Anche se è ancora presto per parlare di primavera, questo è un argomento che potrebbe essere di utilità a tutti gli amanti della natura e di conseguenza, della fauna. Parliamo della tutela degli animali selvatici da quelli che apparentemente sono comportamenti bonari, da parte dell’uomo, ma che finiscono col rivelarsi inefficaci o peggio, dannosi.
Anche in inverno è possibile che durante una passeggiata in montagna, in una bella giornata di sole o in un’escursione tra i boschi innevati, ci si ritrovi di fronte a un cucciolo indifeso. E la prima cosa che ci viene da pensare – o da dire senza pensare (è il caso di dirlo) – è “uuuuh poverino è stato abbandonato”. Nulla di più sbagliato!
Purtroppo, in alcuni casi, intervenire per aiutare l’animale può incidere negativamente con la sua sopravvivenza nella natura. Ma non c’è da vergognarsene.
Molte delle norme da rispettare in natura non vengono insegnate in nessun istituto e anzi, molte volte conoscerle significa aver approfondito personalmente determinate situazioni con le documentazioni specifiche.
Solo negli ultimi anni è stato approvato e finanziato un progetto sull’Educazione Ambientale, finalizzato a insegnare a bambini e adulti il rispetto per la natura e per i suoi abitanti.
Cosa fare dunque quando troviamo degli animali selvatici in difficoltà o ancora peggio, feriti?
Grazie alla collaborazione della responsabile Francesca Manzia della CRFS (centro recupero fauna selvativa) LIPU di Roma abbiamo raccolto una serie di dritte per capire come comportarci quando siamo in una situazione del genere.
Le Buone Norme per Rispettare gli Animali Selvatici in Natura
La domanda fondamentale da porsi prima di prendere qualsiasi iniziativa è: che cosa è giusto per l’animale?
Quello che intendiamo dire è che potrebbe essere istintivo, voler mettere al riparo dai predatori un trovatello. Magari dando scontato che i genitori dell’animale, l’abbiano abbandonato.
Pur essendo una nobile intenzione, si tratta di un comportamento molto sbagliato che penalizzerà non solo la vita del cucciolo ma anche quella dei genitori e di conseguenza, dell’intera specie. Sì, perché quando parliamo di questo genere di cose, è giusto vederle in grande.
Dobbiamo saper gestire le nostre emozioni e i nostri sentimenti e pensare a cosa è meglio per il cucciolo. E per far si che ciò accada, dobbiamo avere un minimo di conoscenza su quelli che sono i comportamenti degli animali.
Non sono come noi: i loro atteggiamenti sono finalizzati alla salvaguardia della specie e non del singolo individuo. Quello che a noi può sembrare un crudele abbandono, in realtà è un modo per il genitore di proteggere il proprio cucciolo e non esporlo ai pericoli.
Ricordiamo, inoltre, che una mamma può allontanarsi dalla tana o dal suo piccolo per qualche istante ma non rimane mai troppo distante. Questo perché restando nelle vicinanze può nutrire se stessa e allo stesso tempo udire il richiamo di aiuto del cucciolo e correre subito a salvarlo.
Se leggete bene tra le righe, riconoscerete un primo consiglio da adottre per la vostra incolumità: i genitori non si allontanano quasi mai e sono pronti a difendere la loro prole con le unghie e i denti. Per cui, state attenti se avete intenzione di avvicinarvi!
Ricordiamo che gli animali, nei primi anni di vita, non emanano odore ed è per questo che le madri sono propense ad allontanarsi dalla prole dato che accompagnandola, la esporrebbero automaticamente ai predatori. Un altro consiglio quando troviamo animali selvatici, infatti, è quello di non toccarli perché prenderebbero il vostro odore, trasformandosi in un invito per un “pasto facile”.
Cosa fare quando troviamo un pullo?
Un altro aspetto importante da conoscere e che vale soprattutto per gli uccelli, è quello di non avventarci subito sui pulcini quando ne troviamo qualcuno a terra.
Quante volte ci è capitato di vedere un piccolo uccellino saltellare a terra, incapace di spiccare il volo? Soprattutto in primavera e in estate, se ne vedono molti e l’istinto potrebbe suggerirci di prendercene subito cura.
Anche questo è un gesto sbagliato! L’animale non è ferito; spesso escono fuori dal nido ancora prima di saper volare ed è un modo per i genitori di insegnare loro a sopravvivere in natura e procurarsi il cibo da soli.
Nessuno nasce istruito e non sarà certo rimanendo nel nido che il pullo imparerà a volare. Molto spesso, i genitori torneranno a prenderlo o gli staranno vicino, nutrendolo e spronandolo a librarsi in cielo.
Questo è comunque un argomento delicato perché molti di essi si trovano in centri abitati e sono esposti a pericoli ben peggiori dai comuni predatori: l’uomo.
Uno dei consigli qualora vi capitasse di trovarne uno, è quello di spostarlo in sicurezza nelle vicinanze badando a non toccarlo più di troppo o lasciarlo in “casettine” artigianali. Il motivo è lo stesso di cui prima: l’odore potrebbe confondere i genitori.
Se invece siete in campagna o in un luogo aperto, lasciatelo lì perché è così che la natura gli insegnerà a diventare più grande!
Il discorso cambia qualora l’animale dovesse essere visibilmente ferito! È vostro dovere quindi prendere provvedimenti per salvarlo: chiamare le autorità competenti come i carabinieri forestali, o rivolgervi a uno dei centri di recupero animali selvatici più vicini. Vi aiuteranno a comportarvi correttamente nelle diverse situazioni e avrete compiuto una buona azione e…
Ricordate, a modo loro gli animali ve ne saranno grati!
Che cosa fare quando troviamo un riccio?
La lista è davvero infinita, come anche i comportamenti da adottare a seconda delle situazioni. Tra gli animali selvatici che comunemente troviamo anche nei centri abitati, abbiamo i ricci.
Queste piccole creature sono animali crepuscolari e spesso li troviamo chiusi a palla in mezzo alla strada. Come comportarsi, quindi? Se vediamo che l’animale non è ferito o sofferente, bisognerebbe semplicemente assicurarsi che non passino macchine e allontanarsi; non si sentirà più in pericolo e andrà per la sua strada.
Nel caso in cui si trattasse di una zona trafficata, è buona norma metterlo in sicurezza e spostarlo oltre il ciglio della strada, così che possa raggiungere la vegetazione o un luogo sicuro.
Per legge, i ricci che presentano ferite non possono essere spostati o trattenuti con se ma devono essere consegnati al CRAS più vicino entro 12 ore dal ritrovamento.
Se viene trovata una mamma con i propri cuccioli, questi non devono essere assolutamente toccati, ma bisogna allontanarsi. Lo stesso vale se vengono rinvenuti in una tana; la mamma sarà sicuramente nei paraggi.
Mentre se i piccoli sono sparpagliati e sofferenti, coperti da mosche e parassiti, allora bisogna metterli in sicurezza adottando delle misure idonee al recupero degli stessi o informando le autorità.
Infine, un’altra metrica per capire se l’animale è in difficoltà, sarebbe quella di badare a che ora avviene l’incontro. Trovare un riccio di giorno, infatti, rappresenta un sinonimo quasi certo che non sta bene e quindi va raccolto e portato in un centro di recupero.
Cosa fare quando ci imbattiamo in un cinghiale?
Sfatiamo un mito su uno degli animali selvatici considerati potenzialmente pericolosi: il cinghiale.
Certo, non è tra gli animali più affettuosi o dolci che si possano incontrare, anzi incutono un certo timore.
Ma non è un animale aggressivo! Il cinghiale infatti preferisce fuggire alla vista dell’uomo piuttosto che confrontarsi.
Solo in determinate situazioni può assumere un atteggiamento violento ma a solo scopo difensivo.
Questo avviene quando si tratta di una madre, in compagnia dei propri piccoli, percepisce motivi di allarme come avvicinarsi troppo alla loro tana. Il primo atteggiamento da adottare in questa situazione è quella di allontanarsi piano e non bruscamente, in quanto il contrario potrebbe far spaventare l’animale e scatenare una reazione improvvisa.
Lasciargli lo spazio necessario alla fuga senza mai intralciargli la strada è il modo giusto per assicurarsi che non avvengano risvolti violenti. La calma e il sangue freddo sono fondamentali.
Qualora il cinghiale caricasse perché non convinto delle vostre intenzioni, l’ultima cosa da fare è quella di voltare le spalle e scappare. In questo caso, provate a scansarvi solo alla fine della sua rincorsa. Così facendo, l’animale potrebbe scoraggiarsi e preferirà scappare via.
Ma lasciamo ora la parola agli esperti. Francesca Manzia, responsabile CRFS Lipu di Roma, ha voluto dedicarci un po’ del suo tempo per parlarci del tema affrontato:
Aiutare è un gesto molto bello ma allo stesso tempo molto difficile anche quando si tratta di farlo per i nostri simili, figuriamoci perciò quanto le difficoltà possano aumentare se ci si trova a dover dare assistenza ad esseri la cui vita segue regole completamente differenti da quelle umane.
Innanzi tutto dobbiamo partire dal presupposto inamovibile che nessuna regola è sbagliata e sarebbe quindi irrispettoso e presuntuoso tentare di cambiare ciò che dal nostro punto di vista appare ingiusto o persino inaccettabile.
Spesso bisogna fare come si dice “buon viso a cattivo gioco”.
Un esempio per tutti è il principio su cui si basa la nostra società, che è quello di proteggere e assistere il più piccolo e il più debole e dare gli stessi diritti a ciascun individuo.
In natura accade esattamente l’opposto.
I più piccoli e i più deboli devono essere messi da parte in favore degli individui più forti, perché la loro “società” prevede di pensare innanzitutto al bene della specie e non al bene singolo individuo.
E ancora, Francesca ci spiega i rischi che gli animali selvatici devono adottare per la sopravvivenza della specie:
Le strategie di sopravvivenza degli animali selvatici si basano su questo principio che è anche quello che ci destabilizza di più, soprattutto quando ci troviamo di fronte ad un cucciolo.
Riuscire a diventare adulti in natura è un’impresa che, con un calcolo molto approssimativo, riesce solamente a circa il 20% di tutti i nati della stagione.
Ma non si tratta affatto di un fallimento, anzi è la strategia vincente che consente l’equilibrio tra preda e predatore e che favorisce l’esemplare più forte e scaltro che sarà in grado al meglio di portare avanti la propria specie.
Dunque ogni nuovo nato dovrà necessariamente correre dei rischi, a volte si sbaglia e si impara e molte volte si sbaglia pagandone le conseguenze, ma senza questo inevitabile percorso ad ostacoli non si diventerà mai uno degli “eletti” che avranno l’onore e l’onere di garantire la sopravvivenza della propria specie.
Ora guardiamo con questi occhi una delle scene descritte in precedenza, ad esempio quella di un piccolo uccellino che sta affrontando il suo periodo di svezzamento in terra, ancora incapace di volare ed esposto ad ogni genere di pericoli.
L’unico aiuto che possiamo dargli, a parte spostarlo di qualche metro, è quello di rispettare il suo percorso e se non dovesse farcela nessun senso di colpa ci deve assalire perché abbiamo agito per il suo bene (buon viso a cattivo gioco).
Ovviamente la casistica è davvero immensa ed è impossibile dare qui un consiglio che vada bene per tutte le situazioni, però affrontarlo con la mentalità giusta è già un buon inizio, per il resto va necessariamente chiamato un centro recupero per sapere cosa fare nel momento in cui ci si imbatte in un animale selvatico.
Il nostro modo di gestire l’ambiente influisce moltissimo sulla vita degli animali selvatici…
Come vedete è davvero difficile aiutare facendo la cosa più opportuna, ma c’è qualcosa che invece possiamo fare, dimostrando tutta la nostra voglia di dare un contributo adeguato senza rischiare di ottenere l’effetto contrario, possiamo, cioè, aiutare in maniera indiretta evitando così di determinare situazioni penalizzanti.
Il nostro modo di gestire l’ambiente influisce moltissimo sulla vita degli animali che ci vivono.
Se purtroppo non possiamo agire sui grandi problemi dell’inquinamento, possiamo invece fare molto nel nostro piccolo limitando, per esempio, l’uso di prodotti quali insetticidi, diserbanti o altri veleni.
Magari le nostre rose in giardino avranno qualche foglia mangiata dai bruchi, ma uno di quei bruchi non avvelenato e ben nutrito sarà forse determinante per la crescita del piccolo uccellino che abbiamo lasciato al suo destino poco più in là.
Concludendo: la consapevolezza che il nostro modo di vivere è semplicemente una delle tante varianti possibili – e non il migliore in assoluto – al quale tutti si devono uniformare, è il punto di partenza assolutamente necessario per evitare di sbagliare anche se siamo armati con tutte le buone intenzioni possibili.
Non ci rimane altro che ringraziare per l’intervento e rimandarvi a incontri più sereni e perché no, a qualche riflessione di carattere ambientale il cui scopo dovrebbe rappresentare una delle maggiori priorità del nostro momento storico.
Fonti: https://www.milanonatura.it/hai-trovato-un-riccio
https://corrierequotidiano.it/animali/avete-trovato-un-cucciolo-di-animale-selvatico-comportatevi-come-selvaggi/
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