Come tutte le arti, la musica è un bene di tutti, e tutti dovrebbero fruire di ogni genere musicale, senza preconcetti e senza paura di non capire. Di questo ne abbiamo già parlato in questo articolo, dove analizzavamo i motivi per cui ascoltare e apprezzare la musica classica.
Il genere musicale di cui vorrei parlare oggi è il jazz e di perché non si dovrebbe aver paura di trovare delle perle meravigliose dalle sonorità uniche.

Perché non se ne parla spesso?
Certo, il jazz non è al centro delle scene musicali, e i motivi sono vari. Innanzitutto la complessità del linguaggio non è affatto da mettere in secondo piano. I brani spesso non hanno una durata tipica da radio, soprattutto in alcuni sottogeneri si può arrivare ad esecuzioni che durano sul 10/12 minuti. E questo ne limita la diffusione e la visibilità.
Inoltre, a differenza dei generi più conosciuti, i brani non hanno una struttura tipica; la loro essenza non è negli schemi ma nell’improvvisazione. La sperimentazione è alla base delle varie composizioni. Ogni nota ha un colore diverso e ad un orecchio non allenato il tutto può sembrare disorientante, anche se quello è proprio uno dei punti di forza dell’esperienza jazzistica.
A chi si approccia senza strumenti, tale musica può sembrare sporca e caotica, ma con costanza, liberandosi dalle abitudini sonore, si possono scoprire realtà fantastiche e meravigliose. Il jazz è creatività, inventiva, estro. Il jazz è l’interpretazione che ogni musicista e ogni ascoltatore dà al mondo che lo circonda. Ogni nota, ogni frase riesce a trasportarti in una realtà senza tempo, senza limiti, dove tutto diventa possibile.
Da dove proviene il Jazz?
Le origini del jazz sono fumose anche se poggia le sue radici nei canti di lavoro degli schiavi afroamericani dell’Ottocento, nella cultura africana e nei canti spiritual delle chiese protestanti. Le varie influenze si mescolarono e nei primi anni del Novecento presero forma, anche grazie alle varie migrazioni, stili e sonorità differenti, dovute anche a strumenti nuovi come il sassofono (brevettato a Parigi alla metà del Diciannovesimo ed esportato in America anche grazie alle bande militari). Si passa da sonorità propriamente d’insieme ai grandi solisti, primo tra tutti Louis Armstrong. E da quei ruggenti anni venti si diramano tanti e tanti artisti, tutti con motivazioni e timbri differenti.

Da dove iniziare?
Non esiste un modo corretto di approcciarsi a questo genere, perché troppo ampio e personale. Il consiglio è quello di ascoltare inizialmente i maggiori rappresentanti del genere: Louis Armstrong, Charlie Parker, Duke Ellington, Ella Fitzgerald, Miles Davis, Herbie Hancock e così via. Da lì individuare stili e sonorità affini al vostro gusto per poi approfondire e perdersi in un sottobosco florido ed estremamente affascinante.

Quindi il suggerimento di una semplice estimatrice è quello di mettere da parte le parole e le frasi apparentemente complesse, di rimuovere le cinture di sicurezza, e di lasciarsi trasportare dai colori e dalle sonorità di un genere così vivo. Lasciarsi portare con mano tra virtuosismi e sperimentazione, in un viaggio alla scoperta della vera creatività di cui siamo capaci noi esseri umani.