Dipendenza da Internet: tra patologie e difficoltà psicologiche

La tecnologia digitale è sempre più diffusa, e in gran parte si può dire quanto questa sia una fortuna: la digitalizzazione migliora in molti casi la qualità della vita e i dispositivi, usati con moderazione, possono addirittura migliorare le capacità cognitive di chi li adopera o aiutare a risolvere alcune problematiche – basti pensare ai numerosi studi riguardanti i benefici dei videogames. Ma non tutto è oro quel che luccica: nonostante non ci sia consistenza in chi sostiene che i videogiochi ed altri dispositivi elettronici possano creare dipendenza, vi sono ormai delle patologie riconosciute ufficialmente.

Dipendenza da Internet

Partiamo proprio dalle conseguenze psicologiche da dipendenza da internet, definendo chi ne soffre come una persona che mette in atto comportamenti ossessivi legati all’utilizzo della rete. Ad oggi quando si parla di IAD (Internet Addiction Disorder), si definisce in realtà un sintomo psicologico che può essere parte di una psicopatologia e che è indissolubilmente legato alla dipendenza da computer o da smartphone. Queste dipendenze infatti vanno di pari passo dal momento che senza un simile dispositivo non è possibile accedere al web.

Quando si parla di IAD bisogna distinguere varie tipologie di dipendenza, dal momento che internet può essere utilizzato in molti modi, a partire dalla dipendenza da videogiochi sopracitata. Di norma questa particolare dipendenza si ha con giochi multiplayer, soprattutto MMORPG (Mass Multiplayer Online Role Playing Games), ed è stata diagnosticata solitamente soltanto in casi di persone che abbiano mostrato una perdita di interesse nella propria vita reale e segni di irritabilità ed irrequietezza quando non avevano la possibilità di stare connessi.

Dipendenze ciber-interpersonali

Si parla sempre di IAD quando si definisce la presenza di una dipendenza da relazioni interpersonali tramite web.

Da una parte si ha quella che viene chiamata dipendenza ciber-relazionale, che vede la persona dipendente da relazioni online trascurare i suoi affetti più vicini. E’ una patologia riconosciuta ma a mio parere controversa, dal momento che se una persona si rifugia nei suoi rapporti online il problema è più probabilmente da ricercare nelle sue relazioni “fisiche” e nel motivo per cui le rifugge, piuttosto che nell’uso dei dispositivi: in fondo anche online sta comunicando con persone reali.

A questa però si affianca la dipendenza cibersessuale: non molto diversa da una normale dipendenza sessuale se non per il fatto che la compulsione viene messa in atto attraverso materiale pornografico online, chat erotiche e simili mezzi.

Azzardo online e shopping compulsivo

Ovviamente l’uso compulsivo di internet non poteva non essere associato al gioco d’azzardo, dal momento che moltissimi casino virtuali spopolano sul web. Ovviamente non si può differenziare particolarmente questa patologia da una normale dipendenza da gioco d’azzardo, che sappiamo essere un serio problema al giorno d’oggi. Quello che cambia è il tipo di azzardo, dal momento che con nuovi media si possono creare nuovi modi di spillare denaro a chi vuole spenderlo: un esempio calzante è quello di loot box e simili microtransazioni nei videogames, che portano l’utente a spendere denaro in qualcosa che a volte, al gioco d’azzardo, ci somiglia molto.

Ma anche se non volessimo definire certi tipi di acquisto affini al gioco d’azzardo, non si può negare come il web, con la facilità nell’acquisto di quasi qualsiasi cosa, faciliti lo sviluppo di shopping compulsivo. Quando si può acquistare tutto con un click è così facile spendere il proprio denaro, tanto da dover prestare extra attenzione se dove si spende il proprio denaro quando si naviga sul web – e non solo per evitare le truffe che sono piuttosto frequenti, ma anche perchè a volte si potrebbe non rendersi conto di quanto denaro stiamo sperperando.

Sovraccarico cognitivo

Siamo sempre nel campo della IAD quando parliamo di coloro che passano eccessivo tempo a ricercare informazioni sul web, ossessionati dalla riorganizzazione delle informazioni così ottenute. Questa problematica però non è sola dal momento che vi è in un certo senso il suo contrario in agguato: quello che viene chiamato “effetto google”.

Si parla di effetto google quando si definisce un impoverimento delle funzionalità mnemoniche dovuto al fatto che potendo ricercare facilmente sul web qualsiasi informazione non si trova necessario memorizzarle. L’impoverimento delle capacità cognitive, in fondo, è plausibile nei soggetti più giovani che utilizzino eccessivamente dispositivi elettronici, motivo per cui resta sempre valido il consiglio di non eccedere nel dare accesso a una certa tecnologia ai bambini.

Narcisismo digitale e nomofobia

Non è una vera e propria patologia e può essere sempre legato in un certo senso alla IAD, ma si parla di narcisismo digitale quando si ha una persona che tende a parlare sul web di ogni aspetto di se, fino ad arrivare a cercare l’attenzione altrui condividendo i propri momenti più intimi, senza riguardo per sé stessa. Queste persone possono anche sviluppare sentimenti negativi laddove i propri interventi social non raggiungano un adeguato numero di interazioni dal pubblico che hanno: questo non va confuso però con chi utilizza i social come fonte di reddito come può accadere per un influencer, che condivide post per attirare l’attenzione non fine a sé stessa ma a scopo di guadagno economico.

Molti soggetti di questo tipo potrebbero inoltre incorre in una fobia che nasce proprio con la tecnologia che ci tiene così fortemente connessi alla rete. La Nomofobia è infatti il terrore irrazionale di rimanere privi di una connessione internet o di non poter utilizzare il proprio cellulare (nomo è infatti un abbreviazione di no-mobile).

Disturbi del sonno e molto altro

Si potrebbe discutere ampiamente di come i dispositivi digitali influenzino il sonno dal momento che sembra che le luci blu emesse dagli schermi, oltre che avere conseguenze sul sistema visivo, possano influenzare il ciclo circadiano di chi è troppo esposto ad esse. In questo caso però si esce dal campo dei problemi squisitamente psicologici – e dunque non tratterò di questi disturbi adesso.

Ad ogni modo, una costante si nota in tutti i problemi legati alla tecnologia digitale: l’eccesso. La tecnologia non è pericolosa in sè, non più di quanto lo sia una slot machine – è l’uso che se ne fa che è importante. E come accade per la maggior parte delle dipendenze, comprese quelle dalla droga, quando si eccede nell’uso di qualcosa pur sapendo di andare incontro a dei rischi, il problema è forse da ricercarsi in altri ambiti della vita, dal momento che forse si sta solo fuggendo da qualcos’altro.

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