Pubblicato il 22 agosto sul canale youtube ufficiale di Nowness, il nuovo cortometraggio firmato Stella McCartney e Tête-à-Tête studio ha un scopo: offrire una visione inedita di David Lynch dietro l’obiettivo, attraverso un monologo che verte sulla sua concezione di fare cinema e sulla meditazione trascendentale, di cui è promotore.
Nel 2005 infatti fonda la David Lynch Foundation, che si occupa di accompagnare bambini e adulti nel percorso di educazione alla meditazione trascendentale, in maniera totalmente gratuita. Lo scopo principale del progetto, rivolto soprattutto alle classi a rischio come i militari affetti da disturbo post traumatico da stress, le vittime di violenze pregresse o i detenuti, è quello di salvaguardare la salute mentale di quest’ultimi, in base alle evidenze scientifiche che provano un netto miglioramento nei soggetti che praticano questo tipo di meditazione. Di questa ci sarà tempo e modo di parlarne in altri articoli, forse.
LA TRADUZIONE DEL MONOLOGO DI DAVID LYNCH
Il cortometraggio, la cui durata si aggira intorno ai dieci minuti, è disponibile al momento solo in lingua inglese. Di seguito la traduzione del monologo, che io stessa ho provveduto a redigere.
” Su il sipario.
Il cinema è un linguaggio, può dire delle cose, cose astratte e grandi, e mi piace proprio questo. Alcune persone sono dei poeti, hanno un bel modo di dire le cose attraverso le parole; ma il cinema è esso stesso un linguaggio, che ti permette di esprimere un sentimento o un pensiero che non può essere espresso tramite nessun altro linguaggio.
E’ un mezzo magico.
Per me è meraviglioso pensare a queste immagini e a questi suoni che scorrono insieme a tempo e in sequenza, creando qualcosa che può essere fatto solo attraverso il cinema.
E’ così magico, non so dire il perchè: quando entri in sala e le luci si spengono, c’è molto silenzio e il sipario comincia ad aprirsi, tu entri in un mondo.
Sebbene le immagini di un film siano sempre le stesse, nello stesso numero, nella stessa sequenza e con gli stessi suoni, ogni proiezione è diversa. C’è un cerchio, che parte dal pubblico, va verso il film e si richiude su sè stesso. Ogni persona sta guardando, sta pensando, provando sentimenti e venendone a capo attraverso il suo personale punto di vista.
Mi piace quando una storia abbraccia l’astrazione, e questo è ciò che il cinema riesce a fare.
Io ero un pittore. Dipingevo, e ho frequentato una scuola d’arte. Non avevo interesse per i film. Un giorno ero seduto in una grande aula studio, e avevo davanti un dipinto non ancora ultimato di un giardino notturno: c’era molto nero, e dall’oscurità emergevano delle piante verdi. Improvvisamente queste piante iniziarono a muoversi, e sentii un venticello. Dissi tra me e me: “oh, fantastico!”, e così pensai che i film potessero essere il modo in cui permettere ai dipinti di muoversi.
Un’idea è un pensiero che abbraccia più di quanto tu pensi quando ti arriva, ma dal primo momento è come se ci fosse una scintilla. Il desiderio di un’idea è come un esca. Tu cali un amo e aspetti: il desiderio è l’esca che spinge quei pesci ad abboccare, come le idee. I pesci piccoli nuotano in superficie, ma quelli grandi sono più in profondità: più riesci ad ingrandire il contenitore dove metti i tuoi pesci, ovvero la tua consapevolezza, più grande è il pesce che puoi pescare.
Quando ho iniziato a meditare ero pieno di ansie e paure, provavo un senso di depressione e rabbia. Rabbia, depressione e sofferenza sono una cosa fantastica in una storia, ma sono come veleno per il regista o l’artista. Devi avere lucidità per creare, devi essere in grado di afferrare le idee.
La vita è piena di astrazione, e il nostro unico modo per giocarcela è attraverso l’intuizione. L’intuizione è vedere la soluzione, è emozione ed intelletto che vanno a braccetto. Personalmente credo che l’intuizione possa essere raffinata e estesa attraverso la meditazione, immergendosi in sè stessi. C’è un’oceano di conoscenza dentro ciascuno di noi, un’oceano di soluzioni. Quando ti immergi in quell’oceano rianimi quella conoscenza, che cresce, ed il risultato finale di questa crescita di conoscenza si chiama illuminazione, e rappresenta il massimo potenziale di cui disponiamo.
Ci sono veramente molte cose oscure, che scorrono in questo mondo adesso, e la maggior parte dei film riflette il mondo nel quale viviamo. Nelle storie, negli universi in cui entriamo, regna la sua sofferenza, la confusione, l’oscurità, la tensione e la rabbia. Ma il regista non ha bisogno di soffrire per mostrare sofferenza.
La negatività è come l’oscurità: se accendi la luce e va via.
Siamo come lampadine, se la beatitudine inizia a crescere in te è come una luce, e godi di quella luce. Se tu la rendi più luminosa, ne godi ancora di più, e quella luce si estende sempre più lontano. Forse l’illuminazione è lontana, ma ti dice che quando cammini verso di essa, ad ogni passo essa diventa più luminosa. Ogni giorno per me è sempre migliore, e credo che vivere l’unità possa portare la pace nel mondo. Perciò dico: Pace a tutti voi.”
Fine
Vi lascio con le parole del Maestro, al cospetto del quale i miei sproloqui sono inutili e sempre di parte. Vi ricordo di passare, se vi va, dai miei social, per non perdere neanche un articolo ed avere la possibilità di contattarmi per domande, consigli e suggerimenti di ogni tipo.
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