Love, Death & Robots, la fortunata serie sci–fi creata da Tim Miller, è da pochi giorni tornata su Netflix con una seconda stagione, che ha fatto parecchio discutere. Il pubblico ci è andato pesante con le critiche, e le enormi aspettative dei fan non sembrano essere state per nulla soddisfatte. Ma è davvero così terribile quanto sembra? Noi vi lasciamo una recensione dettagliata di tutti gli 8 episodi!
Attenzione: questo articolo contiene spoiler!
Panoramica generale
la prima stagione di Love, Death & Robots aveva riscosso ottime recensioni da parte del pubblico e della critica, ed era stata soprattutto elogiata per la struttura innovativa e per il carattere brillante degli episodi. Era un prodotto nuovo, fresco e vincente, una scarica rapidissima di corti fantascientifici diversissimi tra loro come stili e come tematiche, ma tutti uniti da una sorta di filo conduttore che si poteva riassumere nelle tre parole del titolo: amore, morte e robot.
Cominciamo subito col dire che se nella prima stagione si era preferito dare spazio all’impatto visivo e grafico degli episodi, senza risparmiarsi scene di nudo e gore a volontà, la seconda stagione è molto più incentrata sull’importanza della trama. Ci sono capitoli con una cinematografia impressionante, ma l’effetto wow della prima stagione va un po’ perdendosi a favore di una maggiore attenzione alla storia in sé per sé.
Un’altra differenza sta nella lunghezza: la seconda stagione è composta solo da 8 episodi della durata massima di 15 minuti. L’avversione generale della critica e del pubblico verso i corti è storia vecchia, ma la verità è che il sistema funziona. E funziona bene. Condensare un’intera storia in una manciata di minuti e dare una prova di magistrale abilità nel saper utilizzare una CGI superba (tutti gli episodi sono animati egregiamente, e il design è sempre impeccabile) adattandola alla tematica e al tono della storia che si vuole raccontare non è da tutti, ma in Love, Death & Robots è riuscito alla perfezione.
Episodio 1-Love, Death + Robots: Servizio Clienti Automatico
Cliché: le macchine si ribellano. Innovazione: il servizio clienti complotta contro gli umani (beh, innovazione per modo di dire. Avete mai visto un servizio clienti davvero amichevole?). Ambientazione: una sorta di residence per anziani dove i simpatici vecchietti vengono serviti e riveriti da un esercito di robot tuttofare, a metà tra un HAL 9000 e un Roomba incarognito. I protagonisti dell’episodio sono un’arzilla signora, il barboncino con le zampine più carine della storia dell’animazione e il vecchietto della porta accanto con una camicia hawaiiana così bella che alza il voto generale dell’episodio da mediocre a piacevole. Si parte alla grande con un episodio divertente, leggero e simpatico.
Episodio 2: Ghiaccio
Le animazioni sono quelle di Zima Blue, la storia è completamente diversa. Due fratelli adolescenti dai nomi completamente improbabili si trovano a vivere su un pianeta completamente ghiacciato, e mentre il maggiore rifiuta di adattarsi al resto dei coetanei, Fletcher (…già) sperimenta le mod con le quali gli altri ragazzi acquisiscono abilità e poteri straordinari. Una delle prove di coraggio più popolari sul pianeta è quella di andare a vedere le balene del ghiaccio, e lì Sedgewick (l’altro fratello…già) dovrà dimostrare il suo valore. Non farete in tempo a chiedervi cosa diavolo prendano gli adolescenti sul posto per essere sempre così in hype che arriverà di colpo la scena finale, quella che vi farà dire: Ooooh. Animazione accattivante, uno degli episodi migliori.
Episodio 3: Pop Squad
L’episodio è un lungo omaggio a Blade Runner, una sorta di noir fantascientifico ambientato in un mondo dove l’umanità ha scoperto il segreto dell’immortalità, ma la sovrappopolazione minaccia la disponibilità di risorse sul pianeta (o meglio: minaccia lo stile di vita dei ricchi). La soluzione è quella di impedire alle persone di fare figli, e uccidere i bambini. Brutale ed efficace. Come il protagonista della storia, che si occupa di trovare ed eliminare la gente che rinuncia all’immortalità pur di avere un figlio. Ma dovrà fare i conti con i suoi sentimenti, e soprattutto, con i suoi sensi di colpa. Tema molto attuale, difficile da approfondire in 15 minuti, ma esce fuori un episodio niente male.
Episodio 4-Love, Death + Robots: Snow nel Deserto
A nessuno piace essere immortale, in questa stagione di Love, Death & Robots. In questa storia, la questione della vita eterna viene affrontata dal punto di vista di un essere umano che possiede un particolare genoma in grado di rigenerare quasi istantaneamente le sue cellule e i suoi tessuti. Questo spinge il protagonista a condurre un’esistenza solitaria e infinitamente distaccata dalle altre creature, fino a che non troverà l’unico essere in grado di capirlo sul serio.
Molto bella l’ambientazione in pieno stile space opera, chiaramente ispirata alla saga di Star Wars.
Episodio 5: L’Erba Alta
Questo episodio è uno dei più interessanti, soprattutto perché di fantascientifico non c’è praticamente nulla. Il protagonista (che somiglia in modo sospetto a Lovecraft) è in viaggio su un treno a vapore, che si ferma improvvisamente in mezzo ad un campo dove cresce un’erba altissima e fittissima, illuminata solo dalla pallida luce lunare che riflette strani bagliori azzurrini. Il capotreno raccomanda al quasi-Lovecraft di non allontanarsi, e questo ovviamente si inoltra nell’erba. Lascio a voi scoprire cosa si cela nascosto sotto la terra umida. Episodio horror con risvolti più weird che fantascientifici, ma l’elemento più malvagio di tutti è sicuramente il capotreno. Animazione molto interessante.
Episodio 6: Era la Notte Prima di Natale
“Perché quando arriva Babbo Natale dobbiamo starcene chiusi in camera a dormire?” L’episodio risponde in modo poetico e assolutamente non inquietante a questa simpatica domanda. Uno degli episodi migliori, sia per l’omaggio ad Alien, sia per la genialità della situazione. Buffo ed istruttivo, soprattutto per i pargoli che devono capire l’importanza di essere buoni durante le festività natalizie.
Episodio 7: Cabina di Sopravvivenza
Una delle regole fondamentali di ogni opera sci-fi è questa: deve esserci il momento cialtrone. E questo episodio è proprio quel momento. Michael B. Jordan renderizzato in CGI si ritrova ad affrontare un robot impazzito in un’ambientazione spaziale claustrofobica. Violenza, sangue e laser, praticamente un qualsiasi capitolo di Terminator. Funziona bene, non dice niente di profondo né di poetico, ma funziona, perché la violenza piace sempre. Dovrete necessariamente guardarlo al buio e con la luminosità sparata al massimo, perché è veramente troppo scuro. Non ditemi che non vi avevo avvertiti.
Episodio 8-Love, Death + Robots: il Gigante Affogato
Tempo di riprendervi dalla cialtronata, e arriva l’episodio conclusivo della stagione, che è anche il più bello. La trama è piuttosto semplice: un gigante completamente nudo, morto, viene ritrovato su una spiaggia della costa inglese. Mentre i locali si accalcano incuriositi, uno scienziato viene incaricato di osservare i mutamenti di quell’enorme corpo. Il protagonista compone una lunga e malinconica elegia per il gigante, che celebra la sua “non vita” e analizza lo scorrere del corpo e le sue conseguenze: il decadimento, la decomposizione, la dissoluzione. Episodio malinconico e dolce, l’ideale per chiudere in bellezza.
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