AlphaGo, un pezzo di storia dell’Intelligenza Artificiale

Un documentario Netflix ci spiega la IA

Oggi vorrei parlarvi di un argomento molto vicino alla nostra attualità, ossia quello dell’intelligenza artificiale. Questa è basata sulla riproduzione dell’intelletto umano e delle sue capacità attraverso processi informatici molto avanzati. Le intelligenze artificiali sono diventate sempre più pervasive nella quotidianità e con l’avanzare del tempo saranno certamente necessarie: basti pensare alle tante applicazioni nella finanza, nella gestione del crimine, nell’analisi di dati ma anche nel migliorare le proprie esperienze di gioco nel videogame del momento.alphago intelligenza artificiale

Un grande balzo avanti è stato fatto anche grazie ad un gruppo di ricercatori della britannica DeepMind, finanziata da Google, che hanno sviluppato una rete neurale, Alpha Go è capace di giocare l’antico gioco del Go in maniera sorprendente. Tale gioco è estremamente complesso: due giocatori collocano alternativamente delle pedine (dette pietre) nere e bianche sulle intersezioni vuote di una “scacchiera” (detta goban) dotata di una griglia 19 × 19. Lo scopo del gioco è il controllo di una zona del goban maggiore di quella controllata dall’avversario; a questo scopo i giocatori cercano di disporre le proprie pietre in modo che non possano essere catturate, ritagliandosi allo stesso tempo dei territori che l’avversario non può invadere senza essere catturato. Il numero di possibilità che si possono calcolare durante una partita è talmente grande, tanto da essere quasi impossibile da considerare. Infatti il numero di possibili configurazioni sulla scacchiera di go, è nell’ordine di 10 alla 170 (per fare un confronto, il numero di atomi nell’universo osservabile è stimato a 10 alla 80) e ad ogni mossa si apre un ramo di ben 200 possibilità (a differenza degli scacchi in cui ve ne sono “solo” 35).

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Strutture di un’intelligenza artificiale?

Questa scoperta è raccontata nel documentario Netflix AlphaGo del 2017, il quale analizza sia il processo che ha portato alla nascita e allo sviluppo di questa rete neurale, ma anche dei suoi maggior successi. Infatti nel 2016, il gruppo di ricerca ha voluto mettere alla prova la propria creazione, sfidando il campione mondiale di Go, Lee Sedol. AlphaGo avrà la meglio su di lui, ed il modo in cui ha agito è ancora più sorprendente. Nel processo che è alla base di questo software, il machine learning, si trova il fulcro dell’innovazione; infatti grazie ad un vero e proprio processo di apprendimento basato sull’esperienza, il software ha sviluppato comportamenti autonomi, molto simili a quelli umani. Essa ha imparato, proprio come un bambino, a prendere decisioni quasi creative, superando in capacità i suoi stessi programmatori. Questo avvenimento è stato certamente uno dei più significativi per l’intelligenza artificiale e l’informatica, paragonabile alla partita a scacchi tra il campione del mondo Kasparov e DeepBlue.

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L’AlphaGo in azione sul “povero” campione mondiale

Il documentario è fortemente consigliato, perché riesce a far percepire allo spettatore tutto il pathos dietro a quell’evento: dalla gioia dei programmatori, la tensione degli spettatori, la lotta interiore di Sedol che si vede messo in discussione da un computer, fino ad allora schernito e sottovalutato. Inoltre la visione è molto utile per chi voglia approcciarsi al tema delle reti neurali e delle loro potenzialità. Infatti il processo di sviluppo è descritto in maniera chiara e dettagliata. Certamente questa situazione ci lascia pensare a quanto possiamo imparare e apprendere anche da delle nostre creazioni.

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Grazia Margarella

Studio Informatica presso l'Università degli Studi di Salerno e condivido le mie passioni per la scienza, il cinema, i libri e la cultura nerd grazie ai ragazzi de Il Bosone. Il mio motto è: Ad astra per aspera, exploro semper. Stay tuned ⚛️
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