Il quinto principio è un libriccino di modesta entità in formato di diario.
Nonostante abbia ogni forma e convenzione della autobiografia, l’autore declina ogni corrispondenza fra sè stesso e il protagonista.
A parte questo elemento di colore, il quinto principio è la storia della vita di un bambino disturbato. Figlio disgraziato di una famiglia disfunzionale e problematica, egli parla della sua storia personale, psicologica e di vita.
Dopo essere stato sottoposto ai peggiori abusi psicologici da parte dei genitori, entrambi con gravi problemi anche se di natura diversa, il bambino cresce con l’unico fine inconsapevole della sopravvivenza emozionale, in una forma necessariamente deforme e deviata.
Oltre ad un atteggiamento sociale completamente evitante il frutto del sunto di un esperienza distruttiva sono i 4 principi, di cui il più devastante, primario e definitivo è il primo: “Tutto ciò che dico e faccio è sbagliato”.
Da esso deriva una serie di comportamenti, atteggiamenti ed un approccio generale alla vita totalmente isolante in tutti i campi: la socialità, la scuola, il lavoro.
Il quinto principio parla di una infanzia traumatica
Il libro passa poi a descrivere dettagliatamente le due figure fondamentali per la vicenda, quelle che sono un classico della psicologia per influenza sul bambino e che in questo caso sono proprio il nocciolo del problema: i genitori.
Una madre narcisista che vede i figli come un peso, ed un padre votato alla nebulosa inconsapevolezza ed all assopimento come mezzo di felicità. I due profili psicologici sono molto ben tratteggiati e passano rispettivamente dalla descrizione dello stile di vita, alle motivazioni di esso, alle emozioni sottostanti, al profilo psicologico. Colpisce come l’esposizione in questa fase sia di una cristallina chiarezza nonostante la complessità e la molteplicità delle tematiche trattate.
Si parla, successivamente, del lungo processo di metabolizzazione di tale passato traumatico attraverso l’adolescenza e l’età adulta, senza però soffermarcisi particolarmente a lungo.
Infine un intero capitolo è dedicato al quinto principio. Alla sua emersione, alla sua “digestione” ed alla sua cristallina chiarezza. A come fosse funzionale ad un percorso ed a come fosse una radicale ricusazione di un passato, non passando necessariamente da una totale sovversione violenta, reattiva ed indiretta.
Il quinto principio parla dell’uscita da un tunnel della mente
Generalmente leggibile e veloce, senza particolari difficoltà e con un lessico poco elaborato, a tratti il quinto principio diventa di difficile comprensione nelle metafore utilizzate per rappresentare l inconscio del bambino ed i processi che lo guidano. Un campo però nel quale è comprensibile vi siano difficoltà di esposizione e di interpretazione vista la complessità dell argomento stesso. Apre una interessante finestra sulla pesante influenza delle nostre origini sul nostro approccio al mondo e su ripercussioni emotive e psicologiche che possono estendersi nell’arco di interi decenni di vita.
Il quinto principio è un libro di nicchia: generalmente consigliabile, a patto che sia chiaro dal principio al potenziale fruitore il tipo di argomento del libro. Infatti, nonostante la forma più leggibile resta comunque un prodotto editoriale separato dai romanzi tradizionali e potrebbe suscitare poco interesse ad un lettore casuale.