Convinti che le impronte digitali siano uguali? Sbagliato. E c’è qualcosa di ancora più importante

Ammetto che scrivere questo articolo non è stato facile. Ci sono troppe cose che ho voluto esprimere e il timore di mettere tanta carne al fuoco era tanta. Ma ci ho provato. La prima parte parla di una ricerca tutta nuova, pubblicata con il nome Unveiling intra-person fingerprint similarity via deep contrastive learning, che dimostrerebbe che le impronte digitali della stessa persona non sono identiche; la seconda parte invece parla delle conseguenze indirette della scoperta sulla comunità scientifica e non.

Tanti dubbi sul fatto che le impronte digitali siano uguali, ma la ricerca è “open source”

Durante i diversi lockdown dovuti al Covid-19, una conversazione casuale con un professore ha ispirato lo studente Gabe Guo a dedicarsi a uno studio rivoluzionario. Ora studente senior nel dipartimento di informatica della Columbia University, ha guidato un team in una ricerca davvero interessante, che mette in discussione l’assunto che ogni impronta digitale sia unica.

Affrontando molteplici rifiuti da parte di riviste scientifiche e iniziale resistenza dalla comunità forense, il team ha perseverato, migliorando costantemente lo studio.

L’aspetto fondamentale di questa ricerca è l’utilizzo di un modello di intelligenza artificiale, noto come rete contrastiva profonda (qui maggiori dettagli https://www.mql5.com/it/articles/1103), per analizzare le impronte digitali. Questo tipo di modello è comunemente impiegato in ambiti come il riconoscimento facciale e si basa su algoritmi avanzati per differenziare e riconoscere le caratteristiche uniche in immagini o modelli.

Nello studio, il team ha analizzato un ampio database governativo degli Stati Uniti contenente 60.000 impronte digitali. L’obiettivo era verificare se ogni impronta digitale è veramente unica, come comunemente si crede (tutt’altro che credenza, fino ad ora almeno) nel campo della scienza forense.

I risultati ottenuti dal sistema AI sono stati sorprendenti: è stato scoperto che le impronte digitali provenienti da dita diverse della stessa persona possono avere forti somiglianze tra loro. In termini più tecnici, ciò significa che alcuni modelli e caratteristiche delle impronte (come i disegni formati dalle creste e dalle scanalature sulla pelle) possono essere simili anche tra dita diverse dello stesso individuo. L’accuratezza del 77% nel distinguere se le impronte appartenevano alla stessa persona suggerisce che esiste una significativa somiglianza tra le impronte di dita diverse di una stessa persona, al punto che il sistema AI era in grado di identificare correttamente queste correlazioni nella maggior parte dei casi.

mano che imprime impronta digitale su uno schermo trasparente e idea di intelligenza artificiale intorno

Ora passiamo alla parte meno tecnica ma altrettanto interessante di questa notizia.

L’idea di base, che impronte diverse della stessa persona condividano somiglianze, non è completamente nuova. Tuttavia, questa è la prima volta che un sistema automatizzato ha quantificato e utilizzato tali somiglianze per abbinare impronte di dita diverse. Questo approccio sfida la tradizionale enfasi sulle “minutiae“, ovvero i punti di ramificazione e terminazione nelle creste delle impronte, che sono stati i marcatori tradizionali per l’identificazione delle impronte digitali.

Nonostante l’interesse e la validità del paper, alcuni esperti nel campo della criminologia e della scienza forense, come Simon Cole della University of California, ritengono che l’utilità pratica dello studio sia sovrastimata. Secondo loro, la premessa che nessuna impronta digitale sia “esattamente uguale” ad un’altra non è invalidata dal fatto che le impronte possano essere simili.

Il team di ricerca, consapevole dell’importanza e della portata dello studio, ha reso pubblico il codice AI utilizzato, permettendo ad altri di verificarne i risultati.

Questa è una cosa che non va sottovalutata. Io penso questo: la ricerca e la scienza non devono essere chiuse e i risultati sempre messi in discussione. Dopotutto, è attraverso il dubbio e la ricerca che si progredisce, no?

La rilevanza di questa ricerca, però, va oltre la semplice forense. Guo sottolinea come questo studio dimostri il potere dell’AI nell’identificare automaticamente caratteristiche rilevanti e nel rivelare aspetti che, pur essendo sotto i nostri occhi, non erano stati precedentemente notati. Questo segna l’inizio di una nuova era nella quale l’intelligenza artificiale può svelare scoperte nascoste nella quotidianità, come la similitudine tra le impronte digitali di dita diverse della stessa persona.

Vorrei infine lasciarvi con un dilemma: la questione su come la nostra comprensione della “verità” possa essere sfidata e ampliata tramite l’uso dell’innovazione tecnologica.

Gianluca Cobucci

La sua vita è cambiata quando ha letto una frase di William Edwards Deming: "Senza dati sei solo un'altra persona con un'opinione". Da quel momento ha iniziato a leggere e approfondire perché ha fame di conoscenza. Sa a memoria "Il Silmarillion" e cerca di diventare uno Jedi.
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