Perché The Last Of Us 2 è la rappresentazione LGBTQIA+ di cui avevamo bisogno

Delle polemiche intorno al nuovo titolo di Naughty Dog, The Last of Us 2, si è parlato a lungo negli ultimi giorni. Sono fioccate le accuse di politicamente corretto e gli insulti diretti agli sviluppatori, rei di aver “costretto i fan a giocare nei panni di una protagonista lesbica“. Poco importa a questi detrattori che l’orientamento sessuale di Ellie fosse stato già esplicitato nel DLC Left Behind nel 2014: prima ancora che il sequel del fortunato survival post-apocalittico venisse rilasciato, sono fioccate le recensioni negative su Metacritic, un review bombing senza precedenti nella storia dei videogames.

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Ellie e Dina ballano insieme nella scena già mostrata in uno dei primissimi trailer del gioco.

D’altronde, purtroppo, c’è poco da stupirsi: ogni esempio di rappresentazione LGBTQIA+ nella pop culture è stato accolto negativamente da una frangia estremista dell’ambiente geek e qui siamo di fronte alla prima, vera protagonista apertamente omosessuale.

Certo, le saghe RPG della Bioware come Dragon Age e Mass Effect avevano già dato ai giocatori la possibilità di intessere relazioni omosessuali con alcuni NPC.

E sì, la Blizzard ha rilasciato fumetti ufficiali in cui Tracer e Soldier 76, due dei personaggi di punta di Overwatch, vengono mostrati con partner dello stesso sesso.

Tuttavia, si trattava sempre di scelte opzionali o, nel caso dell’FPS degli sviluppatori di Warcraft, di storie raccontate al di fuori del gioco.

Perfino in Life is Strange, l’avventura grafica di Square-Enix, la storia d’amore tra Max e Chloe era solamente accennata, tanto che ancora oggi in molti si ostinano a definirle “solo buone amiche”.

In The Last Of Us Parte 2, l’orientamento sessuale e l’identità di genere sono elementi importanti della trama, pur senza esserne il fulcro.

ATTENZIONE! Se non avete completato il gioco, vi avvisiamo che da qui in poi ci saranno pesantissimi spoiler!

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Il bacio tra Tracer e Emily nel fumetto ufficiale “Reflections”.

La struggente dolcezza di Ellie e Dina in The Last of Us 2

Non a caso, proprio all’inizio troviamo Ellie ai ferri corti con il gestore del saloon della cittadina fortificata di Jackson, a seguito di un insulto omofobo rivolto dall’uomo a lei e alla sua ragazza Dina, colpevoli di essersi baciate in pubblico.

“Non pensate ai bambini?” sbraita lui, quasi come se gli sceneggiatori avessero voluto anticipare, attraverso la sua figura del personaggio, le feroci critiche di quella frangia di haters che ora si scaglia contro il politicamente corretto.

La verità è che il modo in cui il gioco ci racconta l’amore tra Ellie e Dina è di un realismo struggente: il tema della gravidanza, che Dina inizialmente nasconde dopo la rottura con il suo ex Jesse e che è fondamentale nello sviluppo delle vicende che porteranno al primo scontro con Abby; i lancinanti dubbi di Ellie, divisa tra la voglia di una vita a fianco della persona che ama e dal suo desiderio di vendetta; le dolcissime scene di quotidianità alla fine delle vicende di Seattle, quando per qualche anno le due ragazze convivono in una fattoria con il piccolo JJ, e che ci mostrano a tutti gli effetti la prima famiglia arcobaleno mai vista in un videogame… Si tratta di elementi così ben costruiti e inseriti nel racconto, che non empatizzare con le sue protagoniste diventa praticamente impossibile.

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Ellie, Dina e JJ in una delle scene ambientate nella fattoria.

La rappresentazione transgender nel gioco

Ma attenzione, perché The Last Of Us 2 detiene un’altra, importante “prima volta”: nella storia parallela di Abby, infatti, è presentato un personaggio transessuale.

Mesi fa, i pesanti e molto discussi leak della trama lo avevano anticipato e alcuni fan avevano ipotizzato erroneamente che si trattasse proprio della co-protagonista/antagonista del gioco, data la sua muscolatura sviluppata e i tratti definiti “più mascolini”.

Una volta messe le mani sul gioco, invece, si scopre che le informazioni trapelate riguardavano Lev, il giovanissimo membro delle Iene, la banda rivale dei Lupi di cui fa parte Abby, con cui la ragazza si troverà a collaborare per sopravvivere.

Questa scelta di Naughty Dog è tanto particolare quanto meravigliosa, perché rappresenta una categoria che nella pop culture e nei media è sempre stata quasi del tutto invisibile: quella delle persone transgender FTM (female to male).

Ma non solo: il modo in cui ci viene narrata la storia di Lev è magistrale: lo conosciamo come un ragazzo apostata in fuga con la sorella.

A quel punto della storia, sappiamo che le Iene sono una specie di setta, ma non capiamo immediatamente quale genere di eresia i due ragazzini abbiano commesso per meritare addirittura l’impiccagione.

Solo più avanti, durante una missione di infiltrazione, Abby sente dei membri del culto rivolgersi a lui con il nome di Lily. Tuttavia, non fa domande.

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Lev e sullo sfondo, sua sorella Yara.

Sarà infine sua sorella a raccontarle (e raccontarci) che Lev si è rasato i capelli secondo la moda maschile in un atto di ribellione contro la madre, che voleva darlo in sposa a un vecchio del villaggio, come consuetudine per molte donne della tribù.

Ripudiato dalla famiglia e dalla sua gente, ha trovato comprensione solamente nella sorella, che decide di scappare via con lui e proteggerlo.

Purtroppo, la vicenda si concluderà in tragedia: in un disperato tentativo di ricongiungersi alla madre, Lev ruba una barca e torna sull’isola delle Iene.

Ma la donna, nel vederlo, cerca di ucciderlo. Noi lo troviamo accucciato in un angolo, a fianco al cadavere della madre, che è stato costretto a pugnalare per salvarsi la vita.

Pochi minuti dopo, perderà anche sua sorella, che morirà per mano dei Lupi durante la fuga, segnando definitivamente il cammino sia del fratello che di Abby.

La storia di Lev è, purtroppo, la versione post-apocalittica di quella di migliaia di ragazzi e ragazze transgender.

Il rifiuto della famiglia e della società, la violenza, sono elementi che si possono ritrovare in decine di racconti reali, di vicende che accadono quotidianamente nella nostra società.

E di nuovo, il modo in cui il gioco ci presenta queste tematiche è perfetto: nessuna didascalia, nessun tipo di spiegazione, solo i fatti nudi e crudi e una grande empatia generata in cui tiene in mano il joypad verso le sofferenze di altri esseri umani.

E’ incredibile come questo aspetto del titolo di Naughty Dog sia passato così in sordina rispetto all’omosessualità di Ellie, segno che buona parte dei detrattori omofobi il gioco non lo abbia nemmeno guardato su Youtube, se non a spizzichi e bocconi.

Forse è l’assenza della parola “transessuale” nei dialoghi, ma addirittura c’è chi non si è reso conto, almeno in Italia, del fatto che Lev sia un ragazzo FTM. Motivo in più per sottolineare l’importanza di questo genere di rappresentazione.

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Lev e Abby in una delle scene finali del gioco.

Per concludere, The Last Of Us Parte 2 è a tutti gli effetti, almeno in parte, quello che alcuni dei suoi detrattori temevano: un’autentica bandiera LGBTQIA+ e non solo perché tra i suoi protagonisti sono rappresentate ben tre delle lettere della sigla che indica il movimento per i diritti delle persone non cis-etero.

Soprattutto, è l’esempio perfetto di come scrivere una storia inclusiva: senza paura di dare il giusto spazio al tema della discriminazione, inserendolo però all’interno di una trama complessa e di genere totalmente diverso, in questo caso l’horror post-apocalittico.

Come si suol dire: GG, Naughty Dog.

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