997.
Così, l’ordine esecutivo chiede espressamente al ministro della giustizia di “presentare un ricorso” in tribunale per apportare modifiche all’accordo Flores.
Se il ricorso dovesse passare, sarebbe riabilitato come legale un tipo di incarcerazione senza dubbio traumatico e per di più di non prevedibile durata.
Le famiglie riunite, ok, ma in carcere, in attesa della sentenza dei processi penali avviati avverso i genitori; l’ingresso illegale in territorio USA rappresenta infatti un reato (minore).
Insomma più che passo indietro, quella di Trump sembra essere una scaltra tattica politica che aggirando temporaneamente l’ostacolo, finisce per lasciarlo lì bell’e intatto… Una soluzione senza risoluzione insomma.
Ancora manifestazioni di disapprovazione degli elettori
Lungo le strade di quello stesso paese che, seppur in teoria d’accordo con un’ottica di difesa dei propri confini, non accetta lo sconfinamento in comportamenti agghiaccianti e del tutto fuori di ogni confine di umana moralità, avanzano altre maree umane, simili a quella che si riversa sul confine messicano.
Maree composte però di americani disgustati – come ha definito il loro stato d’animo Bernard Guetta, giornalista di France Inter, lo scorso 21 giugno.
Se la voce di Melania Trump, delle avversarie politiche di Trump, Laura Bush, Michelle Obama e Hillary Clinton, hanno trovato nel loro inerlocutore un muro più solido di quello che egli auspica di costruire al confine, speriamo che lo stesso non accada al suono di altre voci femminili.
Possano scavare un varco verso una decisione di ascolto, quella di una dodicenne, Leah, figlia di migranti irregolari che ha preso la parola per gridare i suoi timori all’America tutta:
I don’t like to live with this fear. It’s scary. I can’t sleep. I can’t study. I am stressed, I am afraid that they will take my mom away while she is at work, out driving or at home
E quella, ancora femminile, di Maxine Waters, membro della Camera per lo stato della California che, da donna, madre rivolge a Trump, da Los Angeles, il suo severo, aperto e condiviso SCOLDING (rimprovero).
How dare you?
How dare you take the babies from mothers’ arms?… Take the children and send them all across the country into so-called detention centers?
Donald Trump, you think you can get away with everything, but you have gone too far when you are trying to break up families in the way that you do
Pensando alle tante, troppe Leah che stanno vivendo un periodo che forse segnerà questi minori per sempre, anche il Bosone si chiede, insieme a Maxine Waters,
Ci scusi, Signor Presidente ma…
COME OSA?
Luisa De Vita
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